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Dmitri Medvedev, nell’ennesima intervista rilasciata ai direttori delle tre principali reti nazionali russe, ha spiegato perché ha deciso di non candidarsi alle presidenziali e di avanzare la candidatura di Vladimir Putin. Il fatto è che sono entrambi l’espressione del medesimo modo di intendere la politica e della medesima forza politica, ossia il partito Russia Unita, ma Putin è “senza dubbio il leader politico più autorevole del Paese” e con una percentuale di consenso maggiore. Anche se l’esito delle elezioni parlamentari e presidenziali non è affatto scontato.
Dopo il congresso del partito Russia Unita, che ha sancito la candidatura di Putin alle elezioni presidenziali del 2012, Medvedev ha voluto spiegare le motivazioni che lo hanno spinto a non ricandidarsi. Quando ha dichiarato, davanti alla platea dei delegati che fosse compito del congresso decidere di sostenere la candidatura di Putin, il pubblico dei presenti è esploso in un’ovazione. “Questi applausi mi esentano dal soffermarmi sull’autorevolezza e sulla competenza di Vladimir Vladimirovich Putin”, ha detto in quell'occasione.
Il Presidente ha sottolineato successivamente che non esistono differenze tra il suo modo di intendere la politica e quello di Putin: “Abbiamo posizioni molto simili sulla maggior parte delle questioni centrali e anche sul problema cruciale delle strategie di sviluppo per il nostro Paese”. Perciò, ascoltando il Presidente, viene spontaneo domandarsi quali linee di governo verranno adottate nel Paese nei prossimi sei anni.
I dati di gradimento sull’operato dei due primi cittadini della Federazione Russa sono molto simili. Medvedev come Presidente ha raggiunto il 62% di gradimento, mentre Putin ha il 68%. Se Medvedev si fosse candidato alle elezioni, avrebbe potuto tranquillamente superare questi indici al primo turno. Ma nei sondaggi on-line gli indici di consenso di Putin superano di fatto quelli di Medvedev. E alla domanda su “chi voterebbe come Presidente”, gli indici di consenso di Putin superano del doppio quelli di Medvedev.
“Uomini politici che rappresentano la stessa forza elettorale non possono sottrarsi al compito di scegliere le strategie e i nomi di chi candidare al governo”, ha proseguito Medvedev, sottolineando che una simile decisione avrebbe potuto essere presa tanto dai leader stessi, quanto alle primarie, o al congresso di partito. E ha posto ai suoi interlocutori la seguente domanda retorica: “Barack Obama potrebbe mai sfidare Hillary Clinton in una competizione elettorale? Eppure, non dimentichiamo che alle primarie erano entrambi candidati alla carica di presidente”. Non va dimenticato inoltre che nella campagna per le primarie nel 2008 Obama e la Clinton si erano reciprocamente mossi attacchi molto pesanti, mentre lottavano per la propria candidatura all’interno del Partito Democratico. Dopo la vittoria di Obama, la Clinton durante le consultazioni interne al partito aveva riconosciuto la sua sconfitta, e dopo la vittoria dei democratici nella corsa presidenziale, era entrata a far parte del nuovo gabinetto del capo dello Stato, rinunciando a ogni ambizione presidenziale.
Medvedev non ritiene di aver deluso le aspettative dei suoi connazionali. “Quando ho dichiarato di non escludere questa possibilità non intendevo ingannare nessuno, perché le cose avrebbero comunque potuto prendere un corso inatteso, pur esistendo tra noi già un accordo”.
Medvedev ha poi escluso l’eventualità di una sua discesa in campo come avversario di Putin, sottolineando che “queste soluzioni erano frutto dell’opinione di alcuni politologi e dell’opposizione”. “Ma desidero dichiarare che non accadrà niente del genere”, ha detto il Presidente uscente.
Il risultato politico che vogliamo raggiungere è uno solo: vincere le elezioni, sia quelle parlamentari nel mese di dicembre che quelle presidenziali a marzo, e non soddisfare le nostre ambizioni personali. L’ambizione di qualunque cittadino responsabile dev’essere quella di servire il proprio Paese, ed è questa la mia priorità”, ha sottolineato il capo dello Stato.
Medvedev non ritiene già scontato l’esito delle elezioni parlamentari e presidenziali e ha definito “irresponsabili, scaltre, se non provocatorie” tutte le dichiarazioni in tal senso. Le elezioni che vedranno la partecipazione di Ziuganov, Zhirinovsky e Mironov non sono un “simulacro” di elezioni vere.
“Le elezioni sono un’espressione della volontà popolare, e non vuote chiacchiere”, ha affermato Medvedev. “Un leader politico o una forza politica, potrebbe non tener conto del risultato elettorale, come è già accaduto tante volte nella storia del nostro e di altri Paesi. Non si è mai del tutto al sicuro. Ma come si fa a ritenere l’esito elettorale già scontato? Siano i cittadini a scegliere e a votare chi ritengono più autorevole”, ha dichiarato in televisione il Presidente uscente.
“Solo i nostri concittadini avranno l’ultima parola, premiando l’uno o l’altro candidato, o l’una o l’altra forza politica, o bocciandoli”, ha continuato. “È questa la democrazia”. Ha poi riferito quasi alla letterale conclusioni del capo della Commissione Elettorale Centrale russa Vladimir Churov, che ha definito l’esito delle elezioni presidenziali del tutto imprevedibile. “Voi avete formulato più che una domanda, una sentenza senza appello, e io non mi trovo affatto d’accordo”, ha detto il capo della Commissione Elettorale Centrale russa Vladimir Churov riguardo alla prevedibilità del risultato elettorale e della vittoria di Vladimir Putin.
L’ultima osservazione di Medvedev, concernente le elezioni, riguarda la promessa di non prendersi un congedo per la campagna elettorale e di non impegnarsi su nessun altro “programma elettorale”. “Sono io il capo effettivo dello Stato, - ha ricordato - e tocca a me, di conseguenza, assolvere a un molteplice numero di impegni sia nella politica interna che sulla scena internazionale”. “I cittadini devono giudicare l’attività del Presidente e del governo dal loro operato”, ha concluso.
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