Energia, tutto passa da Mosca

Foto: Alamy/Photas

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A fronte delle rivolte in Nord Africa, la Russia si conferma un fornitore affidabile. Le strategie sullo scacchiere geopolitico non potranno prescindere dalle mosse di Gazprom.

«Il nostro scenario di base prevede un’interruzione di sei mesi delle forniture dalla Libia, un danno limitato alle infrastrutture petrolifere, l’assenza di altri problemi riguardo alle forniture da quell’area e un calo non significativo del consumo mondiale». E’ quanto scrive nel resoconto pubblicato all’inizio di marzo il capo degli analisti di Bank of America Francisco Blanch. A causa delle tensioni in Libia, il mondo ogni giorno riceve quasi un milione di barili di petrolio in meno. Quanto al gas, le forniture attraverso il gasdotto Greenstream, che arriva in Sicilia dalla Libia passando sul fondo del Mar Mediterraneo, si sono completamente fermate il 23 febbraio.

 

Il danno economico causato dai disordini riguarda oltre che la stessa Libia anche l’economia europea. La Libia è un grande esportatore di petrolio verso i paesi del Vecchio Mondo ed è al quarto posto nel rating dei fornitori europei di gas. Dei disordini risente soprattutto l’Italia, che ha perso le forniture di gas libico.

 

Le previsioni a lungo termine sulle forniture libiche di energia all’Europa non sono incoraggianti. La società libica è composta dai rappresentanti di oltre cento diversi clan e tribù, e pertanto le contese sorte tra le tribù potrebbero rapidamente sfociare in una lunga guerra civile. Ciò renderebbe impossibile la fornitura costante di beni energetici dal Paese. Muammar Gheddafi ha promesso di distruggere tutte le infrastrutture petrolifere e del gas qualora vi fosse un intervento straniero.

 

A compensare le diminuite forniture di petrolio saranno i paesi dell’Opec. Anche se non venisse presa a breve la decisione di aumentare le quote di estrazione del petrolio, gli esperti fanno notare che l’Arabia Saudita sta già estraendo più petrolio di quanto previsto dalle quote Opec, per compensare la scarsità di forniture dalla Libia.

 

Ad ogni modo, dopo la notizia di un possibile incremento delle quote di estrazione dell’«oro nero» da parte del consorzio petrolifero, i prezzi sono scesi. La carenza di gas sarà invece compensata dalle forniture dalla Norvegia e, in misura molto maggiore, dalle importazioni dalla Russia. Gazprom ha aumentato del 50% le esportazioni di beni energetici. Attualmente il gruppo russo esporta quotidianamente verso l’Italia 48 milioni di metri cubi di gas e, come assicurano i vertici della società, le forniture continueranno ad aumentare. Gazprom è pronta a sopperire alla perdita del gas libico in Europa perché non ha problemi ad aumentare la potenza degli impianti.

 

La situazione che si è venuta a creare in Libia e in altri paesi arabi ha messo in questione la loro affidabilità come fornitori stabili di risorse energetiche e ha riattivato l’interesse per la diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento dell’energia. Il maggiore esperto del Centro russo per la congiuntura politica, Dmitri Abzalov, ritiene che l’aumento della tensione in Nord Africa costituisca uno stimolo per la costruzione del gasdotto South Stream, che sarà in grado di sostituire le forniture di gas dalla Libia e dall’Algeria.

 

Il progetto è stato elaborato congiuntamente da Russia, Italia e Francia. Il gasdotto partirà dalla costa russa del Mar Nero e attraverserà il fondo del mare arrivando in Bulgaria; da qui proseguirà sulla terraferma fino al Sud Italia e all’Austria.

 

La portata prevista della pipeline è di 63 miliardi di metri cubi all’anno. Il progetto era stato criticato dall’Unione Europea in quanto troppo dispendioso e di difficile realizzazione, oltre che per il ruolo preminente che avrebbe assegnato alla Russia nel panorama delle forniture europee. Ma, vista la piega che sta prendendo la situazione mondiale e la necessità di contare su partner più stabili , il progetto South Stream è tornato di strettissima attualità.

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