A sinistra, Ygor Secin, scaricato dal Cda di Rosneft ad aprile. Primo esempio delle novità presidenziali. Foto: Getty Images/ Fotobank
Il Presidente Dmitri Medvedev ha presentato a Magnitogorsk, nella capitale dell’acciaio, un documento che alcuni analisti hanno subito ribattezzato come “I dieci comandamenti di investimento”. Si tratta di una serie di disposizioni ideata per aumentare la trasparenza e attirare capitali, soprattutto dall’estero. «Abbiamo bisogno di tecnologia, abbiamo bisogno di denaro. E ci serve la fiducia e l’interesse degli investitori russi e di quelli stranieri», ha spiegato, ribadendo poi che è impegnato in prima persona a combattere la corruzione.
Tra le decisioni, Medvedev ha disposto il dimissionamento, a partire dal 1˚ luglio, di tutti i membri del governo dai consigli di amministrazione delle imprese pubbliche. Come è accaduto ad aprile a Ygor Secin, ex ad dell’azienda petrolifera statale Rosneft. Inoltre, Medvedev ha incaricato il Ministero per lo Sviluppo economico di rimuovere normative rigide e regolamentazioni inutili che potrebbero essere d’intralcio all’economia. Se qualcuno desidera investire, bisogna procedere senza troppa burocrazia. Quindi ha previsto di privatizzare una serie di attività economiche e, in autunno, prenderà corpo un fondo per investimenti diretti, con una dotazione pari a 1,34 miliardi di euro. Inoltre, per venire incontro alle crescenti richieste del ceto medio, è stato approntato un programma di defiscalizzazione su pensioni e assicurazioni sanitarie. Le buone intenzioni quindi non mancano e a questo punto si passa alla fase esecutiva, con la consapevolezza che la posta in gioco è alta.
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Già in passato Medvedev aveva parlato della necessità di attrarre in Russia nuovi investimenti locali ed esteri, definendo asfittico l’attuale clima di investimenti del Paese. Questa volta però il Presidente è passato alle vie di fatto, annunciando iniziative concrete e misure specifiche, e stabilendo le scadenze entro cui implementarle. E poiché alcune di queste soluzioni sembrano destinate a scatenare la decisa opposizione di influenti gruppi di interesse, le riforme si presentano come un importante banco di prova per misurare l’effettivo potere di Medvedev e la possibilità che egli si ricandidi per un secondo mandato. Un successo anche solo parziale delle sue idee gli consentirebbe di basare la propria campagna elettorale sui temi della trasparenza e della lotta alla corruzione.
Affermando con semplicità ed efficacia che chi teme la trasparenza ha qualcosa da nascondere, Medvedev non ha lanciato certo un’accusa astratta: le ripetute richieste avanzate da Navalny per visionare i verbali delle assemblee dei consigli di amministrazione di diverse compagnie statali hanno incontrato una resistenza enorme. Due compagnie hanno addirittura tentato, senza riuscirvi, di modificare la legge, per respingere le richieste di informazioni avanzate dagli azionisti. Ma la più controversa delle proposte di Medvedev è quella che prevede la rimozione dei burocrati di spicco dai Cda pubblici. Così facendo, di fatto, si vanno a toccare interessi rilevanti e non è detto che alla fine le buone intenzioni vadano in porto.
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L’interpretazione delle vicende politiche interne russe è sempre stata particolarmente difficile. I mesi che ci avvicinano alle elezioni presidenziali indicano, però, che è in atto un cambiamento. I prodromi vanno ricercati nell’intervento del Presidente Medvedev al Forum di Davos nel gennaio scorso, dove ha indicato le linee del piano di modernizzazione, volto a fare della Russia un posto più attraente e ospitale per stabilire iniziative economiche e pianificare investimenti. Il piano è articolato in dieci punti che riguardano privatizzazioni e risorse per la tecnologia, ricerca e infrastrutture.
Gli osservatori più scettici potrebbero classificarlo come un proclama di buone intenzioni, ma gli sviluppi più recenti indicano che ci sono le condizioni per realizzarlo. Ad aprile, nella città di Magnitogorsk, Medvedev ha rilanciato il tema della modernizzazione. Gli argomenti sviluppati sono stati la lotta alla corruzione, l’attrazione di investimenti (con l’ottimizzazione del quadro normativo), il miglioramento dell’efficienza economica tramite le privatizzazioni, più altre facilitazioni come il rapido ottenimento dei visti.
La nota positiva è che le misure contenute nel Manifesto sono ora associate a scadenze, le prime già previste entro l’estate, come la riduzione dei tempi per ottenere le licenze. Le recenti dimissioni del vice primo ministro Ygor Secin dalla presidenza di Rosneft, vanno lette nel quadro delle indicazioni presidenziali per allentare la presenza politica nella vita economica del Paese.
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