La danza regina di Mosca

Foto: Itar-Tass

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Il progetto americano “Kings of the dance”, che da cinque anni rivoluziona la concezione del balletto, ha iniziato la sua tournée in Russia con nuovi protagonisti e un ricco programma

I “re della danza” sono apparsi nel mondo del balletto nel 2006: si trattava dei quattro primi ballerini dei principali teatri di tutto il mondo. Il progetto si è rivelato di successo, non solo grazie ai nomi di fama internazionale dei suoi protagonisti, ma anche grazie alla forma scelta per la rappresentazione, costituita da un nucleo con un balletto originale per quattro (“For Four” di Christopher Wildon) e da quattro numeri individuali per ogni ballerino. Dopo tre anni, i primi “re della danza” hanno ceduto il trono agli eredi, che avevano assimilato il programma della manifestazione e si erano distinti per i propri successi personali. Oggi, la terza edizione del progetto, punta non tanto sui nuovi nomi, quanto sul repertorio, costituito quasi completamente da prime assolute. Inoltre, la composizione dei “re” non viene ridotta o trasformata all'ultimo momento, cosa che distingue in senso positivo il progetto dalla maggior parte dei gala di danza.

Durante la preparazione dei numeri, i partecipanti sono stati messi in condizioni di assoluta parità, cosa che non era stata possibile nelle edizioni precedenti: per i sei ballerini, provenienti da tutto il mondo, Mauro Bigonzetti ha creato un balletto comune, mentre Marcelo Gomez ha curato la coreografia per il numero conclusivo. La parte centrale del programma è costituita da sei assolo esclusivi, per i quali ogni danzatore ha avuto la possibilità di scegliere personalmente il coreografo.

Tra i coreografi di quest'edizione, oltre a Bigonzetti e Gomez, ci sono: Nacho Duato, Marko Goecke, Edward Klug, Patrick De Bana. Marcelo Gomez ha sostituito l'americano David Parson, uscito dal progetto durante la preparazione del numero per Leonid Sarafanov, il solista del Teatro Mikhajlovskij. Il coreografo debuttante ha creato un numero nel quale Sarafanov ha la possibilità di mostrare sia le sue eccezionali doti fisiche, sia la sua impeccabile preparazione classica, sia la solare luminosità del suo spirito. Agli altri è rimasta l'uniforme di calzamaglie nere e torsi nudi, e l'eterno incresparsi delle braccia e dei corpi a simboleggiare i tormenti esistenziali. Quelli estraniati-sublimi di David Hallberg, frenetici per Denis Matvienko, statuari-commoventi per Guillame Cote, grazie alla Ciacona di Bach, e infine quelli estremamente bravuristici di Ivan Vasilev: la differenza però è stata determinata solo dalle particolarità fisiche dei vari esecutori.

Il genere del regalo per celebrità non è stato toccato solo dal coreografo finlandese Jorma Elo che ha diretto lo stesso Marcelo Gomez, questa volta nei panni di ballerino. Ha deciso di vestire il danzatore di bianco e l'ha fatto ballare sull'adagio della sinfonia “Militare” di Haydn, cosa che avrebbe potuto trasformarsi in un brutto scherzo: la nobiltà delle forme e l'impeccabile lavoro dei muscoli non sono tra le doti principali di Gomez, che si è formato in Brasile in ambienti lontani da quelli del balletto accademico. Invece Elo è riuscito a servire pose grandi e piccole,  lunghi equilibri e arabeschi,  piroette rapide o lente in uno spettacolo autonomo, una novella sulla sorte del principe della danza, piacevole, difficile e a volte assurda.

E l'immagine regale, messa a dura prova dalla prima ora e mezzo di spettacolo, viene completamente riabilitata da questi dieci minuti. Facendo nascere la speranza che Marcelo Gomez e Jorma Elo diventino gli eroi della quarta edizione di questo progetto.

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