L'attore Ivano Marescotti legge gli scritti autografi di Federico Fellini. Foto: Kristina Zujkina
Scene tratte dai suoi celebri film, interviste con gli amici più intimi, spezzoni di riprese cinematografiche: Fellini arriva in trionfo a Mosca; il tutto, accompagnato dalla lettura del materiale autobiografico lasciato dal grande maestro del cinema, per trascinare lo spettatore nell'incredibile mondo di “Caro Federico”. “L'Anno di interscambio culturale – commenta Olga Sviblova, direttrice della Casa della Fotografia di Mosca - è stato istituito proprio per darci la possibilità di vivere per un po' immersi nei valori culturali dell'Italia e in parte quindi anche nell'opera di Fellini”.
Lo spettacolo costituiva l'ultima parte del progetto realizzato dal regista Guido Torlonia “Omaggio ai Grandi Maestri”. Nel 2007 in Italia sono andati in scena gli spettacoli “Caro Luchino” (sul regista di teatro e cinema Luchino Visconti) e “Caro Giorgio” (dedicato al regista teatrale Giorgio Strehler). In Russia è arrivato soltanto “Caro Federico”.
Un`ora e mezza tutta d'un fiato. Gli appunti autobiografici del cineasta, letti dall'attore Ivano Marescotti, creano la sensazione di una confessione di Fellini davanti allo spettatore. Quello che si scopriva e si ascoltava, non è il regista di fama mondiale, che ha diretto più di venti film e vinto 5 premi Oscar, ma semplicemente una persona dal destino incredibile, che fino alla fine dei suoi giorni è rimasto un bambino. “In me è ancora vivo, in maniera indecente, quel senso di avida attesa del suono della campanella e della fine delle lezioni”, scriveva Fellini.
Ed è con la stessa monelleria infantile che iniziò a giocare col suo “grande giocattolo”, il cinema. “Quando inizio a lavorare a un film, più che altro sto seduto alla scrivania e disegno tette e sederi femminili. E' così che mi avvicino al film: inizio a capirci qualcosa grazie a questi scarabocchi, che per me sono un po' come il filo di Arianna, seguendo il quale si può uscire dal labirinto”. Ne risulta un lavoro, un film, pieno di questa fantasia sterminata, del desiderio di colpire e far ridere lo spettatore ad un tempo.
Anche gli attori che hanno lavorato col Maestro sono personalità altrettanto fuori del comune, di cui il regista fu sempre orgoglioso, che amava per le loro lacrime, i loro capricci, o le uscite divertenti. Ma la musa principale di tutta la vita rimane Giulietta Masina, che il regista considerava “una vera e propria clownessa”.
Uscire dai confini del mondo degli adulti e al tempo stesso girare un cinema profondo e intellettuale è ciò che oggi molti registi anche russi cercano di imparare dal “creatore di sogni”. E davanti allo spettatore che ha visitato la mostra di Mosca si è aperta una nuova possibilità di scoprire il segreto della magia e dell'avventura dell'opera di Fellini.
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