Foto: Imago/Legion Media
Il vincitore del Giro d’Italia 2007, Danilo Di Luca, è rimasto fuori dalle grandi gare per una stagione e mezza. Dopo aver scontato una squalifica per l’utilizzo di sostanze proibite, il “killer di Spoltore” (la cittadina abruzzese in provincia di Pescara dov’è nato il campione, ndr) è tornato al ciclismo professionistico e ora difende i colori del team russo Katusha, con i connazionali Giampaolo Caruso, Filippo Pozzato e Luca Paolini.
È vero che corre gratis?
Sì, è proprio così. Con Andrei Tchmil abbiamo concordato su questo punto dall’inizio. Volevo soltanto tornare al ciclismo dopo la squalifica e lui mi ha dato questa opportunità. Non ho un fisso: guadagno se porto buoni risultati. Nella Vuelta spero di fare una buona prestazione e di ottenere un bel premio. L’anno prossimo, invece, vorrei passare a un contratto vero e proprio. Rimarrò al team Katusha, dove mi sento pienamente a casa.
È stato rapido il suo inserimento nella squadra russa?
Nel team funziona tutto benissimo. Conoscevo Tchmil già dall’inizio degli anni Duemila. Perciò è stato più facile stabilire un contatto. Il team Katusha ha un forte legame con l’Italia: ci sono dirigenti, personale, corridori italiani. Quindi ambientarsi nella squadra è abbastanza facile.
In Russia il ciclismo non è amato come in Italia. Che contributo potete dare come team?
Katusha può aiutare a promuovere questo sport. Perché le grandi vittorie suscitano sempre un interesse, soprattutto da parte dei giovani. Credo che non sarebbe una cattiva idea organizzare anche un Tour della Russia.
Come giudica il livello dei corridori russi?
In generale c’è un buon numero di validi corridori nella Federazione, come Pavel Brutt. Abbiamo lavorato insieme in diverse gare e mi ha fatto un’ottima impressione. E passo molto tempo con Vladimir Karpets, che è stato il capitano del team Katusha al Tour de France.
Gli atleti degli altri Paesi non si sono offesi quando il team Katusha ha portato al Tour de France solo corridori russi?
È stata la prima volta, ma secondo me è una cosa del tutto normale. In fin dei conti sono entrato in un squadra russa e me lo aspettavo. Comunque io e Joaquim Rodriguez non saremmo in ogni caso stati adatti al Tour de France. Ora come ora preferisco concentrarmi sulla corsa a tappe spagnola sperando di tornare a vincere.
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