Il consigliere economico del Presidente Medvedev, Arkady Dvorkovich (Foto: Ria Novosti)
La Russia sembra essersi unita alla Cina nell’offrire assistenza all’Unione europea per combattere la crisi del debito. La Federazione progetta di farlo attraverso il Fondo Monetario Internazionale, e anche, forse, attraverso alcuni accordi bilaterali con i Paesi dell’Ue, secondo la linea tracciata dall’Alto consigliere economico del Presidente Medvedev, Arkady Dvorkovich. L’entità dell’aiuto potrebbe raggiungere i 10 miliardi di dollari. Un importo davvero simbolico e neanche sufficiente alla sola Grecia, ma dovrebbe essere considerato più di un gesto politico.
Di questi tempi, infatti, anche la politica appare
importante. La recente volatilità dei mercati finanziari causata, in gran
parte, dai dubbi circa la stabilità delle finanze dei governi europei, ha
arrecato molti danni ai Paesi emergenti, Russia inclusa. Una minore propensione
al rischio e la fuga verso titoli più sicuri hanno quasi chiuso il mercato
finanziario russo per i nuovi mutuatari dagli inizi di agosto 2011 e solo ora
gli emittenti stanno tentando di riaprirlo. Analogamente, il rublo ha perso, in
un momento di forte preoccupazione, il 15% del suo valore e i tassi di
interesse nazionali sono aumentati del 150-200%. Il peggioramento delle
condizioni del mercato finanziario in Russia ha dimostrato quanto sia interconnesso
il Paese con il resto d’Europa e del mondo, così la volontà del governo russo
nel contribuire ad aiutare il Fondo di stabilità europeo rappresenta in realtà
la sua disponibilità nel contribuire a garantire la stabilità degli stessi mercati
finanziari russi.
Tuttavia, la cifra simbolica dimostra che la capacità
della Russia di fornire un tale aiuto è limitata principalmente per due motivi.
Il primo è che il governo russo,in contrasto con la Banca Centrale
russa, ha speso la maggior parte dei suoi risparmi in questi ultimi anni nel
tentativo di aiutare l’economia a uscire dalla crisi, così i suoi due fondi, il
Fondo di riserva e il Fondo di previdenza nazionale, dispongono solo di poco
più di 100 miliardi di dollari e le probabilità che il governo abbia nuovamente
bisogno di questi risparmi in caso di un nuovo crollo del prezzo del petrolio
sono piuttosto alte. L’altra ragione è che il governo chiaramente vuole rendere
sicuro qualsiasi finanziamento all’Europa, quindi farlo attraverso il Fondo monetario
internazionale sembra l’opzione migliore. E non è forse neanche casuale che il
direttore generale del Fondo, Christine Lagarde, sia attesa a Mosca per il 7
novembre 2011, per cui i dettagli esatti di questa operazione saranno
probabilmente stabiliti in questo incontro in cui emergeranno chiaramente tutti
gli interessi politici della Russia in Europa, dalla competizione per l’influenza
nella ex Unione Sovietica alle esportazioni di energia. Ma sembra che, a
differenza della Cina, la
Russia potrebbe astenersi dall’assumere una linea dura in
questo caso, preferendo mostrare un po’ di buona volontà.
Comunque, è ipotizzabile che la Russia svolgerà un ruolo
maggiore nel fornire finanziamenti al Fondo di salvataggio europeo se si
configurasse uno scenario migliore. Poco meno della metà delle riserve, 520
miliardi di dollari, della Banca centrale russa sono in euro. Quest’ultima
investe di solito le sue riserve in titoli ad alta liquidità e con un rating
AAA. Pertanto, sarebbe molto probabile che se apparissero delle obbligazioni
comuni europee, la Banca Centrale
russa ne acquisterebbe una sostanziosa quantità. Tuttavia, se le possibilità di
emissione di queste obbligazioni appaiono ora molto scarse, è invece molto
probabile che la partecipazione della Russia ai finanziamenti per la stabilizzazione
finanziaria europea sarà abbastanza contenuta e sarà limitata alle sole operazioni
correlate al Fondo Monetario internazionale o ad accordi bilaterali.
Alexei Moiseev è a capo del Dipartimento di analisi macroeconomiche presso Vtb Capital
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