Foto: Itar-Tass
Vivere per due giorni nel bosco con gli occhi bendati, passare una notte in una cava di pietra abbandonata o camminare sui carboni ardenti: il mercato delle esperienze estreme propone a clienti stressati soluzioni per tutte le tasche. Bastano circa cinquemila rubli (poco più di 100 euro). E' questo il prezzo che si paga per partecipare a un training estremo. Perché non si tratta tanto di esperienze bizzarre, quanto di “una seria esperienza psicologica”, “conoscenza di se stessi” e “lotta contro le paure”. E i clienti su cui puntano gli organizzatori non sono adolescenti ubriachi di adrenalina, ma i rappresentanti sazi e annoiati del ceto medio.
Uno dei training più popolari, ad esempio, è quello che propone ai clienti di essere sepolti vivi: paghi cinquemila rubli, ti scavi la fossa in mezzo al bosco, ti ci sdrai dentro con un tubo fra i denti e lasci che ti ricoprano di terra. Ovviamente il “lavoro con la paura della morte e con l'elemento della terra” si svolge sotto l'attento controllo degli organizzatori, in accordo con gli insegnamenti di uno specialista di energia cosmica. Sta di fatto che sono in molti a sentirsi attratti dall'idea di vivere il proprio funerale senza rischi per la salute.
"Quando mi hanno disseppellito, mi sono sentito felice e ho iniziato a provare un sentimento di amore per tutto quello che esiste sulla terra. Ero molto contento di quello che era successo e sono riuscito davvero a superare me stesso. E tutti i film in cui c'è gente che si disseppellisce da sola... sono tutte balle! Lì sotto non riesci neanche a muovere un dito!". Parla così delle sue impressioni su un apposito forum tematico Kahasta, utente “risorto”.
La partecipazione a questi training, secondo lo psicologo Sergej Enikolopov, esprime il desiderio assolutamente naturale di mettersi alla prova in situazioni estreme: "A tutti noi interessa sapere come ci comporteremmo in una situazione di stress. Si tratta di quanto ognuno conosce se stesso. Si sa che in momenti simili le persone spesso si comportano in un modo che nessuno si sarebbe aspettato da loro. Un tipo tranquillo e silenzioso nel momento critico può comportarsi da eroe e quello che invece si è sempre messo al centro dell'attenzione può rivelarsi un codardo. Tuttavia questa moda per le sensazioni estreme implica anche un altro aspetto, molto meno positivo: la noia, la disillusione rispetto alla vita quotidiana, la ricerca di un significato. Spesso dietro a questo si nascondono istinti autodistruttivi, fino al tentativo di suicidio, l'opportunità di uscirne in un alone di gloria".
Non è un caso che i film thriller, quanto più possibile sanguinosi, siano in testa alle classifiche mondiali del noleggio. L'idea di trasferire una trama agghiacciante nella propria vita infiamma la mente di molte persone. Tuttavia oggi può capitare di essere costretti a partecipare a un'avventura estrema anche contro la propria volontà. Gli organizzatori di training estremi infatti sono pronti non solo a soddisfare la sete adrenalinica di appassionati solitari, ma anche a impegnarsi per temprare la mentalità corporativa di interi team aziendali.
Il concetto di teambuilding, il rafforzamento dello spirito di squadra tra colleghi, è ormai entrato a far parte del gergo aziendale. Ci sono società che organizzano per i dipendenti vacanze di gruppo in mezzo alla natura, per avvicinare le persone alla tipica maniera russa, e altre invece che preferiscono seguire i metodi occidentali e invitare trainer specializzati. Ma tutto questo fa ormai parte del passato, come assicura chi lavora nel mercato dell'estremo: niente è in grado di scuotere e unire il gruppo come una marcia forzata in un bosco impraticabile o l'attraversamento di un fiume su una zattera costruita con le proprie mani.
Maksim è un novellino del mercato dell'estremo. La ricerca di un lavoro interessante, che non richiedesse esperienza e conoscenze particolari, l'ha portato fino alla squadra di extreme-trainer. La natura del lavoro è stata spiegata alla nuova recluta in modo molto chiaro costringendola a farne esperienza, per così dire, sulla propria pelle. "Provate a immaginare di arrivare a un colloquio di lavoro e ricevere un pezzetto di carta insieme all'indicazione: la seconda parte del colloquio si svolgerà lì, ritrovo davanti alla chiesa", racconta Maksim. "Sul pezzo di carta c'è un mappa o meglio lo schema di un paesino da qualche parte intorno a Mosca con un'unica indicazione: Mosca è da quella parte. Sta a te decidere come fare per arrivarci".
