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Vladimir Putin fu il primo capo di stato a chiamare George W. Bush dopo l'attentato dell'11 settembre 2001. Ora il presidente Barack Obama ha restituito il favore, comunicando al Cremlino l'uccisione della mente dell'11 settembre Osama Bin Laden prima di darne l'annuncio ufficiale agli Usa e al mondo.
“Abbiamo apprezzato il fatto che le autorità russe siano state informate con sufficiente anticipo rispetto all'annuncio ufficiale da parte del presidente degli Stati Uniti Barack Obama”, ha fatto sapere il ministro degli Esteri in un breve comunicato. Il ministro, però, non ha fatto commenti sull'operazione Usa, neanche il Cremlino vi ha fatto riferimento nel comunicato a parte in cui prometteva di rafforzare la propria cooperazione con gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo.
I funzionari russi hanno denunciato diverse volte il coinvolgimento di Al Qaeda nella situazione del Caucaso settentrionale, e l'uomo che sarebbe stato indicato come il probabile successore di Bin Laden, ha addirittura trascorso alcuni mesi in una prigione del Daghestan nel 1990. Nonostante questo gli esperti della sicurezza hanno affermato che il legame tra Bin Laden e il Caucaso settentrionale è più che altro simbolico, e che la morte di Bin Laden non dovrebbe avere un grosso impatto sulla situazione russa.
La caccia a Bin Laden durava da quasi dieci anni dopo che il leader di Al Qaeda aveva rivendicato la responsabilità dell'attentato dell'11 settembre. “Il Cremlino ha appreso la notizia dell'importante successo degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo internazionale,” hanno riferito i portavoce del Cremlino. “La Russia purtroppo sa bene, per esperienza, cosa sia al Qaeda”.
Il Cremlino ha inoltre aggiunto che il terrorismo globale potrà essere sconfitto solo grazie a sforzi congiunti e ha proposto di allargare la cooperazione in questo senso, come aveva già promesso l'allora Presidente Putin quando chiamò il presidente Bush in seguito agli attacchi dell'11 settembre. Quella telefonata segnò un punto di svolta nelle relazioni russo-americane dell'epoca.
Il ministro russo degli Esteri ha paragonato Bin Laden al defunto guerrigliero ceceno Shamil Basaev, e l'operazione anti-terrorismo americana in Pakistan a quelle della Russia nel Caucaso settentrionale dove, come si afferma nel comunicato, continua la caccia agli emissari di Al Qaeda. Konstantiv Kozachev, presidente della Commissione per gli Affari internazionali del parlamento russo, ha detto che Bin Laden è stato coinvolto in attacchi avvenuti sul territorio russo.
Kozachev ha anche avvertito che l'uccisione di Bin Laden potrebbe alimentare una serie di rappresaglie da parte della rete terroristica internazionale. Così le forze dell'ordine di Mosca hanno rafforzato la sorveglianza attorno all'ambasciata americana.
I ribelli del Caucaso settentrionale hanno attaccato diverse volte le sedi di istituzioni pubbliche a Mosca anche se non hanno mai rivolto le proprie minacce contro gli Stati Uniti o altre istituzioni straniere. Anche se un cittadino americano è morto per mano dei ribelli ceceni, durante l'assedio del teatro di Nord-Ost a Mosca nel 2002. E' da notare il fatto che è stato proprio in seguito all'attentato di Nord-Ost che Bin Laden ha parlato per la prima e unica volta del Caucaso settentrionale nel corso di uno dei suoi interventi pubblici, descrivendo i ribelli come vittime dell'aggressione russa e come gruppo che bisognava aiutare. I primi legami accertati tra Bin Laden e il conflitto nel Caucaso settentrionale risalgono al 1995, quando Bin Laden offrì 1500 dollari per munire di un fucile kalashnikov e pagare le spese del viaggio per chi fosse pronto a combattere come volontario in Cecenia, secondo quanto riferito nel 2001 a una corte americana da un disertore sudanese di Al Qaeda.
Stranamente Bin Laden è stato spesso ripreso e fotografato con un kalashnikov tra le mani o a poca distanza. Stando alle sue dichiarazioni il kalashnikov apparteneva a un soldato russo che aveva ucciso combattendo contro l'armata sovietica in Afghanistan nel 1980. Alla fine del 1996, il numero due di Al Qaeda e probabile successore di Bin Laden, l'egiziano Ayman al Zawahiri, si recò nel Caucaso settentrionale in cerca di una nuova sede per l'organizzazione terroristica dopo che era stata espulsa dall'Egitto e dall'Arabia Saudita. Al Zawahiri venne arrestato in Daghestan mentre tentava di attraversare il confine in modo illegale, e passò diversi mesi in una prigione locale prima di essere espulso. In seguito Al Qaeda fece dell'Afghanistan il proprio quartier generale.
Dopo gli attacchi dell'11 settembre, diverse indagini riportarono l'informazione secondo cui due dei dirottatori avrebbero combattuto in Cecenia e un terzo, prima degli attacchi, avrebbe detto agli amici che sarebbe andato in un campo di addestramento di Al Qaeda in Cecenia o in Afghanistan. Diversi membri operativi di Al Qaeda arrestati negli ultimi dieci anni, tra cui i sospetti arrestati a Londra nel 2003 per aver tentato di produrre nel proprio appartamento della ricina, un potente veleno, hanno combattuto in Cecenia o hanno fatto dei periodi di addestramento nel Paese caucasico o nella gola del Pankisi in Georgia dove abitano soprattutto etnie cecene.
Ogni combattente straniero ucciso dalla polizia o dalle forze di sicurezza nel Caucaso settentrionale, anche di recente, il 21 Aprile 2011 in Cecenia, viene automaticamente classificato dai funzionari russi come membro di Al Qaeda.
I combattenti stranieri dislocati nel Caucaso settentrionale, descritti come “membri della fratellanza errante dei paladini della jihad” dal ricercatore americano Brian Glyn Williams, un'autorità per quanto riguarda i legami tra Al Qaeda e la Cecenia, sono apparsi per la prima volta in Cecenia nel 1995. Anche se il piccolo gruppo di guerriglieri stranieri considerava la Cecenia come uno dei tanti campi di battaglia della jihad globale, è diventato presto un forza in grado di soppiantare l'influenza secolare dei separatisti ceceni. Si ritiene che alcuni di questi guerriglieri abbiano combattuto contro l'esercito sovietico in Afghanistan, come Bin Laden.
L'alleanza tra i combattenti, guidati dall'emiro di origine saudita Khattab e Basayev, ha dato alle autorità russe il pretesto per dipingere i leader della ribellione del Caucaso settentrionale come parte attiva dei piani globali di Al Qaeda. Nel 2003, nel pieno svolgimento della seconda guerra in Cecenia, il Presidente Putin annunciò ai giornalisti a Parigi che Al Qaeda stava mantenendo la sua presenza nel Caucaso del Nord. “Non ci sono più campi d'addestramento di Al Qaeda in Cecenia, ma i suoi soldi e i suoi addestratori sono ancora in giro”, disse. Tuttavia neanche un ceceno è stato mai arrestato fuori dalla Russia per eventuali coinvolgimenti nella rete di Bin Laden. I pochi cittadini russi arrestati dalle forze di coalizione in Afghanistan e detenuti in seguito a Guantanamo, comprendevano persone originarie del Tatarstan, del Bashkortostan e della Kabardino-Balkaria. Tutti sono stati rimandati in Russia e in seguito rilasciati.
Andrej Soldatov, un analista della sicurezza della società di ricerca Argentura, afferma che tirare in ballo la presenza di Al Qaeda nel Caucaso del nord potrebbe aiutare le autorità russe a far credere che stiano combattendo un nemico comune insieme agli Stati Uniti e alle altre potenze occidentali.
“Questa sarebbe una facile via d'uscita per respingere le critiche mosse dai Paesi stranieri alla brutalità della repressione anti-terroristica da parte delle forze armate russe nel Caucaso settentrionale”, ha spiegato.
Enver Kisriyev, un esperto di Caucaso dell'Istituto di Etnografia e Antropologia dell'Accademia Russa delle Scienze ha confermato tale tesi dicendo, “Annunciare che si sta combattendo contro Al Qaeda permette ai funzionari federali e locali di agire spesso al di fuori dei limiti della legalità.”
Secondo Soldatov la morte di Bin Laden non dovrebbe influire più di tanto sulle attività dei ribelli del Caucaso del Nord, che non condividono l'obiettivo globale di Al Qaeda di lotta contro il dominio degli Stati Uniti, visti come il principale nemico dell'Islam.
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