Foto: Tatijana Shramcenko
L’ultima edizione del festival musicale moscovita “Usadba. Jazz” si è svolta per la prima volta in trasferta a San Pietroburgo: il 2 e il 3 luglio nel parco dell'isola di Elagin. In otto anni di vita questo importante appuntamento musicale si è trasformato da concerto per pochi intenditori in evento di massa. Se nei primi anni alla tenuta di Arkhangelskoe, vicino a Mosca, arrivavano soprattutto veri e propri melomani, adesso il festival attira tutti quelli che vogliono rilassarsi in modo piacevole ascoltando musica dal vivo. Il jazz sta diventando sempre più il marchio di divertimento della gente per bene: quello che viene proposto agli ascoltatori non è solo buona musica, ma anche un determinato stile di vita.
Lungo la superstrada Ilinskoe si è formata una fila di almeno un chilometro. Si fa fatica a credere che tutte queste persone siano veri amanti del jazz: neanche in tutta Mosca ci sono così tanti appassionati. Il festival ha diverse piattaforme per diverse categorie: “Parterre” è quella che attira più visitatori; il biglietto costa 1200 rubli. Nella categoria “Aristokrat” si possono ascoltare artisti jazz più alternativi e meno conosciuti; “LiveJournal” propone la musica che si è diffusa grazie al web; “Bereg” quella che viene ballata nei club e “Kapriz” quella per gli amanti della salsa e del boogie-woogie. L'enorme spazio davanti al palco “Parterre” assomiglia a una spiaggia: la gente se ne sta in piedi oppure sdraiata o seduta su teli, sedie pieghevoli e cuscini, attrezza pic-nic a pochi centimetri di distanza gli uni dagli altri. Alla mia destra c'è una tenda con dei bambini e una giovane mamma, con un abito tradizionale russo, balla col suo bambino in braccio. Sa di tabacco da narghilè alla frutta e di cioccolata calda. Di fianco al “Parterre” c'è un mercatino artistico: libri, saponi artigianali, custodie in feltro per i-phone, t-shirt, gioielli, vestiti indiani, scarpe artigianali di pelle, abbigliamento firmato. Più avanti ci sono i divertimenti: laboratori artistici per bambini, uno spazio per giocare a twister e a scacchi. Nessun ubriaco, pochi fumatori e niente polizia. Solo gli agenti del servizio di sicurezza presso gli ingressi, in camicia bianca e cravatta.
Consumo culturale
Otto anni fa Maria Semushkina inventò “Usadba. Jazz” su commissione di una grossa compagnia di tabacco, che aveva bisogno di un evento promozionale che fosse di massa, ma con un certo livello culturale. Alla seconda edizione lo sponsor iniziale restò fuori, perché, secondo la legge sulla pubblicità, è vietato reclamizzare sigarette all'interno di una tenuta-museo. L'evento invece è rimasto. “Quando ho messo in piedi questo festival avevo 25 anni,- racconta la Semushkina -. Avevo molti amici, che ascoltavano tutti diversi tipi di musica improvvisata, si incontravano nei vari club e giravano per concerti. Ma non esisteva un grande evento che unisse tutte queste caratteristiche”.
Maria Semushkina descrive il tipo di pubblico verso il quale era orientato il festival inizialmente:
“Era una fetta sociale molto sottile, dotata di buon gusto, sia benestante che non. In realtà il livello economico qui non gioca un ruolo molto importante”. Nel giro di otto anni questo pubblico, così variegato dal punto di vista economico, ma unito dalla tendenza a trovare dei valori comuni nella cultura contemporanea, è triplicato. Alla prima edizione di “Usadba. Jazz” nel 2004 c'erano 10 mila spettatori, all'ottava edizione sono quasi 30 mila. “Se prima arrivavano solo persone che valutavano attentamente il programma e conoscevano praticamente tutti i nomi, adesso credo che il 70% conosca al massimo due o tre nomi in cartellone, - aggiunge -. Alla maggior parte di loro interessa semplicemente passare il tempo con dei vicini piacevoli, insieme ai quali ci si può rilassare in un contesto di buon livello culturale”.
Dal jazz all'hip-hop
“Mettiamo insieme artisti molto diversi, - spiega il direttore musicale del festival Elena Moiseenko -. Vogliamo che le persone possano ascoltare sia quello che già conoscono e amano, sia artisti interessanti e poco noti”. Lo spazio dell' ”Aristokrat” è circondato da colonne. Sotto al palco ci sono alcune file di poltrone; questa è l'unica sezione del festival dove ci sono le sedie: qui, a quanto dicono gli organizzatori, vengono a sedersi le persone che “sono capaci di ascoltare”.
All'”Aristokrat” vengono professionisti della musica e appassionati di jazz classico. Aspettano che sul palco arrivi Robert Glasper, un pianista jazz americano che negli ultimi anni ha lavorato con stelle dell'hip-hop come Erykah Badu e Kanye West. “Oggi il jazz è talmente cambiato che è impossibile chiuderlo in una rigida cornice stilistica, - aggiunge Elena Moiseenko -. E' una tendenza globale, che si vede anche in Russia: stelle del pop, del rap o dell'hip-hop vogliono suonare insieme ai migliori musicisti e questi artisti sono, di regola, musicisti jazz. Di conseguenza si sviluppa un'influenza reciproca molto forte”.
Intanto dal palco di “LiveJournal” arriva il sound focoso e di ottima qualità del gruppo “Obe dve” indie-pop al femminile di Ekaterinburg, con una rossa carismatica al microfono. Il giorno seguente sullo stesso palco salirà un artista ancora più lontano dal jazz, Vasja Oblomov. E' diventato molto popolare sul web con la sua hit “Magadan”, una parodia della chanson russa di ambiente criminale. “Sono stato molto contento quando mi hanno invitato al festival”, racconta Vasja Oblomov.
La sua canzone-parodia è diventata una hit anche negli ambienti che Oblomov voleva prendere in giro. E all'artista questo non ha fatto piacere. “Usadba. Jazz” ha così fatto un grosso favore a Vasja, inserendolo nell'agenda culturale del pubblico intellettuale. “Il nostro è un festival di musica improvvisata, - spiega Elena Moiseenko -. Ci interessano gli artisti emergenti che propongono qualcosa di personale e di nuovo. E' un'immagine della vita contemporanea, filtrata dalla visione del mondo di musicisti di alto livello. La musica vive la sua vita e prende in considerazione tutto quello che succede intorno”.
Foto: Tatijana Shramcenko
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