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Il centro teatrale "NaStrastnom" di Mosca, per il quarto anno consecutivo, ha ospitato il "Festival Internazionale Teatrale del Monospettacolo SOLO", dal 1° al 10 ottobre 2011. Un teatro d'avanguardia, il "NaStrastnom", unico a Mosca nel suo genere, senza una compagnia di attori fissa e un repertorio rigido, aperto ai progetti artistici più svariati di compagnie teatrali indipendenti che i teatri tradizionali faticano ad accogliere. Qui si sono esibite scuole teatrali provenienti da tutta Europa con spettacoli-monologo accuratamente selezionati per l'occasione.
Il Teatro Attis di Atene ha aperto il festival con la prima mondiale di Ioannis Kontrafouris "Iokasta"; tra i Paesi partecipanti la Slovenia, la Lituania, la Francia, la Svizzera, l'Ucraina, quattro le scuole teatrali russe presenti. Due le performance soliste italiane: La Ruina e Gifuni.
Saverio La Ruina della compagnia teatrale "Scena Verticale" di Castrovillari (Cosenza) dà voce in "La Borto" a Vittoria e condivide con il pubblico russo la dura storia del tormentato personaggio femminile che impersona. Ragazza di provincia del Sud Italia, Vittoria, costretta ancora adolescente al matrimonio con un uomo anziano e storpio che in pochi anni la mette incinta sette volte, rifugge dall'ottavo parto ricorrendo all'atto estremo. È un gesto di rivolta, l'unico per lei possible, che la eleva a simbolo della lotta impari che le donne di tutti i Paesi si trovano a dover combattere, spesso loro malgrado, in un mondo di egoismi e cattiverie maschili.
Con Fabrizio Gifuni (Teatro delle Briciole-Fondazione delle Arti "Solare", Parma), ideatore ed interprete di "L'Ingegner Gadda va alla Guerra" a salire sul palco moscovita sono Carlo Emilio Gadda e le pene fisiche e morali da lui patite durante il primo conflitto mondiale. Interventista convinto, Gadda si arruola volontario ma le disfatte italiane, la difficile vita al fronte, la prigionia, la lontananza dai cari, la perdita dell'amato fratello fanno di lui un uomo disilluso.
Il monologo possente di Gifuni è un accurato intersecarsi di riferimenti ai "Diari di Guerra e Prigionia" gaddiani, al saggio "Eros e Priapo: da furore a cenere", dove Gadda attacca il fascismo e i regimi totalitari. Non mancano le citazioni dall'"Amleto" sheakspeariano. Viene inevitabilmente da chiedersi se il pubblico russo abbia potuto pienamente apprezzare e capire un testo così profondamente italiano, recitato in lingua originale e tradotto in russo in simultanea.
Qualcuno lascia la sala a metà spettacolo. "Solo una decina di persone", commenta Aleksandr Shuyskiy, vice rettore dell'Istituto Teatrale Superiore Schepkin presso il Piccolo Teatro di Mosca a fine rappresentazione. "Significa un vero successo. Si tratta, evidentemente, di chi ha capito di trovarsi nel posto sbagliato. Il monologo è un genere teatrale difficile, apprezzato da chi il teatro lo ama veramente e di teatro ne sa qualcosa".
Dagli altri spettatori Gifuni è stato generosamente applaudito. Un indubbio tributo alla sua interpretazione coinvolgente, ma probabilmente, alla cultura italiana stessa, tanto amata dal popolo russo in tutte le sue espressioni e da esso evidentemente conosciuta ben al di là delle comuni aspettative.
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