In vendita i giornali vicini al Cremlino

Medvedev vuole privatizzare alcune testate controllate dal governo. Iniziativa lodevole, ma qual è il suo valore di mercato?

Il governo russo sta forse cercando di battere cassa con la vendita delle testate giornalistiche di sua proprietà, ormai screditate? Il Presidente Dmitri Medvedev ha annunciato un piano per privatizzare le aziende di informazione attualmente controllate dal governo. Considerato che lo scorso anno il settimanale Newsweek è stato venduto per un dollaro, viene da chiedersi quanto valgano oggi una televisione, una radio o un giornale russo.

Secondo la mia esperienza, è difficile trovare una testata russa redditizia. Più facile, invece, imbattersi in un’azienda con poco pubblico ed entrate pubblicitarie limitate, che per compensare gli scarsi ricavi diffonde propaganda spacciandola per informazione. Chi vorrebbe mai acquistare un’azienda così corrotta?

Arkady Dvorkovich, consulente economico del Presidente russo Dmitri Medvedev, ha affermato che gli piacerebbe che queste testate, una volta passate di mano, rimanessero lontane dalla portata di “investitori disonesti”. Si tratta di un concetto interessante: l’obiettivo di un’impresa commerciale è fare profitti.

Newsweek fu messo in vendita dalla Washington Post Company perché era in forte perdita. Prima della vendita dello scorso anno però, il settimanale ha tentato in ogni modo di rimettersi in sesto: nel tentativo di incrementare i ricavi, la direzione ha cambiato il target dei lettori, adottato una nuova veste grafica ed escogitato un riposizionamento editoriale. C’erano però stati gravi errori di valutazione. Forse la nuova proprietà avrà più successo.

È possibile che i media russi controllati dallo Stato riescano a redimersi? Alcune circostanze rischiano di intralciare questa eventualità. Innanzitutto le aziende operanti nel settore dei media sono troppo numerose rispetto al numero dei lettori. Ci sarebbe poi da verificare se il governo è realmente intenzionato ad abbandonare il settore dei media. C’è già chi prevede che le testate finiranno per essere acquistate da amici o da collaboratori degli attuali proprietari politici. Malgrado ciò, la proposta di Medvedev secondo la quale il governo dovrebbe rinunciare a qualunque coinvolgimento nell’attività dei media è lodevole.

Tuttavia l’obiettivo è difficile da realizzare: la definizione stessa di una testata “di proprietà del governo” appare fumosa. Un mezzo di comunicazione potrebbe, ad esempio, appartenere ufficialmente a una società indipendente, ma avere come suggeritore un politico, senza che questo produca reali cambiamenti rispetto a oggi.

L’Amministrazione dovrebbe piuttosto concentrarsi per favorire la nascita di nuove testate che consentano ai lettori di scegliere. Solo a quel punto chi si autocensura o produce finta informazione sarebbe davvero marginalizzato dal mercato.

L’autore è un analista dei media specializzato su Russia ed ex-Unione Sovietica. L’articolo è già apparso sul Moscow Times.

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