Così torna in vita quella tradizione antica e misteriosa

Foto: AFP/East News

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Il 24 aprile suoneranno come sempre le campane: l’intero Paese virà con trasporto la festa che 20 anni fa era ancora vietata e oggi è la più importante per i russi.

Sorride soddisfatta Galina Ivanova quando pensa ai preparativi per la Pasqua della sua infanzia. La 70enne, che viene da un paesino della piccola Repubblica Ciuvascia, ricorda i rami di salice che si inserivano come simbolo della Pasqua in un vecchio e cvaso di coccio. Ricorda che appendeva una corona e una ghirlanda di rami di salice pieghevoli sopra la soglia per attirare la buona sorte. Così come è ben vivo nella sua memoria il “giovedì pulito”, come si chiama qui il giovedì santo. Giornata in cui si puliva l’intera casa e si metteva in ordine anche la stalla. Durante gli anni dell’Unione Sovietica, la festa ortodossa della Pasqua, che come nella vecchia Russia dura anche oggi 40 giorni, era vietata, ma molte tradizioni si sono mantenute intatte.

Decorare le uova

La Paqua è la festa più amata dal popolo russo. Ancor più del Natale, quindi, perché unisce credenti e laici, cattolici e non, residenti nelle città, così come nelle campagne, da Mosca alla Sacha-Jacuzia, dalla Carelia a Vladivostok. «Ai tempi della mia infanzia non era possibile comprare il pane pasquale», racconta Galina, «e quindi il Kulich veniva preparato con cura all’interno della casa, insieme con il dolce realizzato a forma di piramide Pascha, il cui nome deriva da Paskha, che in russo significa appunto Pasqua».

Agonia e rigenerazione

Di uova di cioccolato e coniglietti pasquali Galina non ha mai sentito parlare. «A quei tempi si dipingevano i gusci delle uova con un impasto di cera o si creavano con un’antica tecnica slava meravigliose uova decorate».

A Pasqua in tanti vanno in pellegrinaggio ai cimiteri per ricordare i morti. In quel giorno un terzo dei russi visita le tombe dei propri parenti e due terzi della popolazione prepara piatti tradizionali, mentre il 42% invita nei giorni di festa i propri cari a un lauto pranzo pasquale.

Ma la Pasqua è anche la festa delle contraddizioni: da un lato ci sono le severe regole ecclesiastiche, l’idea dell’agonia e della risurrezione; dall’altra c’è la tradizione pagana dei giochi popolari rumorosi e allegri, dei “giochi dell’uovo” e del banchetto festante.

Per la 25enne Irina Certanova, Pasqua significa soprattutto un digiuno severo e la gioia che segue dopo l’osservanza del canone ecclesiastico. «Sono ormai cinque anni che la celebro consapevolmente come festa spirituale», spiega. Per la maggior parte dei suoi parenti è diverso: si limitano a biglietti di auguri o gustano un dolce pasquale acquistato al supermercato. Irina, invece, la sera della vigilia va a messa. «In quell’occasione avverti sensazioni particolari: sei circondata da persone che sentono una profonda gioia per la risurrezione di Cristo. E dentro di te cresce la certezza che Dio esiste e che oggi è accaduto qualcosa di grande».

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