Foto: Itar-Tass
È ancora troppo presto per parlare di campagna elettorale per le presidenziali russe, ha detto di recente Vladimir Putin. “Arriverà il tempo e prenderemo la decisione appropriata, sarete soddisfatti”, queste le sue parole. Ad essere contenti, quando sarà fatta chiarezza (e sarà certo il premier a farla) saranno i giornalisti e i cremlinologi che ormai non perdono occasione per scrivere di guerre fratricide, colpi proibiti, duelli all’ultimo sangue tra l’attuale primo ministro e l’occupante attuale del Cremlino, Dmitri Medvedev. Scelto quattro anni fa proprio per questo compito. I tempi però cambiano.
E ora l’èlite al potere dovrà decidere come si andrà avanti. Putin, Medvedev, un terzo incomodo? E giù fiumi di inchiostro. Bisogna stare calmi e aspettare. I passaggi di potere nella Russia di oggi sono arrivati in maniera formalmente democratica: ci sono le elezioni, il popolo vota il candidato che preferisce. Ma il vincitore si sa già in partenza. Non sono elezioni con il trucco, ma è facile prevedere quando saranno stabilite le candidature chi sarà il prossimo inquilino del Cremlino.
Passata l’estate, con le elezioni per la Duma alle porte, si avrà maggiore chiarezza. Intanto ci si può divertire a speculare. Gli stessi russi non hanno le idee molto chiare. Secondo un sondaggio del Levada Center il 55% dei russi crede che le voci su un divorzio tra i due leader siano esagerate. Allo stesso tempo il 38% degli intervistati si è detto convinto che Putin e Medvedev debbano presentarsi entrambi, mentre il 18% preferirebbe vedere candidato l'attuale premier, già due volte Presidente, e il 12% vorrebbe candidato l’attuale capo di Stato. Circa il 32%, inoltre, è sicuro che il nome del futuro Presidente dipenderà solo da quello che deciderà il tandem di oggi.
E il gioco odierno potrà durare ancora per altri quattro anni. Facce nuove, insomma, non se ne vedranno. Nemmeno sul fronte degli sfidanti, visto che ad annunciare la candidatura per sfidare o Putin o Medvedev sono stati i vecchietti Vladimir Zhirinovski, capo del partito liberal-democratico, e Gennadi Zyuganov, numero uno dei comunisti. Il primo ha già partecipato quattro volte alle presidenziali, il secondo ci ha già provato tre volte: nel 1996 ha perso contro Boris Eltsin dopo una campagna elettorale manipolata in grande stile e con il sostegno incondizionato degli oligarchi che temevano il ritorno rosso. Oggi i colori della Russia sono cambiati e i poteri forti hanno altre paure. Per questo le scelte saranno di compromesso e sulla comoda poltrona del Cremlino siederà…
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