Foto di Reuters/ Vostok
Alcuni rapporti interni della britannica British Petroleum (Bp), diffusi da WikiLeaks, indicherebbero le intenzioni della compagnia inglese di chiudere le proprie scommesse molto prima della conclusione dell'accordo delle settimana scorsa con la moscovita Rosneft, riguardo ai diritti per la perforazione dell'Artico.
Secondo quanto riportato dal Guardian, che cita i rapporti di Wikileaks, la preoccupazione (o la speranza?) che Rosneft avrebbe prevalso su Tnk-Bp, avrebbe potuto influenzare Bp nella decisione, presa qualche tempo fa, che il gigante petrolifero statale fosse il partner migliore su cui scommettere per una collaborazione a lungo termine in Russia.
Il giornale britannico fa riferimento ad alcuni dispacci diretti all'ambasciata Usa nel 2008, subito dopo che la Bp era uscita sconfitta dall'aspra controversia con la Aar, il gruppo imprenditoriale formato da Access Industries, Alfa Group e Renova, socio di Tnk-Bp, nei quali David Peattie, il top manager di Bp in Russia, avrebbe espresso la sua propensione a credere che la Tnk-Bp sarebbe stata smembrata da Rosneft entro la fine del 2011.
“Peattie ha detto che sul medio termine, in capo a due o tre anni, la Bp ritiene che la Tnk-Bp sarà presa sotto il controllo del governo russo e smembrata in due componenti separate, una per il petrolio e una per il gas, che verranno affidate rispettivamente a Rosneft e Gazprom”, questo il dispaccio citato dal giornale inglese e datato novembre 2008.
Tuttavia, resta poco chiaro se le aspettative espresse nei dispacci avessero la connotazione di preoccupazioni o di speranze. D'altro canto, un secondo cablogramma, datato settembre 2009, fa intuire che Bp è preoccupata che il Cremlino potrebbe essere infastidito dai grossi profitti registrati dalla Tnk-Bp: “[Timothy] Summers (l'ex direttore operativo di Tnk-Bp, che all'epoca era il massimo rappresentante di Bp nell'impresa), disse che era preoccupato che, a un certo punto, il ruolo di Bp nella Tnk-Bp sarebbe stato messo in questione dalla leadership politica, dato che Bp “ha investito nella compagnia 8 miliardi di dollari” e “ne ha già guadagnati 12”. Spiegò inoltre che, dato che la Bp investe la maggior parte dei propri guadagni in progetti al di fuori della Russia, ci sarebbe stato da aspettarsi un maggiore controllo della compagnia da parte delle forze politiche.”
Detto questo, nel 2008, Bp stava in effetti leccandosi le ferite dopo essere stata costretta a scendere a compromessi con Mikhail Fridman e i suoi soci del gruppo Aar, dopo una lunga battaglia sulle prospettive di espansione internazionale, e il gigante del petrolio britannico stava forse chiedendosi se lo Stato sarebbe stato un socio meno aggressivo. Durante le discussioni comunque, si diffuse il dubbio che qualcuno dei partner di Tnk-Bp sarebbe stato costretto a vendere a una delle compagnie controllate dallo stato.
Può essere che Bp, ora che ha annunciato l'accordo con Rosneft, stia ancora sperando di evitare un'ulteriore collaborazione con la Aar, o quantomeno, di trovare un riparo sicuro sotto l'ala di Rosneft. Senza dubbio i dispacci suggeriscono l'insoddisfazione di Fridman, che si è messo in urto con diversi partner stranieri, rispetto al nuovo corso degli eventi. Dopo l'esperienza di due anni fa, la Bp non si arrischierebbe a provocare la sua ira senza essersi prima assicurata la dovuta protezione nelle alte sfere politiche. Il diretto coinvolgimento del Primo Ministro Vladimir Putin e del Vice Primo Ministro Igor Sechin nell'affare con Rosneft, fornisce sicuramente una protezione molto solida, almeno per il momento.
Da parte sua, come riportato dal Moscow Times, il gruppo Aar sta già rivendicando il proprio diritto a partecipare all'affare in base a precedenti accordi che gli darebbero l'esclusiva per la collaborazione ai progetti di Bp in Russia e Ucraina.
Stan Polovets, amministratore delegato del gruppo Aar, afferma infatti che se uno dei due soci, Bp o Aar, dovesse intraprendere nuovi progetti in uno di questi paesi, avrebbe l'obbligo di informare per iscritto la direzione della Tnk-Bp prima di dare il via alle trattative fondamentali. La direzione si impegnerebbe poi a presentare una raccomandazione al consiglio d'amministrazione, che deciderebbe, poi, se l'affare sia o meno di interesse della Tnk-Bp.
La Tnk-Bp era al corrente dei negoziati sull'Artico. Si sono protratti per cinque anni, ha spiegato Polovets, senza portare ad alcun risultato concreto. Secondo le informazioni del consorzio, del resto, neanche l'accordo attuale rappresenta una tappa definitiva. Pare che la Bp lo presenterà al consiglio d'amministrazione della Tnk-Bp quando i dettagli saranno stati definiti. La Tnk-Bp poi deciderà se l'affare rientra nei suoi interessi. “E' molto probabile che siano interessati,” ha detto Polovets.
La Bp, ovviamente ha cercato di prendere le distanze dalla fuga di informazioni pubblicata dal Guardian. “Sono cose che riguardano il passato, adesso è diverso. Quei dispacci all'ambasciata americana risalgono al periodo immediatamente successivo alle dure controversie con Aar in consiglio d'amministrazione. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti”, ha commentato Bp.
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