Alessandra Chiara Guffanti
«Controcorrente rispetto ad altri imprenditori, nel 2008 io e la mia famiglia abbiamo deciso di puntare sul mercato russo ed è proprio da qui che oggi arrivano le maggiori soddisfazioni», conferma Alessandra Chiara Guffanti, 33enne milanese dello Showroom Guffanti (www.guffantimoda.it), con sede principale in piazza San Babila a Milano e una succursale romana, nel cuore della capitale. Così, oggi il suo nome brilla nel campo della moda e del lusso nella terra degli zar.
Ma la vivacità dell’imprenditoria giovanile e femminile lombarda in Russia conta anche un altro bell’esempio. «I clienti russi – aggiunge, infatti, Antonella Marasi, anche lei milanese e 33enne, il cui marchio di biancheria di lusso per la casa, Valentine (www.valentinet.it) è sbarcato cinque anni fa nella Federazione, - vogliono tornare ad acquistare Made in Italy. Così stiamo cercando di riproporci in grande stile con le nostre collezioni nello showroom di Mosca e in grandi magazzini come Gum e Zum. Offriamo inoltre veri e propri tour nella nostra azienda, perché si possa toccare con mano la qualità della nostra produzione tutta italiana».
Da parte sua, la Guffanti, di nonni franco-bielorussi, attualmente nel consiglio del Gruppo Giovani di Assolombarda (Associazione delle imprese industriali e del terziario dell'area milanese, ndr), da tre anni cura personalmente la distribuzione in esclusiva per la Russia e per Paesi di area russofona dell’ex blocco sovietico, come Bielorussia, Ucraina, Kazakistan, Azerbaijan, di alcune collezioni fashion internazionali, rivolte alla donna (Designers Remix of Charlotte Elskindsen, 313 e Hale Bob from L.A., una linea molto glamour scelta da tutte le dive di Hollywood, da Sharon Stone e Paris Hilton), a bimbi e neonato (Il Gufo, i piumini Add, il marchio fiammingo di American Outfitters e 120%lino) e alla sposa con la maison francese Cymbeline. «D’altronde in Russia è innato il senso del fashion, che non è ricerca dell’effimero, ma, al contrario, del concreto», afferma.
«In tempo di crisi economica globale – spiega ancora la Guffanti – la chiave di volta, che ci ha portato a crescere in fatturato sui nostri marchi di 6-7 volte tanto, è stata la scelta di affrontare un mercato molto complesso come quello russo in modo personale e diretto. Solo con le telefonate probabilmente non avremmo raggiunto neanche la metà degli obiettivi». Testimonianza di questa operatività sul campo sono, dal 2008 a oggi, i viaggi d’affari compiuti in più di 30 città russe, «da San Pietroburgo a Odessa, da Surgut (Siberia) via Vladivostok fino ad Almaty, visitando boutique di lusso di una bellezza e una ricchezza straordinarie e intrecciando rapporti d’affari solidi». Viaggi affrontati senza risparmiarsi, in una terra ancora tutta da esplorare nel settore del fashion; viaggi che lasciano, comunque, il segno «soprattutto sotto l’aspetto emotivo».
«In poche settimane mi trovo a dover coprire lunghe distanze – racconta la giovane imprenditrice – e spesso, per guadagnare tempo, sono costretta a lunghi spostamenti in treno di notte. Per una donna certo non è l’ideale, ma al mio fianco c’è sempre il mio collaboratore russo, Oleg, da 10 anni in Italia. Lui è il mio braccio destro, è un uomo di grande intuizione». «Questi viaggi attraverso la Russia – continua la Guffanti – rappresentano esperienze forti, perché contengono aspetti molto avventurosi, fin dalla loro organizzazione e nelle modalità, poi, di svolgimento (oltre che in treno, spesso ci spostiamo in autostop). Raggiungiamo, anche con la collega e amica Antonella Marasi, località lontane, poco turistiche, ad esempio, che mi lasciano esterrefatta per la ricchezza delle loro boutique, di una bellezza raffinata, impensabile in certi luoghi duri e segnati dal precedente regime».
Viaggiando spesso insieme le due giovani imprenditrici lombarde si ritrovano a condividere le esperienze più varie, talora anche divertenti. «A volte il fuso spiazza – racconta la Guffanti –. Le ferrovie russe, ma non gli aeroporti, seguono l’ora di Mosca, per cui mi è capitato di correre in stazione pensando di essere in ritardo, ma poiché ero a Irkutz, sul lago Baikal, a 6 ore di fuso con Mosca, la partenza era proprio 6 ore dopo».
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