Nuovi marchi crescono

Progetto per Mlk preparato da depotwpf

Progetto per Mlk preparato da depotwpf

I designer di Depot hanno sviluppato in un decennio e poco più almeno la metà dei brand russi. Tanti i successi al Festival della pubblicità di Cannes

Che cosa occorre per un buon start up? Quando parti da zero puoi volgere a tuo vantaggio anche i fattori più negativi come la crisi economica e la mancanza di esperienza e risorse. È proprio partendo da questo bagaglio che i due giovani manager dai cognomi in rima, Fadeev e Andreev, sono approdati nel 1998 al “grande branding”. In Europa e negli Stati Uniti i prodotti e le agenzie di branding sono una realtà da più di cento anni. Ma in Russia si è dovuto iniziare da zero.

“Il nostro compito non è stato facile. Non esisteva nessuna concezione di marchio e le aziende pubblicitarie si occupavano un po’ di tutto, dagli opuscoli pubblicitari agli spot. Noi decidemmo di concentrarci su un solo settore e inizialmente puntammo sul packaging”, racconta il direttore creativo dell’agenzia Depot Aleksei Fadeev.

“Naturalmente in questa decisione la nostra indole ostinata ha giocato un ruolo importante. Per ragioni oggettive non potevamo essere la numero uno tra le aziende pubblicitarie, ma neppure ci rassegnavamo ad essere la numero 101, perciò abbiamo dovuto inventarci un nuova nicchia”, puntualizza il collega Aleksei Andreev.

Primo cliente dell’agenzia è stata la società Russkyi Produkt, che doveva ribrandizzare il tè Bodrost. Il compito era arduo: il prodotto doveva essere in linea con gli standard statali (i cosiddetti Gost) che regolamentano sia la composizione del prodotto, sia il tipo di confezionamento, etc. Non esisteva neppure la possibilità di registrare il nome del prodotto. Inoltre il tè veniva distribuito sul mercato in enormi quantità. In queste condizioni l’agenzia doveva creare un packaging che mantenesse la riconoscibilità del prodotto, e alla fine i designer di Depot trovarono questa soluzione grafica: mantennero i caratteri tradizionali e li  racchiusero in un ovale, migliorando la risoluzione cromatica.

 DIZAO Organics

Progetto per DIZAO Organics


Nello stesso periodo fece la sua comparsa il primo cliente straniero, la società francese Elf. E come ci assicurano i titolari della Depot, dal secondo mese in poi l’agenzia fu sommersa dai clienti. Ora nell’elenco dei clienti figurano anche la Xerox e la Nestlè, e nell’ufficio si è già materializzato il primo Leone di Cannes, un secondo Leone francese sta già prendendo la strada della Russia. Inoltre Fadeev & Andreev si sono classificati per ben due volte come vincitori all’Epica Awards.

“Nel nostro ambiente il Leone di Cannes è sinonimo di eccellenza professionale. Per poter vincere al Festival della pubblicità di Cannes devi aver svolto un lavoro colossale. Non basta aver inventato un brand, bisogna che la giuria  già lo conosca prima che arrivi in concorso. Il brand deve aver ottenuto poi dei riconoscimenti ai festival europei, come ad esempio all’Epica Awards. Deve essersi già imposto sul mercato”, sottolinea Andreev.

Depot ha conquistato il secondo Leone per il marchio Milk di prodotti biologici. Per il design dei latticini sono stati scelti dei disegni a matita in bianco e nero, che hanno come soggetto boschetti di betulle, distese d’erba, sandali di corteccia di betulla.

Concorrere al Festival della pubblicità di Cannes richiede un duro e spesso ingrato lavoro preparatorio. Nessuno è in grado di garantirsi la vittoria in anticipo. Al Festival arrivano migliaia di candidature che possono oscurare facilmente il tuo progetto. Le prime difficoltà si presentano fin dalla fase preliminare. Non tutti sono in grado di concorrere con la propria agenzia e di partecipare al Festival.

“Si tratta di un processo molto impegnativo. Oltre a partecipare al concorso, dobbiamo anche essere presenti sul mercato, e quindi trovare prodotti degni di essere premiati è un obiettivo assai difficile. Lavoriamo per un mercato di massa e per questo è necessario avere una visione più globale pur restando creativi. È quindi una grande soddisfazione per noi trovare un cliente disposto a collaborare condividendo l’obiettivo del Festival. Anzi, si potrebbe dire che diamo letteralmente la caccia a simili clienti, e quando li troviamo li preghiamo di “giocare con noi” nella competizione”, spiega Andreev.

“Quando scopriamo che un cliente ha delle ambizioni e un prodotto di nicchia, lo esortiamo a uscire dagli schemi consueti. Il cliente otterrà in questo modo dei vantaggi, mentre noi andremo diretti al Festival. È così che lavoriamo”, precisa il direttore creativo.

“La vittoria a un festival di pubblicità si ottiene solo attraverso un duro lavoro, chi afferma il contrario edulcora la realtà. Quando ti dicono: ho lavorato onestamente, ho mandato al Festival il mio lavoro e ho vinto, mentono. Non esiste. I concorrenti devono prepararsi. I dadi da brodo o la maionese non vincono da soli”, concludono perentori Fadeev e Andreev.

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