Il Faust russo favorito a Venezia

Al Festival del Cinema in concorso l’opera del regista Sokurov, che sfida Polanski e Clooney e riporta alla ribalta nel mondo l’arte di celluloide della Federazione

La 68° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia sarà per Aleksandr Sokurov, uno dei maggiori registi russi, una battaglia decisiva. Quest'autore, senza dubbio prolifico, ha lavorato al suo ultimo film per ben cinque anni. Questa è l'ultima e conclusiva parte del famoso ciclo del regista dedicato agli uomini di potere, che ha avuto inizio col film “Moloch” (su Hitler), seguito da “Taurus” (su Lenin) e “Il sole” (su Hirohito). E questa tetralogia, realizzata in stretta collaborazione con Yurij Arabov, lo sceneggiatore con cui Sokurov lavora da tempo, rappresenta a sua volta il vertice della complessa carriera del regista, che fin dai suoi esordi ha indagato il rapporto tra l'individuo e la storia. Oggi Sokurov ha sessant'anni e si trova ormai in quella delicata fase della sua carriera che separa la condizione di artista ancora giovane e attivo da quella di genio in pensione, eternamente offeso e sottovalutato. Sopra lo scudo o con lo scudo. O meglio, col “Leone d'oro”.

Molti, e il regista stesso per primo, ribatteranno che un vero maestro non ha bisogno dei premi dei festival, e che simili gingilli interessano solo ai critici. Si fa fatica a crederlo. Nonostante Sokurov maledica i festival occidentali, non manca mai di mandare in concorso i propri film, e non è un caso che il suo opus magnum partecipi proprio a Venezia, e non a Cannes (dove a suo tempo vennero proiettati “Moloch”, “Taurus”, “Padre e figlio”, “Arca russa” e “Aleksandra”) oppure Berlino (dove la recente esperienza in concorso con “Il sole” non ha portato premi).

Prima di tutto, a Venezia l'attualità politica o stilistica delle opere non viene tenuta in grande considerazione: la cosa più importante è l'originalità artistica della pellicola. In secondo luogo, il festival è diretto da Marco Müller, che a suo tempo fece conoscere Sokurov all'Occidente e che ha prodotto alcuni dei suoi film. Terzo, il più importante trofeo da festival degli ultimi anni, il premio Robert Bresson, è stato conferito a Sokurov proprio a Venezia. Lì il regista viene effettivamente apprezzato. Ed è molto improbabile che qualcuno si lamenterà della noia o dell'inaccessibilità dei suoi film dopo la proiezione dell'opera in bianco e nero del filippino Lav Diaz, della durata di sei ore.

E' da vedere, invece, come reagirà alle variazioni del tandem Sokurov-Arabov sul tema dell'antica leggenda (l'azione del “Faust” è stata trasferita nel XIX secolo, e la figura di Mefistofele sostituita da quella del Finanziatore; il film è stato girato in Germania in lingua tedesca) il presidente della giuria Darren Aronofsky. Non si sa molto dei suoi gusti, ma come regista è un adepto di quell'art-kitsch appariscente, premiato più di una volta a Venezia: è qui che il suo “The Wrestler” ha ricevuto il Leone d'oro, mentre la scorsa edizione del festival è stata aperta proprio dal “Cigno nero”. Proprio questo film, farebbe ipotizzare che Aronofsky sarà quantomeno in ugual misura interessato ad altri due registi in concorso, a lui vicini sia per scelte tematiche che estetiche: il canadese David Cronenberg e il cosmopolita Roman Polanski.

Il festival si aprirà con la proiezione del film “The Ides of March”, futurologia politica da un vecchio habitué della Laguna, e stella del momento, George Clooney che ha condotto la regia di un film sulle sporche manipolazioni pre-elettorali riservandosi un ruolo al fianco di Ryan Gosling. Il tono politicamente corretto tipico di Hollywood mantenuto da Clooney, è stato opportunamente bilanciato dai selezionatori del festival, con quello che è un vero e proprio manifesto del muticulturalismo, la pellicola di ampio respiro del documentarista russo Viktor Kossakovskij “Viva gli antipodi!”: il regista ha seguito le vite di persone che vivono in punti esattamente opposti del globo terrestre, scoprendo parallelismi inaspettati.

A proposito, anche se Sokurov è l'unico autore russo che partecipa alla sezione principale del concorso, nelle altre sezioni la Russia è ampiamente rappresentata. Nella sezione “Orizzonti”concorrerà l'opera sperimentale di Andrej Silvestrov e Yurij Leiderman “Birmingham Ornament”, in quella dei cortometraggi concorrerà l'opera, della durata di dieci minuti, di Aleksej German jr “From Tokyo” dedicata alla recente catastrofe in Giappone, e parallelamente, nelle “Giornate degli Autori”, verrà proiettato il coraggioso dramma erotico di Angelina Nikonova “Twilight potrait” con Olga Dykhovichnaja nel ruolo principale.

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