Verso il voto: che aria tira?

Foto: Ria Novosti

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Parla Vladimir Churov, capo della Commissione Elettorale Centrale russa, in vista dei prossimi appuntamenti che chiameranno alle urne i cittadini della Federazione

Le elezioni per la Duma di Stato, la camera bassa del Parlamento russo, sono ormai prossime: il voto è fissato a dicembre 2011. Queste elezioni però sono diverse da quelle precedenti, poiché i deputati eletti rimarranno in carica per cinque anni anziché quattro. Anche la maggioranza costituzionale, detenuta al momento dal partito Russia Unita capeggiato dal primo ministro Vladimir Putin, è a rischio. Tale maggioranza ha consentito formalmente al partito al potere di far approvare delle leggi indipendentemente dall’opinione degli altri deputati. La domanda fondamentale, quindi, è se dopo le elezioni di dicembre 2011 l’opposizione potrà costringere Russia Unita a darle spazio nella Duma di Stato. Il risultato del voto potrebbe inoltre influenzare le elezioni presidenziali del marzo 2012, che manderà al timone della Federazione il prossimo capo di Stato, per la prima volta, per sei anni anziché quattro.

La corsa ai seggi parlamentari verrà supervisionata dalla Commissione Elettorale Centrale, un ente pubblico autorizzato al monitoraggio della regolarità di campagne elettorali e spogli. Le scorse elezioni della Duma, tenutesi nel 2007, furono macchiate da una serie di scandali, quando sia l’opposizione che personaggi pubblici di rilievo lamentarono violazioni e brogli in favore di Russia Unita. Tuttavia la Commissione Elettorale Centrale ritenne in ogni caso che le violazioni fossero di natura irrilevante o non riuscì a reperire prove a favore delle dichiarazioni in questione. Di conseguenza gli osservatori internazionali commentarono che le elezioni non rispondevano agli standard di libertà e trasparenza. Alcuni osservatori europei rifiutarono addirittura di presentarsi, definendo inaccettabili le restrizioni alla loro attività imposte dalla Commissione prima delle elezioni. Altri, inclusi quelli provenienti dai Paesi della Csi, non rilevarono alcuna irregolarità e si dichiararono soddisfatti dello svolgimento delle elezioni, mentre la Commissione accusava gli europei di discriminazione e di tentare di influenzare il risultato delle votazioni.

Alla luce di tali episodi il modo in cui è condotta l’attuale campagna elettorale e come essa viene valutata sono questioni di primaria importanza. Il capo della Commissione, Vladimir Churov, ha dichiarato: “La legittimità delle elezioni è determinata da due fattori, il principale è l’affluenza”. L’affluenza in Russia, che sia aggira intorno al 60% ed è in continua crescita, è tendenzialmente maggiore di quella di certi Paesi europei e degli Usa. Il secondo criterio a cui fa riferimento Churov è “la rappresentanza parlamentare, ossia la percentuale di voti assegnati dalla totalità dei votanti ai candidati eletti”.

Stando alle parole di Churov tale percentuale in Russia raggiunge il 92%, ciò significa che nel 2007 solo l’8% dei votanti appoggiava i candidati alla Duma che non sono stati eletti. “Questo è un risultato molto europeo”, ha concluso.

Il rapporto più problematico è quello che la Commissione Elettorale ha con gli osservatori dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), che diede il giudizio più severo sulle elezioni del 2007.  Particolarmente critico sarebbe stato, secondo Churov, l’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani (Odihr) dell’Osce, il cui compito è quello di rafforzare e tutelare le istituzioni democratiche, anche attraverso il monitoraggio delle elezioni. Churov sostiene che la missione dell’Odihr aveva “scopi politici”, facendo riferimento a un’analisi delle missioni operate tra il 2010 e il 2011 in Estonia, Moldavia, Kazakistan e Lettonia. Secondo Churov,  infatti, “per quanto riguarda Lettonia, Estonia e Moldavia, dove le elezioni hanno ricevuto una valutazione positiva, le conclusioni non corrispondevano ai contenuti dei rapporti. In sostanza il risultato era positivo mentre i contenuti erano negativi. Per il Kazakistan invece è successo il contrario”.

