Non solo Italia, partnership culturale anche con la Spagna

Foto Itar-Tass

Foto Itar-Tass

Il 2011 sarà anche l’Anno di interscambio tra la penisola iberica e la Federazione. L’evento inaugurale a San Pietroburgo, ma di Russia si parlerà in tutto il mondo.

Tra poche ore a Roma, nell'ambito della visita di Stato del presidente russo Medvedev in Italia, sarà ufficializzato l'inizio dell'Anno della lingua e cultura russa in Italia e della lingua e cultura italiana in Russia, mentre tra dieci giorni, il 26 febbraio, con un'esposizione dei capolavori provenienti dal Museo del Prado di Madrid inizierà presso l'Ermitage di San Pietroburgo l'Anno della Spagna in Russia e della Russia in Spagna. Alla cerimonia di apertura ufficiale prenderanno parte Dmitri Medvedev e il re di Spagna Juan Carlos I.


Anche gli s
pagnoli esporranno in Russia le loro conquiste nei settori più diversi: scienza, industria, edilizia urbana e agricoltura, istruzione, sport e naturalmente, arte. E noi faremo lo stesso. E ancora. Nonostante tutti i conflitti politici degli ultimi tempi, nel 2011 la Russia sarà l'ospite principale della London Book Fair: alla letteratura sovietica sarà dedicato il 12 aprile, giorno del cinquantesimo anniversario del volo di Yuri Gagarin nello spazio.E all'inizio di luglio a Londra dovrebbe essere inaugurato un monumento al primo astronauta del mondo. Contemporaneamente in Giappone avrà inizio l'ennesimo, il sesto per la precisione, Festival della cultura russa. Altri Festival della cultura spirituale russa sono in programma in Bulgaria e Montenegro, nel nostro Paese avranno inoltre luogo i Giorni della cultura indiana, in attesa di nuovi scambi culturali con la Cina, il Vietnam, la Thailandia, Israele e Siria.


E, naturalmente, nel 2011, quando la maggior parte dei Paesi dell'ex-Unione Sovietica celebrerà il ventesimo anniversario della nascita della Csi, e tutti, senza eccezione, il ventesimo anniversario del proprio ordinamento statale moderno, la cooperazione culturale diventerà un ottimo complemento dei festeggiamenti. La sesta edizione del Forum della comunità creativa e scientifica, che si svolge ogni anno con il sostegno del Fondo Interstatale della Csi per la Cooperazione Culturale, dovrebbe raccogliere a Kiev circa cinquecento rappresentanti della comunità scientifica e artistica, responsabili di progetti congiunti in diverse sfere della scienza e dell'arte nelle nazioni ex-sovietiche.


Gli anni di scambio con la Germania nel 2012 e con l'Olanda nel 2013 saranno coronati da importanti iniziative in tutti i campi nella nostra cooperazione. I festival delle arti statunitensi in Russia e delle arti russe negli Usa chiariranno il significato della parola “reset” a decine di milioni di russi e americani.


Difficile tenere il conto degli eventi culturali che il nostro Paese durante l'anno organizzerà all'estero con il solo sostegno dello Stato. Altrettanto difficile star dietro alla quantità di eventi che i nostri partner della Csi, G8, G20, del Consiglio d'Europa, dell'Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione, dell'Asean organizzeranno in Russia. Soltanto durante lo scorso anno, il 2010, tra la Francia e la Russia si sono tenuti quasi 800 eventi, che già nel 2011 hanno innalzato la qualità della cooperazione tra i nostri Paesi.


Ho già avuto occasione di scrivere che nell'ultimo decennio le principali potenze del mondo hanno notevolmente aumentato le spese per la propria politica sociale, nello specifico culturale, scientifica, scolastica, riguardante i media e la gioventù. La “forza delicata” della cultura ha una forte influenza sulle menti e sui cuori delle persone. Essa non solo aiuta a comprendere il prossimo (e comprendere, come sappiamo, significa perdonare), ma crea anche un clima di affezione. Non a caso recentemente un'attivista francese per i diritti umani ha invitato a resistere alla magia della cultura russa, per non essere distolti dalla discussione dei problemi della Russia contemporanea. Ma è proprio la cultura che permette di percepire i problemi della vita in tutta la loro varietà e complessità.


Negli ultimi dieci anni, il volume delle relazioni culturali tra la Russia e gli altri Paesi è cresciuto molto e ha superato il livello raggiunto in epoca sovietica. All'inizio degli anni 90 lo Stato ha posto fine al suo monopolio in questo campo e oggi chiunque può organizzare qualsiasi evento culturale internazionale. Fortunatamente però accade spesso che senza il sostegno del governo, istituzionale e finanziario, sia impossibile garantire una qualità adeguata della cooperazione culturale internazionale. E non solo in ambiti ovviamente costosi come i contatti tra le istituzioni della società civile (e molti di essi sono considerati dalle organizzazioni internazionali proprio come cooperazione culturale) o in discipline umanistiche, ma anche là dove è presente la componente commerciale derivante dalla vendita di biglietti per concerti, spettacoli,
mostre, ecc. L'interesse dello Stato in un particolare evento culturale, la sua inclusione nel programma di relazioni culturali intergovernative aumenta anche l'attrattiva per gli sponsor, nazionali ed esteri. Spesso, un rublo a carico del bilancio dello Stato può generarne nove provenienti da diversi finanziatori privati. Anche se, di regola, gli sponsor sono disposti ad aiutare solo i collettivi e le istituzioni di fama mondiale. Sono più disposti a dare soldi al Bolshoi o all'Ermitage che ad un giovane teatro sconosciuto o ad un'orchestra.


Ciò nonostante a tutt'oggi, per tutti i ministeri e dipartimenti principali, cultura, scienza, istruzione, gioventù, sport, ecc, la cooperazione internazionale rappresenta qualcosa di facoltativo, a volte coinvolgente, più spesso irritante, nulla comunque che abbia un carattere sistematico e coerente. Una cosa è chiara: per un tetto che perde in un museo o in un'università in patria qualsiasi ministro sarebbe ricordato più duramente e pubblicamente che per l'insufficiente presenza culturale russa in Romania o in Nigeria. Sostanzialmente questa presenza insufficiente non sarebbe notata da nessuno. E in assenza del Dipartimento di Cooperazione Culturale, parte del Ministero degli Esteri russo eliminata nel 2004 nell'ambito di una riforma amministrativa già dimenticata da tutti, di questa presenza insufficiente non si ricorderebbe nessuno. E' importante avere sempre a mente però che chi dorme non piglia pesci. Se oggi in Russia sono presenti grazie a scambi statali circa 300 studenti provenienti dalla Bulgaria, mentre dalla Romania e da altri Paesi si contano sulle dita di una mano, nelle università tedesche sono presenti circa trentamila studenti bulgari.



A qualcuno potrebbero sembrare tutte sciocchezze, un inutile spreco di denaro e sforzi. Ma in realtà ogni rublo investito nella cooperazione culturale genera sempre un impatto economico molto significativo. Possiamo affermare che l'amore per un'altra cultura sia una materia effimera, ma l'amore genera fiducia. E la fiducia nella politica e nell'economia moderna non ha prezzo.

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie