La corsa all’Artico e la poltrona del Cremlino

I progetti internazionali di collaborazione tra i giganti dell’energia Bp e Rosneft si intrecciano alle prossime elezioni presidenziali del 2012

Il matrimonio russo-britannico non si farà. Non è stata trovata nessuna soluzione al progetto di alleanza tra il gigante russo statale del petrolio Rosneft e la British Petroleum, la compagnia inglese che vede sfumare così le ambizioni sui giacimenti nell’Artico. Rosneft cerca forse altri partner; in corsa ci sono Exxon, Shell, Chevron, i cinesi. Quello che sta sotto la calotta fa gola a mezzo mondo.

 

Era stato il premier russo Vladimir Putin lo scorso gennaio a benedire il progetto che prevedeva uno scambio di partecipazioni da 16 miliardi di dollari tra i due colossi energetici. Ma qualcosa è andato storto. A mettersi di traverso sono stati proprio i soci russi della joint venture di Bp nell’ex repubblica sovietica, la Tnk-Bp. L’oligarca Mikhail Friedman non ha infatti accettato le ultime offerte inglesi, oltre 30 miliardi di dollari per la quota detenuta dal gruppo Access Renova e farsi da parte, e ha fatto così ingoiare una pillola amara a Putin.

 

Neppure al Presidente Dmitri Medvedev la cosa è piaciuta troppo, se è vero che ha detto che “bisognava prestare più attenzione alle sfumature degli accordi tra azionisti e sulle questioni giuridiche, che sorgono sempre nell'ambito della preparazione di tali importanti documenti“. Dietro il mancato affare c’è insomma la lotta per il controllo dei grandi gruppi energetici, pubblici e privati, che hanno nella Russia di oggi un enorme peso non solo economico, ma anche politico.

 

Se da un lato lo Stato cerca di acquisire sempre maggior potere attraverso le compagnie controllate come Rosneft nel campo del petrolio e Gazprom in quello del gas, dall’altro i gruppi privati non vogliono essere tagliati fuori. La corsa alla risorse dell’Artico si intreccia con quella al Cremlino: il primo ministro Putin e il Presidente Dmitri Medvedev, pur giocando nella stessa squadra, hanno visioni diverse sulla strategia da adottare per raccogliere il massimo profitto nella grande partita energetica.

 

Il matrimonio mancato tra Rosneft e Bp, anche se gli inglesi credono ancora alla collaborazione e la porta è, secondo alcuni, ancora aperta, è in sostanza un tassello nell’intricato puzzle da costruire in vista delle elezioni presidenziali del 2012 per capire chi sarà il prossimo inquilino del Cremlino.


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