Foto: Itar-Tass
Sette anni fa era salita alla ribalta internazionale durante la rivoluzione arancione. Yulia Tymoshenko, a fianco di Victor Yushchenko, era stata la forza trainante della rivoluzione arancione che nell’ex repubblica sovietica aveva segnato il cambio di regime a Kiev. Via il vecchio presidente Leonid Kuchma, sconfitto il suo delfino Victor Yanukovich nella ripetizione del ballottaggio, Yushchenko era diventato presidente e Yulia Tymoshenko aveva occupato la poltrona di primo ministro.
La luna di miele era però finita in fretta e la rivoluzione si era rivelata un bluff. Guerre intestine per spartirsi la torta, promesse mai mantenute, credibilità nulla: i due avevano il Paese in mano e hanno finito per regalarlo nientemeno che a Yanukovich, che l’anno scorso non si è certo fatto pregare per arrivare alla presidenza. E così la bella Yulia, arrivati i cinquant’anni, si è ritrovata a fare l’opposizione con un avversario che non le risparmia nulla.
Abbandonata da molti, con un seguito popolare limitato, è sempre seconda dietro Yanukovich nei rating che pur danno l’attuale capo di Stato in calo enorme. La Tymoshenko non riesce peró a convincere quasi più nessuno. Gli ucraini, rimasti scottati dall’esperienza arancione e ora in procinto di farsi bruciare da quella blu (il colore del Partito delle regioni di Yanukovich & Co.), hanno perso ogni illusione e appaiono rassegnati di fronte a una classe politica che se potessero cambierebbero subito.
Yulia non incanta più, il suo populismo non fa breccia in un popolo che vorrebbe finalmente un cambiamento vero. Come se non bastasse, è messa in un angolo da quella che lei stessa chiama “giustizia selettiva”. Indagata su più fronti per le questioni più diverse che si possono riassumere in casi di abuso d’ufficio, l’ex premier fa in questi giorni la spola tra parlamento e procura, impegnata a difendersi e proclamare la sua innocenza.
L’ultimo caso riguarda i contratti del gas firmati nel 2009 con la Russia. Secondo l’accusa sono stati sottoscritti senza il benestare del governo e hanno recato un danno di 1,5 miliardi di grivne, circa 150 milioni di euro. Lei ha sempre declinato ogni responsabilità e parla di persecuzione. Già un paio di volte era caduta nell’occhio dei tribunali, finendo dietro le sbarre anche per qualche giorno. Tutto si era risolto poi nel nulla. Come spesso succede nelle lande ucraine. L’ex principessa del gas non sembra però in grado di rispondere agli avvertimenti dei suoi concorrenti che la tengono ora ben a distanza. Brutti tempi per Yulia. E il peggio deve forse ancora venire.
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