Divina Commedia
Continuano a Roma le iniziative legate all’Anno della cooperazione culturale Italia-Russia. Dal 9 marzo nelle sale del Museo Hendrik Christian Andersen è allestita la personale di Mikhail Koulakov intitolata “La spiritualità del segno”.
La mostra ricostruisce il percorso artistico di Mikhail Koulakov, il più importante rappresentate dell’arte astratta del periodo sovietico, con l’esposizione di 50 opere dal 1960 al 2010, che comprendono i disegni del periodo russo e i dipinti della produzione italiana.
Mikhail Koulakov, nato a Mosca nel 1933, abbandona gli studi diplomatici per dedicarsi all’arte; la definitiva decisione di lasciare la carriera diplomatica avviene dopo un viaggio a Leningrado, durante il quale il giovane Koulakov capisce che la sua vera strada è l’arte. “I complessi architettonici di Rossi e Rastrelli e i dipinti dell’Ermitage e del Museo Russo – ricorda l’artista -, risvegliarono in me l’ambizione assopita e, dopo due anni, abbandonai gli studi all’Istituto di Relazioni Internazionali deciso a diventare un artista geniale come Repin e Shishkin”.
In seguito Koulakov riesce a laurearsi in scenografia presso l’Istituto delle Arti Teatrali di Leningrado e inizia a illustrare le opere di poeti e scrittori e a lavorare in alcuni teatri; Koulakov è uno dei più rappresentativi esponenti dell’avanguardia sovietica del dopoguerra ma che, non essendo in linea con il realismo socialista, ha potuto esporre solo in semiclandestinità, almeno fino agli anni Sessanta. Nel 1975 si tiene a Roma la sua prima mostra personale, ma egli non potrà parteciparvi in quanto non ottiene il permesso di lasciare l’Unione Sovietica, pur avendo ricevuto un invito in Italia da Guttuso.
Nel 1976 si sposa con una donna di origini italiane, ottiene il passaporto valido per l’espatrio e si trasferisce in Italia; attualmente, vive da molti anni in Umbria. Il riconoscimento ufficiale in Russia arriva solo nel 1989, mentre la completa celebrazione ci sarà nel 2008 quando gli viene dedicata una mostra antologica presso la Galleria Tret’jakov, il museo che Koulakov amava frequentare fin da piccolo e che lo aveva formato nel suo percorso artistico.
La mostra romana “La spiritualità del segno” parte dai disegni del periodo russo, e in particolare dodici tratti dal ciclo “Guerra per la pace” del 1960 e sei da quello della “Divina Commedia” del 1964; seguono le opere del periodo italiano con i diversi cicli, come “Sorella luna, fratello sole” del 2008, ispirati dalla spiritualità di San Francesco d’Assisi, “Soffioni” del 2009, “Raggi” del 2003, o ancora i cicli ispirati a viaggi e luoghi lontani e arcaici come “Alhambra” del 2008 e “Delphos” del 2010.
Mikhail Koulakov ama molto l’Oriente, è maestro di arti marziali orientali ed è vicino alla spiritualità taoista; il suo interesse per questo mondo si manifesta nei cicli della “Via Stellare” del 1999 e “Tre stati della materia” del 2010.
Il rapporto di Koulakov con l’Italia ha radici lontane; in un’intervista il pittore spiega che la sua passione per il Belpaese iniziò con l’ammirazione per i palazzi di Leningrado costruiti dagli architetti italiani come Rastrelli, Rossi e Quarenghi e continuò con la frequenza alle conferenza sulla Divina Commedia che si tenevano presso il Museo delle Belle Arti di Mosca.
La mostra personale di Mikhail Koulakov “La spiritualità del segno” è aperta al pubblico fino al 29 maggio presso le sale del Museo Hendrik Christian Andersen di Roma, dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 19.
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