Non
deve essere facile decidere di scrivere la biografia della propria madre, tanto
più se quella madre si chiama Irene Némirovsky e se di lei si hanno solo pochi
e vaghi ricordi. Ma Elisabeth Gille – famosa traduttrice e scrittrice scampata
da bambina ai campi di concentramento nazisti e morta di cancro nel 1996 – con
l’aiuto dalla sorella maggiore Denise e dei suoi di ricordi, ha avuto il
coraggio e la forza di farlo immergendosi totalmente nel personaggio di sua
madre, ridandole voce e parole.
Acclamato dalla critica francese per la sua importanza ed originalità, “Mirador. Irene Némirovsky, mia madre” arriva in Italia a quasi vent`anni dalla sua stampa e viene pubblicato da Fazi editore; è una biografia immaginaria intensa, toccante e crudele al tempo stesso, grazie alla quale il lettore italiano potrà scoprire la tragica intimità e la profondità dell'autrice di “Suite francese”.
A raccontare la sua vita è Irene stessa che, attraverso la penna della figlia, ripercorre, narrando tutto in prima persona, alcuni degli episodi più toccanti e indicativi della sua vita: dal difficile rapporto con la madre a quello idilliaco con la governante, dall’amore per i classici russi a quello per Oscar Wilde, dalla fuga da una Russia sconvolta dalla rivoluzione bolscevica all’esilio in Francia, dai primi esperimenti letterari fino al grande successo, al matrimonio e a un nuovo e ultimo esilio nella provincia francese.
E così tutto è visto attraverso gli occhi di una Irene Némirovsky bambina, adolescente, moglie, madre e scrittrice, attraverso le parole di una donna che si sente francese, ma che non dimentica la Russia natìa, che sembra rifiutare e rinnegare le sue origini ebree e soprattutto che non si rende conto del pericolo che lei e la sua famiglia stanno correndo.
Ognuno dei dodici capitoli è preceduto dal breve racconto di un episodio della vita della piccola Elisabeth e di sua sorella Denise. Poche parole sono sufficienti per descrivere lo smarrimento di due bambine sole che aspettano invano i genitori alla stazione, che ricevono una porta in faccia dalla nonna frivola ed egoista e che finiscono per accettare l’inaccettabile: la morte del padre e della madre che tanto avevano atteso.
“Mirador” è un vero e proprio percorso di scoperta e di conoscenza, una presa di coscienza della realtà. È una catarsi e una riconciliazione con un passato troppo doloroso segnato dalla Shoah. È un omaggio che Elisabeth Gille ha fatto alla madre, ma è anche e soprattutto una ricerca di quella madre morta troppo giovane deportata a soli 39 anni in un campo di concentramento dove trovò la morte proprio quando era ancora nel pieno della sua vita artistica e personale. Nelle sue pagine si respira un'aria malinconica e toccante che, attraverso la storia di chi ne fu spettatore e protagonista involontario, fa riflettere su uno dei periodi più tragici della storia dell'umanità.
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