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Le Borse dei mercati emergenti e le asset class di nicchia a disposizione anche del piccolo risparmiatore e senza costi eccessivi. È la rivoluzione resa possibile dalla diffusione degli Etf, strumenti che consentono di investire - con un solo versamento - su una pluralità di titoli sottostanti. Un po’ come i fondi comuni, ma con la particolarità di non movimentare il portafoglio: cosa che permette di praticare commissioni più contenute, tra lo 0,3 e lo 0,8%. Inoltre, essendo quotati, gli Etf possono essere acquistati e venduti negli orari normali di apertura dei listini, con valorizzazione immediata dell’operazione.
Proprio il boom degli Etf preoccupa tuttavia gli analisti. Infatti, la corsa
scatenata all’acquisto di prodotti che hanno per sottostanti i principali
indici russi rischia di creare una bolla sui mercati, che potrebbe scoppiare da
un momento all’altro.
La Borsa di Mosca è reduce da una corsa senza soste (+150% nel 2009 e +225% nel
2010), trainata anche dalle buone prospettive del pil, che tuttavia è sempre
più dipendente dal petrolio. «Le sviluppo parallelo degli Etf e delle
motivazioni addotte per investire nei mercati emergenti ha prodotto fin qui
risultati strabilianti » dice Chris Weafer, responsabile delle strategie di
Uralsib a Mosca. «Gli Etf hanno riscosso un forte interesse presso gli
investitori desiderosi di attingere ai mercati in forte crescita, in quanto
possono offrire un’ampia diversificazione e la possibilità di investire in aree
specifiche».
Le performance di Borsa indicano che la Russia sta attirando investimenti
finanziari dal mondo occidentale: per il fund tracker Epfr Global, nella sola
ultima settimana di marzo i nuovi flussi in entrata hanno raggiunto i 216
milioni di euro rispetto ai 139 della settimana precedente, segnando così una
performance positiva per la quindicesima settimana consecutiva. «Chi investe in
Etf continua ad aumentare la propria esposizione sulla Russia. Quasi tutti gli
afflussi verso i fondi russi provengono da Etf nazionali, proseguendo così nel
trend avviato alla fine dell’anno scorso» dice Weafer.
Proprio la vicinanza tra gli Etf e i titoli azionari, quanto a liquidità e
facilità di negoziazione, rende i fondi passivi uno strumento ideale per la
speculazione. In sostanza, quello che in gergo finanziario si definisce “hot
money”, ovvero una strategia mirante a ottenere guadagni in tempi rapidi. «Il
mercato di Mosca al momento si differenzia rispetto al trend generale. Avendo
assorbito molto meno hot money occidentale, è meno esposta alle speculazioni e
al più generico passaggio dai mercati emergenti con successivo ritorno verso il
mondo sviluppato» dice Liam Halligan, capo economista di Prosperity Capital
Management. Inoltre, anche i piccoli risparmiatori europei hanno acquistato in
massa Etf focalizzati sui listini russi, a volte di propria iniziativa, altre
su input dei propri consulenti finanziari. «Il boom di fondi passivi sulla
Russia è dovuto anche al fatto che il Paese è sempre più citato da gli
investitori professionali tra i mercati con maggiori di potenzialità di
crescita nell’anno in corso e nel prossimo» precisa Halligan.
Resta da capire, tuttavia, la sostenibilità del trend in corso. La storia
finanziaria, anche recente, dovrebbe portare a diffidare dai facili entusiasmi:
quando sui mercati c’è troppo ottimismo, il pericolo di un crollo improvviso
potrebbe essere dietro l’angolo. «Questi flussi nei fondi sono molto sensibili
nei confronti dei trend dei prezzi del petrolio e di altre materie prime.
Questo accresce il rischio di una grande instabilità dei mercati» dice Weafer.
Un segnale preoccupante è arrivato dal Market Vectors Russia, il più importante
fondo comune d’investimento russo quotato negli Usa, che secondo quanto
rilevato da Bloomberg a fine febbraio ha bruscamente aumentato la sua vendita
allo scoperto di fondi russi. Segno che, evidentemente, i gestori professionali
vedono concretizzarsi il rischio di una brusca correzione e prendono posizione
vendendo titoli che non possiedono in portafoglio, con la prospettiva di
riacquistarli a prezzi più convenienti.
3 ragioni per investire con gli Etf :
1. Sono strumenti trasparenti e semplici da comprendere anche da parte del risparmiatore che non ha conoscenze finanziarie avanzate. Si tratta di un valore aggiunto importante dopo la crisi di fiducia post-recessione.
2. Consentono, con un solo versamento, di investire su una pluralità di sottostanti. Questo approccio è il migliore per ridurre il rischio totale del portafoglio e puntare a una crescita sostenibile nel tempo.
3. Sono meno costosi rispetto ai fondi comuni - anche della metà - perché non si affidano alla gestione attiva dei professionisti. E i risultati passati dicono che questo spesso porta a rendimenti migliori per i risparmiatori.
Pareri:
Chris Weafer, responsabile delle strategie di UralSib:
«Per molti aspetti lo sviluppo parallelo degli Etf e dei mercati emergenti è stato una felice coincidenza. Gli Etf hanno riscosso un forte interesse presso gli investitori desiderosi di attingere ai mercati in forte crescita, in quanto possono offrire un’ampia esposizione oppure “drill down” in aree specifiche»
Liam Halligan, capo economista di Prosperity Capital
«Il mercato russo finora è stato destinataio di investimenti inferiori alla media degli emergenti, dopo la stretta creditizia in Occidente. Avendo assorbito molto meno hot money occidentale, la Russia è meno esposta alle speculazioni e al più generico passaggio dai mercati emergenti con successivo ritorno verso il mondo sviluppato»
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