Le aspirazioni ucraine

Foto: Itar-Tass

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Il Paese guarda a Est con Mosca? O a Ovest con Bruxelles? A Kiev non sembrano avere le idee molto chiare. E prova a stare nel mezzo

Per la sua posizione geografica l’Ucraina ha una funzione di ponte tra Europa e Russia. A vent’anni dall’indipendenza da Mosca, Kiev cerca però ancora una vera collocazione sulla scacchiera internazionale. Al Cremlino vorrebbero tenersela stretta, a Bruxelles c’è chi preme per una rapida integrazione e chi tutto sommato ha altre cose a cui pensare. In Ucraina la posizione è un po’ schizofrenica: lo è stata con il presidente Leonid Kuchma, il primo a sperimentare la cosiddetta “multivettorialità”, un piede in due scarpe insomma, è poi proseguita con gli arancioni Victor Yuhschenko e Yulia Tymoshenko, che si sono riempiti la bocca di Europa senza combinare nulla (al capo di Stato interessava più la Nato e si è vista come è andata a finire), e continua oggi con Victor Yanukovich, uno che ogni giorno ribadisce la vocazione europea, in realtà si sposta come un bradipo con il fiato di Mosca sempre sul collo.

L’ultima volta a Strasburgo, Yanukovich ha ripetuto per l’ennesima volta che l’Europa è una priorità per il Paese e un fattore che deve unire tutti gli ucraini. In occasione dell’apertura della sessione parlamentare del Consiglio d’Europa (Pace) nel quale Kiev ricopre la presidenza di turno nel consiglio dei ministri, il capo di Stato non ha mancato l’occasione per ricordare che “l’integrazione europea rimane una priorità incondizionata per la politica interna ed estera dell’Ucraina”.

Certo, parole a cui dovrebbero seguire i fatti. Yanukovich ha detto che il suo governo vuole portare a termine entro l’anno le trattative sull’accordo di associazione e per la creazione dell’area di libero scambio. Un’opzione che alla Russia non piace e al Cremlino preferirebbero che Kiev partecipasse allo spazio economico eurasiatico con altre Repubbliche postsovietiche. Il percorso è però lento e ancora pieno di ostacoli. Da Bruxelles dicono che ci sono ancora sul tavolo questioni da risolvere che dipendono dalla “volontà politica” e dal “desiderio di voler soddisfare determinate condizioni”. Nulla è automatico.

A Kiev pare che vogliano ottenere il massimo con il minimo dello sforzo e soprattutto cercano anche di non irrigidire l’ingombrante vicino. La Russia offre sul breve periodo iniezioni di liquidità ed è interessata al controllo dei gasdotti, ha una strategia più decisa rispetto all’Unione europea, ma forse meno chance sul lungo periodo. L’Ucraina, priva di un’identità chiara, è nella terra di mezzo: non solo non ha ancora deciso dove andare, ma sembra in attesa che qualcun altro decida al suo posto. Poi, però, non ci si deve lamentare.

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