Le restrizioni che provocarono il rifiuto di presentarsi in Russia da parte dell’Odihr/Osce in occasione delle scorse elezioni includevano limitazioni del numero degli osservatori. L’Osce, che è contraria a tali restrizioni, potrebbe rifiutare di nuovo di inviare i propri osservatori alle elezioni della Duma. Ma la Commissione Elettorale Centrale russa non ha cambiato la propria posizione. Churov si è dimostrato perplesso anche sulle ragioni per cui l’Osce invii un diverso numero di osservatori a seconda degli Stati: “Sei in Bulgaria, 11 nel Regno Unito e 60 alle elezioni presidenziali degli Usa nel 2008”. Churov ha osservato che l’Osce inviò 2762 osservatori alle elezioni presidenziali in Ucraina nel 2004, sottolineando che a quelle votazioni seguì la Rivoluzione arancione e un “illegale ricalcolo”. D’altra parte, anche se il principale funzionario elettorale russo non ha fiducia negli osservatori Osce, è evidente che non vuole nemmeno scontrarsi con loro.

Questo è dimostrato in particolare dal fatto che la Commissione ha inviato una lettera agli osservatori, inclusi quelli dell’Osce, in cui chiede indicazioni in merito al numero di controllori che intenderebbero inviare, e dove. “Questo non ha precedenti”, ha dichiarato Churov, insistendo sul fatto che in Russia, a differenza di altri Paesi, “i diritti degli osservatori stranieri sono essenzialmente gli stessi di quelli degli osservatori russi”. Stando a Churov, “hanno il diritto di accedere alle commissioni ad ogni livello, incluse le commissioni distrettuali. Questo per quanto riguarda il giorno del voto, quelli precedenti, gli spogli e i ricalcoli. In altre parole, hanno accesso a tutte le operazioni dei seggi”. “Quando abbiamo richiesto lo stesso in occasione di una votazione in Finlandia ci è stato rifiutato -  ha proseguito - per non parlare delle numerose restrizioni riscontrate in numerosi Stati degli Usa”. 

Gli esperti dell’Odihr hanno effettuato un viaggio di una settimana in Russia ad agosto 2011 per determinare come verrà organizzato il monitoraggio delle elezioni di dicembre 2011. Doveva trattarsi di un rapporto sullo stato del sistema elettorale russo, cosa che la Commissione Elettorale ha rifiutato anticipatamente perché gli esperti dell’Odihr erano “semplici ospiti” e non in missione ufficiale di valutazione. “Gli osservatori stranieri  - ha spiegato Churov - hanno il diritto di esprimere pubblicamente la loro opinione sulla legislazione elettorale e sulla preparazione e lo svolgimento delle elezioni, così come di discutere tale argomento coi media solo una volta che le elezioni si sono concluse su tutto il territorio della Federazione russa”. A suo avviso, “non è giusto che cerchino di fare osservazioni su una votazione che non è ancora stata indetta. Decretare che le elezioni si svolgeranno in un certo modo o in un altro sei mesi prima che vengano indette non ha alcun senso, è pura politica”. 

Churov non vede niente di strano nel fatto che Russia Unita, che detiene la maggioranza in parlamento, conti solo 2,2 milioni di iscritti, meno del 2% della popolazione Russa. “E quindi? - ha ribattuto -. In America ci sono pochissimi elettori che hanno la tessera del partito. E nella maggior parte dei Paesi europei il numero di iscritti al partito è di gran lunga inferiore al numero degli elettori”. Dice che è così che deve essere ed “è per questo che abbiamo lottato nel 1991: perché gli elettori fossero realmente liberi di scegliere”.

Secondo un sondaggio condotto nel luglio 2011 dal centro indipendente Levada, i russi considerano solo due dei sette partiti registrati in Russia come realmente influenti a livello politico: Russia Unita e il Partito Comunista (Kprf). Gli altri partiti sono visti dai cittadini come “fantocci manovrati dal Cremlino”. Il 72% circa dei russi crede che il proprio Paese abbia bisogno di un’opposizione politica in contrasto alle autorità ma che i partiti attualmente esistenti non siano adeguati. Ecco perché il 73% rivorrebbe un’opzione di votazione “contro tutti”, rimossa alle elezioni del 2007. Nonostante ciò il capo della Commissione Elettorale Centrale ritiene che la scelta “contro tutti” sia definitivamente fuori discussione: “È stata abolita in tutta Europa. Non esiste un candidato ‘contro tutti’, e introdurre tale opzione porterebbe ad una votazione fuorviante”, ha osservato il capo della Commissione.  

In merito al fatto che a nuovi partiti politici in Russia sia stata negata la registrazione, Vladimir Churov ha dichiarato che la responsabilità è del Ministero della Giustizia e non della Commissione Elettorale Centrale.

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