Foto: AFP/ Eastnews
Trovatosi tra la politica agricola delle
coltivazioni di cotone che ha portato alla desertificazione del mare d’Aral e
il crollo dell’Unione Sovietica, lo scienziato russo Nikolaj Aladin è stato
costretto a fare le sue ricerche sulla distruzione del mare segretamente, in
una sorta di clandestinità. Eppure, il suo lavoro ha avuto influenza su molti e
la parte Nord del mare ha ripreso a prosperare.
Nikolai Aladin si era avvicinato alla carcassa arrugginita
di una piccola nave sulla quale a prua si potevano ancora leggere le parole di
Otto Shmidt. Tutto intorno, l’ex fondo del mare d’Aral, che sembrava
distendersi fino all’orizzonte e fondersi senza soluzione di continuità con il
deserto circostante, si poteva percorrere a piedi.
La nave di ricerca, modello Yaroslavets, prende il nome da
un famoso scienziato ed esploratore russo, ironia della sorte, dell’Artico.
Quando ha terminato la sua ultima crociera nel 1996, finanziata da una
sovvenzione giapponese, era l’ultima nave in circolazione sul mare. “Mi sono imbarcato per 25 spedizioni su questa nave”, sottolinea
Aladin. Docente presso l’Istituto Zoologico dell’Accademia
Russa delle Scienze di San Pietroburgo, ha studiato il mare d’Aral più a lungo
di chiunque altro e può prendersi il merito indiretto per il recente
salvataggio della parte Nord, quella kazaka che ha trasformato l’Aral da
simbolo di una catastrofica gestione ambientale a un modello di risanamento.
Eppure la carriera di Aladin è stata tutt’altro che
facile: a eccezione dei brevi anni della Glasnost (politica di apertura, ndr) alla fine degli anni ‘80, Aladin -
corpulento, coda di cavallo, erudito e fortemente dogmatico - ha visto
sistematicamente ignorati la sua ricerca e i suoi consigli. Ha visto la prima volta - o meglio non ha visto - il mare d’Aral
nel 1978. Dopo aver difeso la sua tesi di dottorato presso l’Istituto Zoologico,
aveva bisogno di una vacanza e si recò ad Aralsk, il porto del Nord, per fare
immersioni.
Foto: Laif/Vostock-Photo; Reuters; AFP/ Eastnews; TASS
L’Aral, il quarto più grande lago interno del mondo, si
trova nella parte orientale del deserto del mar Caspio (Aral significa isola in
Kazakistan). È alimentato da due grandi fiumi dell’Asia Centrale che scorrono a
Ovest, Syr e Amu Darya, che portano l’acqua dei ghiacciai delle montagne Pamir,
al confine con l’Himalaya.
Fino al 1960, ha prodotto 50.000 tonnellate di pesce
all’anno. Ma negli anni ‘60, le autorità sovietiche hanno iniziato a deviare l’acqua
dei due fiumi per irrigare i campi di cotone per produrre le uniformi e la
polvere da sparo, sapendo che il mare sarebbe morto. “Quando sono arrivato ad Aralsk - ricorda Aladin -, il porto era
prosciugato e il mare era a più di 30 chilometri di distanza”. Una volta
raggiunto, ha scoperto che il suo grado di salinità era raddoppiato del 2% in
meno di due decenni, forse il più rapido aumento nella storia. Così ha preso dei
campioni e dei dati e ha deciso che avrebbe dedicato la sua vita a studiare
come la fauna si adegua ai cambiamenti.
Ma a San Pietroburgo, le sue proposte hanno trovato solo
risposte evasive. Mentre la decisione di sacrificare i pesci per il cotone non
era un segreto, le autorità hanno scoraggiato qualsiasi indagine sulle
terribili conseguenze ecologiche e sulla vita della popolazione locale. Filippo Micklin, ordinario di Geografia alla Western Michigan
University, diventato il massimo esperto occidentale sull’Aral, commenta,
sfogliando la letteratura sovietica scientifica dei primi anni '80: “Se si
cerca di trovare un qualche riferimento al fatto che il livello del mare era
diminuito così tanto, o che il grado di salinità era aumentato, si può notare
che non è mai stato possibile vedere un intero articolo dedicato al fenomeno
della desertificazione”.
In Russia, Aladin è stato costretto a studiare argomenti
simili nel mar Caspio e a chiedere al padre, un medico navale, il denaro per
finanziare le sue ricerche sull’Aral. Nei convegni scientifici gli è stato
talvolta permesso di leggere i documenti sulla sua ricerca, ma non di
pubblicarli. “È stato come fare qualcosa di clandestino”, dice.
