Medvedev-Putin, rivoluzione elettorale?

Source: Reuters/Vostock photo

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Al tandem di governo è stato consigliato di smontare la verticale del potere. Resta aperta la questione su che cosa dovrebbe sostituirla.

Ogni annata che precede le elezioni ha il suo stile. Quest'anno è di moda l'apocalisse. Ci sono intere cartelle di relazioni specialistiche, che hanno visto la luce nelle ultime settimane, nelle quali viene dipinto in toni cupi il quadro della crisi politica che sta per travolgere la Russia. Lo scenario più crudo è quello che emerge dal Centro di studi strategici (Csr) nella relazione intitolata “La crisi politica in Russia e i suoi possibili meccanismi di sviluppo”.

In sintesi la sostanza della relazione è questa: se non verrà mandata in rottamazione la verticale di potere sviluppata dal tandem Putin-Medvedev, e se il tandem stesso non si ritirerà dalle scene di propria volontà (ripetendo più o meno il gesto a effetto compiuto da Boris Eltsin il 31 dicembre 1999), il Paese andrà incontro a sconvolgimenti simili a quelli della fine degli Anni '80 – inizio Anni '90. Adattato al momento storico attuale, una specie di variante egiziana. Ma la situazione è davvero così apocalittica?

Estenuati dal tandem

 

Tanto per cominciare gli autori della relazione hanno proposto al lettore, in vero stile pulp, le valutazioni poco lusinghiere dei gruppi di discussione a proposito dell'attrattiva elettorale sia del Presidente in carica che del tandem Putin-Medvedev nel suo insieme. “Medvedev, serve solo per far tornare i conti. L'ombra del padre di Amleto … Non so chi è che potrebbe votare per lui” (marzo 2011, Samara, donna, 43 anni, non laureata) è una delle affermazioni meno offensive riportate nel documento. Ce n'è anche per Vladimir Putin. Anche se, stando a quanto affermano gli esperti del Csr, il primo ministro a differenza del Presidente, continua a mantenere buona parte del suo elettorato, che però sta invecchiando velocemente “dal punto di vista del marketing”. Cosa che viene subito confermata dalla conclusione di uno degli intervistati: “Con l'arrivo di Putin non c'è dubbio che la situazione sia diventata più stabile, adesso tutto va meglio. Se con Gorbaciov e Eltsin la gente scioperava, protestava, faceva delle rivolte, adesso no, tutto va secondo le regole, in cima rubano, sotto tacciono e la situazione è stabile. E' questo che fa più paura. Perché può esplodere da un momento all'altro” (marzo 2011, Ekaterinburg, 43 anni, laureato).

In pratica gli autori della relazione constatano la stanchezza della nazione rispetto al tandem di per sé, indipendentemente da quale dei suoi membri correrà per il posto di Presidente. Se non verrà cambiato nulla, dicono gli esperti, alle prossime elezioni parlamentari e presidenziali certamente vincerà il potere attuale. Tuttavia perderà la sua legittimità agli occhi della parte più attiva della società, il che implica il rischio di una rottura forzata dell'edificio politico. Tra gli elettori, come fanno notare gli autori della relazione, emerge in modo sempre più pressante l'esigenza di una terza figura politica in grado di rappresentare tutto il Paese, alternativa al Presidente e al primo ministro in carica.

La cosa più incredibile è che questo quadro a tinte cupe non viene proposto dall'opposizione, ma da esperti vicini al potere. Il rapporto dell'Istituto per lo Sviluppo Contemporaneo (Insor) intitolato “La Russia del XXI secolo: l'immagine del futuro desiderato” è stato seguito a ruota dalle due relazioni gemelle dell'Istituto per lo Sviluppo delle Regioni e del CSR. Quest'ultimo tra parentesi è proprio il centro di ricerche del governo. E' stato il Csr che ha preparato il programma per il primo mandato presidenziale di Putin, nel quale si prevedeva il raddoppio del Pil entro il 2010. Il Pil però non è raddoppiato e gli analisti sono propensi a ritenere che la colpa non sia da imputare alla crisi economica mondiale. Per lo meno non solo a quella; un ruolo importante è stato giocato dai difetti strutturali della verticale.

Gli esperti del Csr propongo di ripararli in questo modo: abbandonare i tentativi di ottenere a tutti i costi la maggioranza parlamentare per il partito “Edinaja Rossija” (“Russia Unita”) e formare invece, dopo le elezioni, una coalizione di governo alla maniera del consiglio dei ministri di Evgenij Primakov. Per riuscire a realizzare tutto questo bisognerebbe posticipare (di circa 6 mesi) le elezioni presidenziali. C'è da dire che la legge non prevede nessuna procedura del genere, ma questo dettaglio non preoccupa più di tanto gli autori: la legge può essere modificata.

Fare carriera

 

Il rapporto del Csr, come anche altri lavori pubblicati di recente dagli esperti, sono letture senza dubbio molto interessanti. Ma le loro profezie si avvereranno? Come tutti sanno, dalle nostre parti, la fiducia verso il potere è direttamente proporzionale alla quantità di soldi che i vertici sono pronti a destinare alle pensioni, ai sussidi sociali e ad altre simili forme di compensazione in cambio della “lealtà”. E da questo punto di vista, in futuro, non si prevedono avvenimenti drammatici. Secondo le previsioni, la Russia quest'anno dovrebbe incassare grazie all'export di petrolio la cifra record di 350 miliardi di dollari. Secondo i dati della Banca Mondiale, già dall'anno prossimo il deficit pubblico della Russia verrà azzerato, e questo significa che le fondamenta finanziarie della verticale per ora non corrono seri pericoli.

