La difficile strada dell’integrazione

Alcuni operai stranieri al lavoro in un cantiere edile. Foto: Itar-Tass

Alcuni operai stranieri al lavoro in un cantiere edile. Foto: Itar-Tass

Dalle strade ai mercati e ai grattacieli d’acciaio, gli immigrati dell’Asia centrale aiutano i centri urbani russi a crescere, ma devono scontrarsi con ostilità e aperta xenofobia

Salite su un qualsiasi taxi moscovita: le probabilità che il tassista sia un giovane proveniente dall’Asia centrale, quasi sicuramente un moldavo appena arrivato in città e che necessita del vostro stesso aiuto per guidarvi fino alla piazza Rossa, sono altissime.

Dalle ex repubbliche sovietiche, i migranti senza necessità di visto si sono precipitati in Russia a milioni alla ricerca di un lavoro, e le aziende locali sono state pronte a sfruttarne la manodopera a basso prezzo. Il Servizio federale per la migrazione (Fms) calcola che solo nei primi mesi di quest’anno gli stranieri entrati regolarmente nel Paese per lavorare sono 1,7 milioni, un dato che va quanto meno triplicato se si includono gli irregolari. I nuovi immigrati spalano la neve, raccolgono i rifiuti e lavorano alla costruzione dei grattacieli.

Bakhyd Asilbekulu ha 21 anni, è arrivato dal Kirghizistan e lavora come uomo delle pulizie in un mercato di Mosca per 15mila rubli (meno di 400 euro) al mese. Condivide una stanza di un ostello con una decina di suoi concittadini e a dicembre vorrebbe tornare a salutare i parenti per una settimana, ma non lo farà per non disperdere i piccoli risparmi accumulati finora. L’emigrazione dalle ex repubbliche sovietiche, e in particolar modo dall’Asia centrale, è motivata dalla povertà, dal fascino che ha la Russia in piena espansione, dalla domanda di manodopera soprattutto nelle grandi città.

Così il trend è destinato a proseguire negli anni a venire. Entro il 2030 l’economia russa avrà bisogno di almeno altri 30 milioni di immigrati secondo Vyacheslav Postavnin, ex vicedirettore del Servizio federale per la migrazione e presidente del Migration XXI Century Fund, un gruppo di attivisti. "Se non ci fossero gli immigrati, ogni metro quadro di proprietà immobiliare costerebbe il triplo e le strade il doppio" ha spiegato Postavnin in una conferenza stampa organizzata nelle scorse settimane. "Il 10% del Pil è generato da immigrati". Gli stessi, fanno figli in misura maggiore rispetto ai russi, consentendo così alla Federazione di limitare la perdita di abitanti (ai ritmi attuali, i 143 milioni di abitanti del 2010 dovrebbero scendere a quota 90 milioni nel 2050).

Il Fms ha annunciato all’inizio di quest’anno un piano per alleggerire il processo di immigrazione, aumentare il numero dei residenti regolari e rendere più facile la concessione della cittadinanza, anche attraverso una dura lotta alla corruzione. Di pari passo, tuttavia, occorre lavorare sui processi di integrazione, contrastando duramente i fenomeni di xenofobia ed evitando che si creino muri tra vecchi e nuovi cittadini.

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