Foto: Reuters
Le circostanze della morte di Gheddafi restano ancora da chiarire. In ogni caso, Muammar Gheddafi è morto, e la sua morte è stata ufficialmente confermata. Il Presidente russo Dmitri Medvedev ha definito la notizia della cattura dell’ex leader libico “un’ottima nuova”. Ancora più esplicito nel suo giudizio su quanto accaduto è stato il rappresentante speciale del Presidente per la Cooperazione con i Paesi africani, Michail Marghelov. “Questo tiranno, questo colonnello folle, bombardando la popolazione civile dagli aerei ha perso il diritto morale di chiamarsi leader del proprio Paese -, ha commentato Marghelov -. Che il suo cadavere venga mostrato o meno alle telecamere non ha alcuna importanza. Una cosa fondamentale è chiara: negli ultimi mesi Gheddafi ha lottato contro l’inevitabile. L’opinione concorde della comunità internazionale era che nella nuova Libia non ci sarebbe stato posto per Gheddafi”.
Assai scettico riguardo alle prospettive della nuova Libia è il direttore del Centro di analisi delle strategie e delle tecnologie (Cast) di Mosca Ruslan Pukhov. “La Libia ha pochissime chance di continuare a essere uno Stato unitario -, ha dichiarato Pukhov -. Il colonnello Gheddafi, nonostante il suo aspetto stravagante e lo strano modo di comportarsi nella vita privata, è stato in grado di consolidare intorno alla propria figura un’alleanza di tribù del tutto efficiente, che ora invece si è disgregata”.
Il Consiglio nazionale di transizione, secondo Pukhov, non sarà in grado di mantenere il potere in Libia ancora per molto. “L’unica cosa che ha tenuto insieme questa strana congerie di ex-sostenitori del Rais, di fondamentalisti islamici e di delinquenti era la figura di un nemico comune, Muammar Gheddafi – ha aggiunto Pukhov -. Adesso i delinquenti torneranno ai margini della società, gli ex-gheddafisti verranno allontanati dal potere e probabilmente saranno tutti impiccati, e al governo andranno degli islamisti direttamente legati ad Al Qaeda”.
Simile è anche il punto di vista di un esperto dell’Istituto del Vicino Oriente, Sergej Sereghichev: “L’uccisione di Gheddafi segna la fine della Libia unita. Solo lui è stato in grado di tenere assieme la Cirenaica, la Tripolitania e il Fezzan. Il Cnt è un covo di vipere, non riusciranno a conservare il potere senza l’appoggio dell’Occidente”.
Ma questo appoggio, per l’appunto, potrebbe venir meno dopo la morte di Gheddafi. Per i governanti dei Paesi Nato diventerà estremamente difficile spiegare ai propri elettori perché inviano soldi e armi in Libia. Eppure Sereghichev è convinto che dovranno farlo. “Bisogna ricordare che non tutta la famiglia Gheddafi è stata eliminata - sottolinea l’esperto. Sono rimasti i suoi figli, i generali a lui fedeli, e soprattutto, sono rimasti i soldi di Gheddafi: nessuno li ha ancora ritrovati. Ora queste ricchezze serviranno a organizzare la guerra civile in Libia e, quasi sicuramente, anche una campagna di attacchi terroristici nei Paesi europei e negli Usa”.
Forse i terroristi libici non riusciranno ad arrivare fino in America, ma potranno facilmente colpire l’Europa occidentale, divisa dalla Libia solo da una stretta striscia di Mar Mediterraneo. Non mancheranno persone che vorranno “vendicare Gheddafi”, anche a costo della propria vita, soprattutto dopo che l’eroica fine del Colonnello è stata trasmessa in diretta. Provocando una rivoluzione in Libia che ha finito per rovesciare il regime di Muammar Gheddafi, i Paesi occidentali si sono creati con le loro stesse mani un Afghanistan in casa, un focolare di anarchia, di instabilità e di minacce terroristiche.
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