Atleti naturalizzati per vincere l'oro

John Robert Holden. Foto Legion Media

John Robert Holden. Foto Legion Media

Per la prima volta la Russia ha iniziato a distribuire passaporti agli sportivi stranieri in vista delle Olimpiadi di Sochi. Non senza qualche polemica.

La Russia, ormai famosa come uno dei più recenti esportatori di talenti sportivi, ha finalmente iniziato a invitare a sua volta atleti stranieri per cercare di sopperire a quella che si è rivelata essere stata una pesante perdita di numeri uno. Con le Olimpiadi invernali di Sochi 2014 in arrivo e lo spettro delle sconfitte del 2010 alle spalle, il Paese sta cambiando il proprio atteggiamento nei confronti degli campioni stranieri.

Mentre i funzionari sportivi iniziano a rendersi conto che la naturalizzazione ha i suoi benefici, sempre più atleti stanno arrivando in Russia e alcuni di essi hanno trovato il successo. Questa nuova strategia, però, sta sollevando pareri contrastanti sia in Russia che all'estero.

Gli atleti americani John Robert Holden e Rebecca Hammon, le speranze olimpiche naturalizzate più famose, sono diventati capitani delle loro rispettive squadre di pallacanestro russe. La pattinatrice Yuko Kawaguchi, che è nata in Giappone, ma adesso parla perfettamente il russo, è diventata una celebrità nazionale dopo aver rappresentato la Russia ai Giochi Olimpici di Vancouver.

Gli atleti dicono che diventare cittadino russo per gareggiare per la Federazione è un'esperienza molto appagante, ma non priva di difficoltà. Gli sportivi devono infatti affrontare un duro periodo di apprendimento intensivo della lingua e della cultura russa, oltre ai quotidiani allenamenti olimpionici. Spesso, però, il problema più pesante da affrontare sono le critiche che arrivano da tutte le parti.

“Molti dei miei amici e dei miei familiari sono rimasti stupiti quando ho accettato la proposta di prendere il passaporto russo e giocare nella nazionale. Sulla stampa e sui media sono stati molto duri con me. Però, così è la vita: insieme alle buone opportunità ci sono sempre molte esperienze negative da affrontare”, ha detto Holden, commentando la propria decisione di rappresentare la Russia ai Giochi Olimpici.

Holden ha aggiunto che lui stesso aveva molti stereotipi quando ha iniziato la sua vita in Russia: pensava che fosse un paese freddo con un popolo freddo. “Come la maggior parte degli americani, credevo che la Russia fosse quella dei film di Rocky”, ha rivelato Holden a Russia Oggi, parlando del suo trasferimento a Mosca nel 2003.

Originario di Pittsburgh, Holden ha giocato per diverse squadre europee dopo essere rimasto fuori dall'Nba. Alla fine ,ha deciso di fermarsi al Cska di Mosca, squadra con cui ha firmato un contratto da 2.6 milioni di euro all'anno, e ha ultimamente acquisito la cittadinanza russa per avere la possibilità di giocare nella nazionale russa. Holden ha guidato la squadra del Cska in due campionati dell'Eurolega, nonché la nazionale russa ai Campionati Europei, mettendo a segno un canestro all'ultimo minuto contro la Spagna nel 2007.

“Non sono una spia, voglio solo partecipare alle Olimpiadi”

La Hammon, che gioca per la nazionale di basket femminile, è venuta in Russia proprio per diventare campionessa olimpica. Dopo otto anni passati a giocare per varie squadre americane, non passò le selezioni per la nazionale americana. Anche lei è stata duramente criticata negli Usa per la sua scelta. L'allenatrice della nazionale americana, Anne Donovan, ha bollato la Hammon come “antipatriottica” e “traditrice”.

