Foto: AFP/East News
Nessun passo indietro sulle politiche nucleari. L’incidente al reattore di Fukushima non modificherà le politiche del Cremlino sul versante dell’energia nucleare. L’impianto giapponese, costruito trentotto anni fa, era uno dei più vecchi rimasti in funzione, e malgrado il suo smantellamento fosse stato previsto per quest’anno, la sua licenza era stata rinnovata per un altro decennio.
Tra le economie emergenti, la Russia è il Paese che più di ogni altro fa affidamento sul nucleare, cui si deve il 16% di tutta l’energia prodotta a livello nazionale. Nonostante le proteste delle associazioni ambientaliste, il ritorno del caro-petrolio potrebbe favorire la costruzione di nuove centrali.
Vasily Nikonov, funzionario del ministero dell’Energia russo, ha dichiarato che l’aumento del proprio fabbisogno energetico richiede la costruzione di 18 nuovi impianti nucleari e idroelettrici. Un ragionamento condiviso dal premier Putin e dai leader di Bielorussia, Ucraina e Turchia: tutti Paesi che hanno recentemente acquistato dalla Russia degli impianti nucleari. A breve dovrebbe essere firmato un nuovo accordo per la realizzazione di una centrale in Bangladesh, per un costo di due miliardi di euro. Segno che questo è un business anche sul fronte dell’export. Molto difficile, quindi, che un giorno si possa tornare indietro abbandonando il nucleare.
La frase: Sergei Bubnov, analista
"La crescita dell’energia nucleare nei prossimi anni sarà in larga parte dovuta ai Paesi emergenti. Dei 72 impianti in via di progettazione, 48 saranno localizzati tra Cina, Russia, Corea del Sud e India. La Russia è il Paese che più di tutti punta su questa tecnologia”
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