Tutto questo è cambiato con l’avvento della politica di apertura
(Glasnost) di Mikhail Gorbaciov. La ricerca di Aladin è stata pubblicata e le
conseguenze della politica agricola del cotone sulla salute dei kazaki sulla
riva Nord e degli uzbeki su quella Sud sono state ampiamente descritte. L’Accademia
delle Scienze gli ha accordato il suo centro di ricerca, il laboratorio di idrobiologia
di acqua marina.
Ma mentre Mosca stava ancora studiando come rimediare al
disastro, l’Unione Sovietica si è dissolta e ciò che restava del mare d’Aral -
tre laghi - è stato diviso in due dal confine uzbeko-kazako. Le autorità
scientifiche russe sono diventate riluttanti a finanziare spedizioni nei loro
ex-possedimenti, in parte per rispetto delle sensibilità nazionali e in parte perché
erano a corto di denaro. “Studia il mar Caspio”, si è sentito dire Aladin.
Nel frattempo, i finanziatori occidentali chiedevano
perché avrebbero dovuto dare del denaro ai russi anziché agli scienziati
occidentali o kazaki e uzbeki. Così ufficialmente,
Aladin è tornato a studiare il mar Caspio. Suo padre è morto e lui ha finanziato
la sua ricerca sull’Aral portando con sé dei turisti nelle sue spedizioni e
cercando di ricavarne un profitto, con risultati discontinui. Nella sua ultima spedizione,
nonostante avesse portato con sé un pianista, uno scrittore di legal thriller e
tre studiosi che non avevano familiarità con l’Aral, ha dovuto ancora prendere
in prestito 300 dollari da uno di loro per pagare il biglietto del treno di
ritorno a casa per il figlio e il suo assistente.
Nel 1993 ha incoraggiato un governatore locale kazako a
costruire, con una manciata di bulldozer e poche competenze, una rozza diga che
è riuscita a mantenere l’acqua del Syr Darya nella parte settentrionale del
lago d’Aral. La salinità è scesa e alcuni pesci sono ritornati, ma la diga ha
esondato più volte quando l’acqua è aumentata di livello.
Alla fine la Banca Mondiale ha finanziato la costruzione
di una vera diga di cemento lunga otto miglia, ma tutto il lavoro è stato fatto
senza consultare Aladin. Nel 2005, la Banca ha completato la diga, che ha permesso
l’aumento del livello dell’acqua nel mare e il ripristino degli ecosistemi
delle zone umide. “Sei anni dopo, la biomassa di
pesce nella parte kazaka del mare è aumentata da 3.500 a 18.000 tonnellate”,
afferma il direttore della pesca locale Zaualkhan Yermakhanov. I pescatori
riescono a prendere 6.000 tonnellate all’anno, utilizzando solo rozze reti da
pesca. I villaggi della zona vantano nuove case, scuole e antenne satellitari,
mentre un impianto di lavorazione del pesce ad Aralsk ha creato 41 posti di
lavoro.
“La prima diga era sperimentale -, confessa Aladin. - Abbiamo
voluto dimostrare che i disastri fatti dalla mano dell’uomo possono anche
essere riparati dalla mano dell’uomo. Sono molto orgoglioso che ora la abbiano
costruita correttamente”.
Oggi, il governo del Kazakistan, considerato un creditore
verso il mondo grazie al boom del petrolio e alle esportazioni di risorse
minerali, sta pensando di far fare alla riabilitazione dell’Aral un ulteriore
passo in avanti. Sono stati considerati due progetti. Nel primo, la diga Kokaral
dovrebbe essere sollevata in modo da far aumentare il livello dell’acqua di
altri 20 piedi, ampliando la sua superficie da 2.125 a 3.125 miglia quadrate.
L’altro progetto riguarda la possibilità di scavare un canale a Nord per
deviare l’acqua del Syr Darya e riportare il mare nella città di Aralsk,
restituendole il suo porto.
Aladin, che continua a visitare l’Aral ogni anno,
partecipa anche a convegni scientifici dove chiede che entrambi i progetti
siano intrapresi, uno dopo l’altro.
Cronologia
Fino al 1960 il mare d’Aral si estendeva per 26.000 miglia
quadrate con una salinità di 10 g / litro. Produceva 50.000 tonnellate di pesci
d’acqua dolce all’anno, un tipo di pesca che impiegava 60.000 persone. A monte,
nei due fiumi, c`erano 12 milioni di ettari coltivati.
1960: Mosca decide di ampliare l’irrigazione e di
trasformare il mare in un lago di acqua salata, calcolando che il cotone vale
100 volte di più della pesca.
1987: il mare è un terzo delle sue dimensioni originarie.
La superficie irrigata è raddoppiata, il grado di salinità è triplicato, la
pesca è scomparsa e le malattie intestinali e i tumori alla gola si sono
moltiplicati.
2011: la parte Nord dell’Aral, ora di 1.300 miglia
quadrate, è stata riportata in vita da una diga che ha fatto diminuire la
salinità e permesso il ritorno a due dozzine di specie di pesci.
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