Il lavoro comunque è interessante e anche lo stipendio, da due a quattromila rubli per ogni giornata di training. E poi hai sempre qualcosa da raccontare agli amici, ammette il trainer novello: "Ci sono molte richieste, soprattutto in estate. Abbiamo già organizzato i training per il personale di tre grosse compagnie telefoniche russe. I partecipanti hanno di solito dai 25 ai 40 anni. E' divertente vedere queste persone, manager stressati dal lavoro e dalla carriera, durante i training. Tutti in cravatta e scarpe costose, arrivano nel bosco senza sapere cosa li aspetta. E trovano una ragazza, sporca di fango fino alle ginocchia che distribuisce a tutti stivali di gomma, alcuni strumenti e dice: L'accampamento col riscaldamento, l'elettricità e la civiltà si trova dall'altra parte del fiume. Costruite una zattera e arrivateci”.
Anche per gli organizzatori dei training, comunque, a volte è dura stare lontani dalla civiltà. Una volta Maksim è rimasto tutto il giorno lungo la strada sotto la pioggia. Aveva il compito di sventolare una bandiera per attirare l'attenzione degli automobilisti di passaggio in modo che, durante un'esercitazione di teambuilding, nessuno dei partecipanti al training rischiasse di essere investito.
Il costo dei training viene calcolato individualmente a seconda del livello di pericolosità dell'avventura richiesta. In media si va da due a cinquemila rubli a persona. Vengono valutati in maniera diversa, ad esempio, il “training-allenamento”, dove i partecipanti devono svolgere attività sportive, seppur in condizioni insolite, e il “training-sopravvivenza”, che assicura lavoro sulle paure e allenamento dell'attenzione al limite delle possibilità fisiche. Incide sul prezzo anche il luogo scelto per il training: c'è chi preferisce restare nei dintorni di Mosca e chi invece, senza badare a spese, manda i propri dipendenti a farsi una passeggiata estrema per i boschi della Carelia.
Condividere lo stress può effettivamente rendere più unito il team, ma può anche dividerlo tra vincitori e perdenti. E tutti i training di questo genere non sono comunque né un'allegra avventura, né un pranzo corporativo. Il desiderio cieco dei dirigenti di movimentare le giornate lavorative dei dipendenti può portare a risultati drammatici, come avverte lo psicologo Sergej Enikolopov: "Se di solito i training, di qualunque tipo essi siano, vengono scelti volontariamente dalle persone, nel caso di quelli corporativi il dipendente è costretto a partecipare. Inutile dire che non tutti sono pronti ad affrontare esperienze del genere. In effetti i training di sopravvivenza possono aiutare a unire la squadra, a sviluppare il senso di solidarietà. E questi sono senz'altro aspetti fondamentali quando si tratta ad esempio di militari, pompieri, protezione civile: sono cose in linea con i loro compiti professionali. Ma faccio fatica a capire perché questo tipo di prove di stabilità debbano essere imposte a commercialisti e ragionieri".
Secondo lo psicologo condividere lo stress può effettivamente rendere più unito il team, ma può anche avere l'effetto contrario di dividerlo tra vincitori e perdenti: “Di per sé, l'idea di costringere un agente immobiliare o assicurativo a fare una corsa attraverso un bosco, arrampicarsi alle pareti delle caverne o saltare da altezze vertiginose è sicuramente divertente. Ma oltre al fatto che una persona può essere anche solo fisicamente inadatta a prove simili, può anche capitare che non si senta all'altezza e metta in difficoltà tutta la squadra. L'insuccesso lo priverà dell'autostima e del rispetto dei colleghi, non farà altro che aumentare la sua insicurezza. Cosa resta da fare in una situazione del genere? Licenziarsi? Fare causa? Credo che i dirigenti che scelgono di sottoporre i propri dipendenti a una terapia d'urto debbano essere pronti a cogliere i frutti della propria esagerazione: i dipendenti poco inclini alle emozioni estreme preferiranno lasciare l'azienda, e ci saranno anche quelli che decideranno di fare causa alla dirigenza per i suoi comportamenti eccessivamente eccentrici”.
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