Le medicine diventano local

Foto: Vostock photo

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Il Cremlino vara un nuovo piano ventennale per la modernizzazione del settore russo e le case farmaceutiche occidentali corrono ai ripari: è in ballo una grossa fetta di Pil.

Alla fine del 2010 il primo ministro Vladimir Putin ha reso noto un nuovo piano ventennale per modernizzare l’industria farmaceutica del Paese e per dare alle aziende locali una presenza più importante nei mercati internazionali, elargendo fondi governativi per 3,9 miliardi di dollari. Putin ha detto di volere che il 90% dei farmaci salvavita in Russia e il 50% delle attrezzature mediche dovranno essere prodotte localmente nel 2020; vuole inoltre incrementare l’esportazione dell’800%. Di conseguenza, i produttori di farmaci stranieri cercano di rafforzare le loro posizioni nel mercato russo al fine di eludere le nuove regole restrittive che verranno imposte quest’anno ai medicinali importati; il mercato locale è invece pronto per un nuovo balzo in avanti.

Le compagnie farmaceutiche straniere e i produttori di attrezzature mediche si troveranno a fronteggiare parecchie difficoltà nella vendita dei propri prodotti in Russia se non porteranno la loro tecnologia e i loro impianti nel Paese, ha avvisato Putin. “Imporremo loro grosse restrizioni sul nostro mercato se non verranno importate strutture e tecnologie manifatturiere”, ha detto , aggiungendo che le barriere commerciali verranno implementate in modo graduale.

Dmitri Genkin, amministratore delegato della russa Pharmasynthez, che ha incamerato 17,6 milioni di dollari nell’offerta pubblica iniziale, ha detto che la Russia ha dovuto lottare con il retaggio sovietico che fece sì che la maggior parte delle industrie farmaceutiche venissero costruite nell’Europa dell’Est.

“Quando l’Unione Sovietica si è disgregata ha lasciato un enorme vuoto da colmare tra scienze fondamentali e scienze applicate, come la medicina”, ha ricordato Genkin. Le aziende russe hanno atteso a lungo il sostegno del Governo, ma la spesa farmaceutica in Russia è del tutto insufficiente per sostenere la ricerca e lo sviluppo in Europa, secondo Genkin. “L’ammontare speso dal governo russo è ridicolo se messo a confronto con quello della Ue o degli istituti nazionali di sanità statunitensi”, ha sottolineato Genkin.

Ciò nonostante, il mercato farmaceutico russo cresce al doppio della velocità dei mercati di Europa e Stati Uniti ed è già diventato un terreno di confronto per le compagnie farmaceutiche le cui vendite sono in stallo nei mercati occidentali a causa della scadenza dei brevetti. “Il mercato farmaceutico, rafforzato dal consumo e dalla spesa governativa, è pronto ad aumentare il Pil russo; al contrario, il frammentato mercato farmaceutico regionale offre un grande potenziale di consolidamento alle holding leader del settore”, fanno sapere dalla banca di investimenti russa UralSib.

I giganti farmaceutici occidentali sono determinati a non farsi mettere fuori gioco dalle barriere all’importazione e stanno allestendo basi industriali in Russia per approfittare del potenziale di crescita di tale mercato. Appena prima di Natale la svizzera Novartis ha reso noto che investirà 500 milioni di dollari in Russia nei prossimi cinque anni, costruendo un impianto a San Pietroburgo per concentrarsi su produzione locale e accordi di ricerca e sviluppo con compagnie del posto. Anche gli svizzeri della Nycomed e i danesi della Novo Nordisk hanno annunciato i loro piani di inizio produzione in Russia. I britannici della GlaxoSmithKlin, a novembre, hanno invece raggiunto un accordo sui vaccini Binnopharm, con sede a Mosca. Il colosso francese Sanofi Aventis, a gennaio, ha nominato uno staff dirigenziale per i nuovi mercati emergenti per accrescere la loro quota in Russia, considerata una delle piazze chiave.

Nel frattempo, le compagnie russe, guardano anch’esse ai mercati stranieri. La Pharmasynthez ha dichiarato che userà parte dei fondi derivanti dall’offerta pubblica iniziale per acquistare produttori farmaceutici in Europa, negli Stati Uniti e in Israele. La Pharmasynthez sta cercando piccole, agili e profittevoli compagnie che possiedono strutture di produzione, secondo Genkin.

Con la spinta a promuovere i prodotti farmaceutici locali, il Cremlino ha aperto un nuovo fronte nella guerra per diversificare l’economia russa. Gli analisti commentano favorevolmente l’iniziativa del governo, dal momento che dà loro un nuovo settore in cui investire. Nell’ultima settimana di gennaio, la banca d’investimenti russa UralSib ha lanciato una ricerca nel settore farmaceutico con un dossier intitolato “Solo quello che ha ordinato il dottore”. “I produttori russi di farmaci vantano un’eccellente storia locale, oltre che l’accesso a nicchie di mercato e dei forti flussi di cassa. Le relative perdite in volumi del mercato farmaceutico russo, se messo a confronto con altri mercati emergenti a livello mondiale (in particolare quelli di Brasile, India e Cina), viene compensata dai più alti margini e potenziali delle imprese leader nel settore”, ha asserito Tigran Hovhannisyan, analista della UralSib.

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