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Il giorno del giudizio è arrivato. E sarà il prossimo 11 ottobre. Yulia Tymoshenko rischia sino a sette anni di galera e soprattutto di concludere la sua carriera politica in maniera anticipata. Finale poco decoroso per l’icona bionda della rivoluzione arancione del 2004. L’ex primo ministro ucraino, passata lo scorso anno dal governo all’opposizione, conoscerà il suo destino alla conclusione di un processo durato poco più di tre mesi nel quale è accusata di abuso di potere per aver sottoscritto nel 2009 contratti sul gas con la Russia, svantaggiosi per il proprio Paese, sulla base di accordi personali presi direttamente con Vladimir Putin.
Lei ha sempre respinto ogni accusa e ha detto che il procedimento fa parte di un complotto organizzato dall’attuale presidente Victor Yanukovich per impedirle di partecipare alle prossime elezioni. “Questo processo è il classico esempio di linciaggio politico. Nessun documento prova la mia colpevolezza. Le autorità hanno falsificato tutto” ha detto la Tymoshenko nella sua dichiarazione conclusiva a fine settembre 2011.
Il caso ha attirato anche l’attenzione dell’Unione Europea e da Bruxelles sono arrivati in queste settimane diversi avvertimenti a Yanukovich a non far uso della cosiddetta “giustizia selettiva” per sbarazzarsi dell’opposizione. Altri ministri del vecchio governo sono finiti dietro le sbarre, come l’ex ministro degli Interni Yuri Lutsenko. Il tema è stato all’ordine del giorno in più incontri tra i rappresentanti dell’Unione per trovare una soluzione. Tra Bruxelles e Kiev sono in corso i negoziati per la firma dell’accordo di associazione e di creazione di un’area di libero scambio. Da un lato una condanna della Tymoshenko potrebbe provocare lo stop delle trattative e allontanare l’Ucraina dall’Europa, dall’altro potrebbe diventare un’arma in più per Yanukovich nel tentativo di cercare un compromesso con la Russia sulla questione della revisione dei contratti del gas.
Sino ad ora Kiev ha respinto le pressioni del Cremlino che vuole prendere il controllo del sistema di trasporto e della traballante compagnia Naftogaz. Se l’Ucraina facesse un passo verso l’Europa facendo sorridere Bruxelles salvando la Tymoshenko, probabilmente sarebbe costretta a cedere in qualche modo alla Russia.
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