Il problema è un altro: la sua struttura, anche se solida, manca del tutto di elasticità, sono troppe le “nervature di rinforzo” che non possono essere modernizzate senza spaccare tutto l'edificio. Ed è per questo che gli istituti strategici della verticale evitano accuratamente l'afflusso di “sangue fresco”. Se anche avviene una qualche rotazione, è solo da imputare agli spostamenti quasi impercettibili dei cosiddetti “ascensori della carriera” interni ai palazzi del potere. In pratica, sembra che la verticale si sia trasformata da efficace strumento amministrativo in statico puntello per la configurazione di potere esistente.

Secondo i dati della commissione presso la presidenza per la formazione e preparazione delle riserve dei quadri dirigenti, tale riserva sarebbe costituita da più di 2,5 mila dirigenti di buone prospettive. Non solo: tra i mille riservisti “presidenziali” nel 2009 (i dati del 2010 non ci sono ancora) soltanto 75 persone occupavano posti dirigenziali di alto livello. I vecchi e collaudati quadri dirigenti sanno come muoversi per non guastare il terreno. Il rinnovamento non si muove molto neanche nelle regioni. Nelle riserve “distrettuali” rientrano 4 mila persone e in quelle “regionali” più di 31 mila persone. A questi livelli, in tutto, soltanto 2000 di esse sono state nominate, nella stragrande maggioranza dei casi, per cariche secondarie, e di esse appena 166 sono stati elette a capo di un qualche organo di amministrazione locale.

In altre parole, anche per i candidati del potere, ci sono poche chance di fare carriera politica. E per il personale che si trova al di fuori dei margini della verticale, le possibilità tendono allo zero. E' realistico pensare di cambiare tale situazione? Per lo meno, in occasione del ciclo elettorale prossimo venturo (anche se si tiene conto del rinvio delle elezioni consigliato dal Csr), sembra che non se ne parli neanche.

Tra le élite del mondo degli affari la situazione non è molto diversa. A suo tempo il Cremlino è riuscito nell'intento di “riconvertire” gli oligarchi più indipendenti in manager in grado di ragionare in funzione dello Stato. La media e piccola impresa, e con loro la classe media come forza dotata di una struttura propria, occupano una nicchia marginale. E inoltre anche il business è un sistema chiuso. Ai non addetti l'entrata non è proprio vietata, ma di sicuro è ostacolata al massimo.

E i partiti politici che , secondo le raccomandazioni del Csr dovrebbero costituire un'alternativa a “Russia Unita”? Prima di tutto bisogna capire cosa farsene di tutta quella folla di elettori, che anche senza il richiamo dell'Amministrazione, ma per semplice inerzia, votano “Russia Unita”. E in secondo luogo, dove sono le forze alternative?

Prendiamo ad esempio l'opposizione extra-parlamentare. Secondo un recente sondaggio del Levada Centre, la maggior parte degli intervistati non è al corrente del fatto che in Russia esistano altri politici a parte Putin, Medvedev e i vecchi inquilini della Duma, tipo Zjuganov e Zhirinovskij. Ad esempio, il 76% non sa nulla dell'esistenza dell'autorevolissima attivista per i diritti umani, Ljudmila Alekseeva. E del membro del consiglio del movimento di opposizione “Solidarnost”, Ilja Jashin, non ha mai sentito parlare il 68% dei cittadini che hanno risposto al sondaggio. Sì, conoscono Nemtsov. E forse il suo partito, se verrà registrato, riuscirà a raccogliere un certo numero di voti, ma è improbabile che li sottrarrà proprio a “Russia Unita”.

La sfida del terzo incognito

 

L'unica proposta del Csr che sembra essere degna di aver degli sviluppi, sarebbe il tentativo di trasformare il tandem in un triumvirato, nell'intento di allargarne la base elettorale. A questo proposito, il nome che si sente più spesso di altri è quello del vice-premier Igor Shuvalov, che, a quanto pare, sarà alla guida del partito “Pravoe Delo” (“Giusta causa”), e potrebbe addirittura diventare il nuovo capo del governo nel 2012. Il massiccio sostegno mediatico, finanziario e amministrativo che la sua presenza porterebbe al partito liberale, che ha ormai un piede nella fossa, potrebbe avere un ottimo effetto vivificatore.

Ma il problema è che questa “supernova di destra” e qualsiasi “terzo potenziale”, sono tutti in varia misura uomini della verticale, suoi incaricati, candidati, compagni d'armi e di idee.

Allora, fine della storia? Non proprio. I relatori hanno senz'altro ragione: il Paese ha bisogno di movimento, rinnovamento, riforme. Sia politiche che economiche. Ma questo è il destino storico della Russia: tutte le trasformazioni più efficaci sono partite dall'alto. Per fare questo l'ormai bronzea verticale non deve far altro che tornare in un normale stato di funzionamento: semplificare i suoi servizi, con scale mobili che funzionano e con le finestre aperte. Chiudere la verticale in un sarcofago di cemento e circondarla di filo spinato, manco fosse radioattiva, è impossibile. Si correrebbero gli stessi rischi politici che si corrono mantenendo la verticale di governo nel suo stato attuale.

Il materiale è pubblicato in versione ridotta. 

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