Ivan Alekhno. Foto: Itar-Tass
La Nazionale maschile russa di volley cercherà di conquistare il gradino più alto del podio nella Final Eight della World League 2011, in programma a Danzica (Polonia), dal 6 al 10 luglio 2011. A guidare la compagine è Vladimir Alekno, tornato sulla panchina della Nazionale russa nello scorso dicembre dopo la parentesi italiana di Daniele Bagnoli, chiusasi al termine dei Mondiali 2010. Per Alekno, tecnico anche dello Zenit Kazan - che nella prossima stagione accoglierà tra le sue file l’ex regista azzurro Valerio Vermiglio - si tratta di un ritorno alla guida del team che aveva diretto dal marzo 2007 fino alle Olimpiadi di Pechino, quando al tecnico russo fu fatale la sconfitta con gli Stati Uniti (poi saliti sul gradino più alto del podio) che costrinse la Russia a giocare (vincendola) la finalina di consolazione per il bronzo. Al suo posto fu chiamato Daniele Bagnoli, già allenatore della Dinamo Mosca. Neppure il tecnico italiano, però, è stato baciato dalla fortuna.
Il passo indietro della formazione russa guidata da Bagnoli - argento alla World League 2010, ma soltanto quinta al Mondiale italiano 2010 - ha determinato l’addio della Federvolley russa al tecnico modenese. Il compito affidato ad Alekno è tutt’altro che agevole: riportare la Russia sul tetto del mondo, lì dove era stata stabilmente a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, quando ancora si chiamava Urss ed erano gli anni d’oro di Yuri Panchenko, Vyacheslav Zaytsev e Aleksander Savin, tra l’altro anche vincitori in Italia dell’oro ai Mondiali del 1978. Un dream team che ha confezionato successi fino all’argento conquistato alle Olimpiadi di Seul nel 1988.
Oggi la star si chiama Maxim Mikhaylov, 23enne che è stato il miglior attaccante ai recenti Mondiali italiani e nelle prime posizioni di rendimento anche nella World League attualmente in corso. La Russia ha ottenuto la qualificazione alla Final Eight di Danzica come prima del girone che la vedeva insieme a Giappone, Germania e Bulgaria. Poche le novità di formazione tra il gruppo di Bagnoli e quello guidato da Alekno. Gli infortuni tengono lontano dal campo lo schiacciatore Semen Poltavskiy, che sta facendo riposare la schiena per essere in forma a Londra. Anche il “modenese” Yuri Berezhko infortunatosi nei play-off del campionato italiano è ancora fuori dai giochi.
I volti nuovi sono quelli dello schiacciatore Alexey Spiridonov, 23 anni, e del quasi trentenne libero, Alexander Sokolov, che ha dovuto attendere l’età matura per giocarsi le sue carte in Nazionale. Ma la principale novità è lo spazio conquistato da Alexander Butko, regista di Novosibirsk che gioca nel Lokomotiv, che sta gestendo al meglio la squadra verso la finale di World League, il primo vero banco di prova per il nuovo corso di Alekno. Il traguardo minimo per il tecnico appare a portata di mano: dovrà conquistarsi un biglietto per l’Earls Court di Londra, il palazzetto dello sport dove fra un anno si disputerà il torneo olimpico.
Ivan Zaytsev. Foto: Daniela Tarantini
Ivan Zaytsev, il russo dell’Italvolley
Alla finale di World League 2011 a Danzica, gli azzurri possono contare sul carattere di un 22enne, figlio di campioni sovietici ma con il passaporto italiano, che si racconta a cuore aperto
Il nome è tipicamente russo: Ivan Zaytsev. Ha 22 anni e gioca a pallavolo come papà Vyacheslav, regista dell’Urss degli anni’70. Ma, invece, di farlo con la maglia della nazionale dei suoi genitori (la mamma Irina Pozdnyakova è stata argento nei 200 rana agli Europei di nuoto ‘66), gareggia con la maglia azzurra in virtù della nazionalità italiana che ha scelto di aggiungere a quella russa. “Sono nato a Spoleto. Ho girato mezza Europa col mio babbo quando era a fine carriera per poi stabilirmi definitivamente in Italia quando avevo 10 anni”, spiega Ivan, impegnato nella World League di Danzica. “Raggiunti i dieci anni di permanenza ho scelto di prendere il passaporto italiano, senza perdere quello russo”.
Cosa conosce della Russia?
Conosco - o meglio conoscevo perché non andandoci da molto tempo ho abbandonato le origini come piace chiamarle ai miei genitori - San Pietroburgo, dove ho frequentato la scuola e dove abita la nonna paterna. Quella materna vive appena fuori Mosca.
Qual è la differenza tra la pallavolo russa e quella italiana?
Cambia la gestione del movimento. In Russia c’è molta rigidità: è come se la pallavolo fosse un obbligo di leva; l’allenatore parla e gli altri eseguono. In Italia il rapporto è molto più duttile, il rispetto per il tecnico non deriva da un obbligo. Le valutazioni tecniche non tocca a me farle.
Qualche anno fa si parlava di un suo approdo nella nazionale russa. C’è mai stato un vero corteggiamento?
Erano chiacchiere da bar. Giocavo ancora da regista (oggi Ivan è schiacciatore di banda, ndr) e mi dicevano di tornare in Russia. Avevo 16 anni: non se ne fece niente. Sono contento di essere cresciuto in Italia. Per me la maglia azzurra è il massimo. Significa puntare a obiettivi sempre più grandi e sognare di vincere.
Quanto papà e mamma hanno influenzato le sue scelte?
Tanto dal punto di vista caratteriale, di approccio all’allenamento, alla sfida, alla vita fuori e dentro la palestra. Se non fossi cresciuto in una famiglia di sportivi non avrei questa mentalità.
Ha detto di sentirsi russo nel carattere. Cosa intende?
Nei pensieri mi sento più vicino a ragazzi dell’Est. Per esempio ho 22 anni e sto già pensando al matrimonio. E’ difficile che alla mia età un italiano ci pensi: ho compagni ultratrentenni che vivono ancora con i genitori, anche se sono fidanzati da anni.
Se le capitasse di dover giocare un’Italia-Russia avrebbe problemi?
Non guardo al di là della rete, chiunque ci sia penso soltanto a vincere.
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