Foto Itar-Tass
Le repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale sono un po’ particolari. Nel senso che sono formalmente delle democrazie, in realtà assomigliano un po’ più a delle autocrazie di stampo orientale. Si prenda ad esempio il Kazakistan: qui dal 1991 regna incontrastato Nursultan Nazarbayev, ex capo del soviet locale passato automaticamente a fare il capo di Stato quando ad Alma Ata è arrivata l’indipendenza.
In vent’anni sul ponte di comando il presidente ha fatto fare al suo Paese molta strada (e ha spostato pure la capitale ad Astana), tanto che il Kazakistan è arrivato ad avere la presidenza di turno dell’Osce nel 2010. Sul fronte internazionale Nazarbayev ha buoni rapporti con il Cremlino e con la Casa Bianca, e pure con Bruxelles: tutti a fargli la corte, visto che il suo trono si regge sulle grandi riserve di petrolio e gas.
Sul fronte interno il Kazakistan sfoggia un parlamento in cui Otan, il partito del presidente, è l’unico rappresentato e Nazarbayev è appunto il numero uno incontrastato da vent’anni. Famiglia e clan controllano praticamente tutta la politica e l’economia del Paese. Ci sono state diverse elezioni “democratiche” che lo hanno confermato al vertice e la prossima tornata elettorale è prevista per la primavera di quest’anno. Si tratta di elezioni anticipate, visto che la fine ufficiale del mandato era prevista per il 2012. Ma Nazarbayev sembra avere fretta e non aspetta altro che di essere riconfermato a valanga per l’ennesima volta.
A gennaio ha respinto l’idea di un referendum per il prolungamento della presidenza sino al 2020 e ha preferito quella di sottoporsi al voto popolare. È facile prevedere che anche questa volta non ci sarà storia, anche dopo che l’opposizione si è lamentata del breve tempo a disposizione per la campagna elettorale (dal 3 marzo al primo aprile, le elezioni si terranno domenica 3 aprile). Con il nuovo mandato portato a nove anni Nursultan Nazarbayev potrà rimanere in carica davvero sino al 2020, almeno in teoria. Il presidente infatti non è più un giovanotto e con i suoi 70 suonati (ne farà 71 a luglio) ha ben passato l’età media degli uomini centroasiatici, che è di 63 anni.
Nel 2020 di anni ne avrà 80. Quasi la stessa età di Hosni Mubarak quando é stato costretto a fare le valigie dal Cairo. E forse è stata anche la paura di una sindrome egiziana quella ha spinto il capo di stato kazako ad accelerare i tempi, con la differenza rispetto al Cairo che ad Astana la transizione (sul modello turkmeno del 2006 quando a Saparmurat Niazov è subentrato Gurbanguly Berdymukhammedov) sembra essere già preparata.
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