Foto: Vostock Photo/Reuters
Le cancellerie di mezzo mondo sono in preallarme: lo stile di vita di Silvio Berlusconi, che emerge dalle recenti indagini della Procura di Milano, non si addicono proprio al premier di una nazione. Tanto più che nelle sue dimore, Berlusconi ha ospitato personaggi politici di primo livello, tra cui l’amico Putin, con e senza famiglia.
Così, gli ambienti diplomatici ritengono che il cosiddetto Rubygate, questo scandalo a base di sesso che coinvolge il presidente del Consiglio italiano, “non possa non influenzare” i rapporti tra Roma e gli altri Paesi. Sembra che restino fedeli al governo italiano solo Libia, Bielorussia e Kazakistan. Un po’ poco. Il mondo è grande.
I dirigenti dell’Eni sarebbero costretti a far buon viso a cattivo gioco, mentre gli uomini d’affari italiani in Usa, Cina, India iniziano i loro vertici e colloqui dovendo spiegare cosa sta accadendo nel loro Paese. E quasi sempre non ci riescono.
Situazione diversa con la Russia dove non si usa dar gran peso a queste marachelle. Ma i russi sono cinici. Sanno che Berlusconi è ora un uomo debolissimo e ne approfittano per fargli sottoscrivere, per esempio, lo South Stream. Un vero affare per Putin e Medvedev. Per l’Italia molto meno.
Le conseguenze del Rubygate? Le relazioni tra Russia e Italia subiranno un rallentamento. Oggi i russi ci guardano con maggiore diffidenza, saranno più cauti. Nella vicenda il Presidente Medvedev si mostra più defilato anche perché, a differenza del suo primo ministro, ha una visione più aperta dei problemi internazionali.
Preoccupati da questi
sviluppi sono gli italiani che hanno rapporti economici e commerciali
con la Federazione. “Le imprese italiane - dichiara il presidente
della Camera di Commercio italo-russa e della Fondazione
Italia-Russia, Rosario Alessandrello - sono presenti non solo come
esportatrici di prodotti, ma anche come aziende che investono e
producono in settori chiave (energia, finanza, impiantistica,
agroalimenare, meccanica di precisione). Ciò crea un legame di
interdipendenza economica da indurre i governi dei due Paesi a
ragionare, sia oggi sia in futuro, non più secondo rapporti
personali, bensì secondo una logica di interesse nazionale”.
Giacomo Corno, presidente
del Centro Studi d’impresa di livello internazionale, ben conosce
il mercato russo. “Ritengo che Medvedev e Putin abbiano cose molto
più serie a cui pensare in un mondo economico imprevedibile.
Problemi diversi sono assolutamente ininfluenti”, afferma.
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