Foto: Ria Novosti
Una campagna contro il razzismo dopo un nuovo episodio d’intolleranza ai danni di Roberto Carlos, brasiliano dell’Anzhi contro cui è stata lanciata una banana nell’ultimo turno di campionato dalla tifoseria del Samara. Il comitato organizzativo per i Mondiali di calcio del 2018 corre ai ripari. C’è da combattere l’ultranazionalismo, gli skinheads, che usano il calcio per diffondere nella società russa il credo razziale. Con numerosi episodi di violenza, verbale e fisica, negli ultimi mesi.
Il comitato organizzatore per i Mondiali in Russia sta, dunque, per varare una campagna di sensibilizzazione contro l’intolleranza razziale. Imperativo: fermare la discriminazione nel calcio russo. Contrastando il potere delle frange nazionaliste che s’infiltrano nelle tifoserie dei club, ostacolo reale per l’organizzazione del Mondiale di casa nel 2018. L’annuncio segue la nuova aggressione ai danni di Roberto Carlos.
Al terzino brasiliano dell’Anzhi, neopromosso in prima divisione, un tifoso del Krylia Sovetov Samara, nell’ultimo turno di Premjer Liga, ha lanciato una banana. Carlos ha subito lasciato il terreno di gioco. “Non ho alcuna voglia di continuare a giocare - sono state le prime parole del difensore verdeoro, ex Inter (1995-1996) e Real Madrid, campione del Mondo 2002, arrivato in Russia dal Corinthias di San Paolo -. Cose del genere non dovrebbero essere tollerate in Paesi civili. Spero che la Federazione russa, l'Uefa e la Fifa diano il giusto valore a questo gesto disgustoso”. Il Samara si è scusato.
Il messaggio intollerante della destra nazionalista è sempre più diffuso nel Paese. Un fenomeno sociale che accomuna l’Europa del calcio. Germania, Serbia, Italia. Su tutti, il serbo ultrà Ivan Bogdanov che lo scorso novembre paralizzava assieme ai suoi seguaci la partita tra azzurri e balcanici allo stadio di Genova. Il capo del comitato organizzatore per i Mondiali russi, Alexei Sorokin, ha assicurato massimo impegno contro il razzismo che in Russia “è molto difficile da controllare, ma siamo pronti per attuare una serie di iniziative per contrastarlo”, aggiungendo che non si tratta “di un fenomeno radicato bensì di un paio di casi isolati”.
La prima offesa a sfondo razzista verso Roberto Carlos, voluto all’Anzhi dal presidente milionario Suleiman Kerimov, è avvenuto in marzo, due settimane dopo il suo arrivo in Daghestan. Un tifoso dello Zenit San Pietroburgo, campione di Russia allenato da Spalletti, gli mostrava - attraverso la recinzione degli spalti sotto lo sguardo di spettatori divertiti - una banana appena sbucciata.
Il tifo dello Zenit è stato segnato in passato da altri episodi razzisti. Nel marzo 2008 in Coppa Uefa contro il Marsiglia accoglieva i supporter francesi coperti in viso e con i cappucci bianchi del Ku Klux Khan. Imitavano i versi delle scimmie. Lanciando banane per offendere gli atleti neri del club transalpino. Anche la tifoseria dello Spartak Mosca è legata al nazionalismo di estrema destra. Lo scorso dicembre un uomo del Kirghizistan veniva ucciso a coltellate dopo le violenze generate per la morte di un ultrà moscovita in una rissa con alcuni cittadini caucasici avvenuta dieci giorni prima.
“Il razzismo contro i neri è presente negli stadi: ogni volta che toccano palla senti i rumori, lo senti, è più difficile per me che per altri, come i brasiliani, perché io sono russo”. Peter Odemwingie è un 30enne attaccante nigeriano ma naturalizzato russo che ha lasciato il Lokomotiv Mosca per il West Bronwich Albion, Premier League inglese. E’stato oggetto più volte di offese a sfondo razziale. “Ma i gruppi razzisti sono contro tutto ciò che non sia russo, non solo le persone di colore”, afferma.
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