“Ah, cosa mi è toccato sentire quando sono tornata a casa! Sono stata quasi accusata di tradimento. Ho dovuto spiegarlo a tutti a casa: ragazzi, non sono una spia, voglio solo giocare a basket alle Olimpiadi. Se fossi stata selezionata per la nazionale Usa, avrei dato tutta me stessa per l'America,” ha sottolineato la Hammon allo Sovetsky Sport.

Ma non è solo una questione di soldi o di gloria. La Kawaguchi è venuta a San Pietroburgo per essere allenata dal famoso coach di pattinaggio artistico Tamara Moskvina. Secondo quanto riportato da Reuters, la Kawaguchi rimase talmente impressionata dalla performance della coppia di pattinatori russi Elena Berezhnaja e Anton Sikharulidze alle Olimpiadi Invernali di Nagano nel 1998, che decise di scrivere alla Moskvina per chiederle di diventare la sua allenatrice. Poco dopo le venne concessa la cittadinanza russa e l'atleta iniziò a gareggiare per la squadra nazionale.

Neanche la decisione della Kawaguchi fu ben accolta in patria. “Ho letto molti commenti maligni sul web”, ha detto a Reuters. “Quelli che non capiscono le leggi dello sport internazionale, mi hanno dato addirittura della traditrice, ma non me la prendo. Quelli che sanno come funziona il mondo dello sport, capiscono benissimo che non lo sono. Io mi considero ancora giapponese. Ho deciso di gareggiare per la Russia perché in Giappone non avrei avuto un partner adeguato”.

Aleksej Kravtsov, Capo della Federazione Russa di Speed Skating, ha affermato che gli atleti stranieri sono invitati a far parte delle squadre russe di short track per lo stesso motivo. “Stiamo mandando avanti il processo di naturalizzazione di due atlete coreane per la nostra squadra di short track: la diciassettenne Lee Mi-Yeon e la sedicenne Star Shin. Non lo stiamo facendo solo perché vincano una medaglia d'oro per la bandiera russa alle Olimpiadi di Sochi, per poi rispedirle a casa. Vogliamo degli atleti di talento che vengano da un Paese in cui il short track è uno sport nazionale perché diventino un punto di riferimento per le nostre ragazze nell'allenamento di ogni giorno, per aiutarle a raggiungere un livello più alto”.

Aleksander Zhukov, Presidente del Comitato Olimpico e Vice Primo Ministro, è convinto che non ci sia nulla di male nella naturalizzazione di atleti stranieri in casi specifici. “Ci saranno diversi atleti stranieri naturalizzati che gareggeranno per la Russia e non credo che ci sia niente di cui vergognarsi. Però non credo che questa debba diventare la regola,” ha precisato Zhukov a Russia Oggi.

A Mosca, però, non tutti i funzionari sportivi sono dello stesso parere. “In termini di principio, il naturalizzare atleti stranieri per farli gareggiare per la Russia è una scelta sbagliata,” ha dichiarato in conferenza stampa il ministro dello Sport, Vitaly Mutko.

Neanche Igor Semshov, mediano della nazionale di calcio russa, pensa che la naturalizzazione sia una soluzione valida. “Portare in Russia gli stranieri per farli giocare in nazionale, non farà bene allo sport russo. Sono assolutamente contrario. Abbiamo un Paese così ricco, dei giocatori così forti, anche tra i giovani, che non abbiamo bisogno di nessuno straniero.”

Comunque, distribuire passaporti agli atleti stranieri è una strategia praticata da tempo anche in altri Paesi: per fare un esempio, il 22% della nazionale di calcio tedesca è costituito da giocatori di origine estera. Mentre molti altri funzionari sportivi sono convinti che una trasfusione di atleti stranieri aiuterà a migliorare il livello dello sport russo: “Naturalizzare gli sportivi non servirà solo ad avere dei buoni risultati ai giochi di Sochi, ma anche a creare un ambiente positivo e competitivo per gli atleti russi,” ha detto il capo del servizio stampa del Comitato olimpico russo, Sergej Averjanov. “Allenandosi con degli avversari più forti, le loro capacità non potranno far altro che crescere”.

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