Sophia Loren a Mosca nel 1965 insieme a Sergo Zakaridze
Fasti del passato in grande spolvero, e non solo. Nell’Anno 2011 Italia-Russia il Belpaese indossa il suo vestito migliore e punta, in casa russa, su tecnologia e innovazione nostrane. «L’interesse primario – spiega Giuliano Urbani, ex ministro della Cultura, professore emerito dell’Università Bocconi di Milano e coordinatore del gruppo di lavoro italiano per l’Anno 2011 - è mostrare ai russi non solo la grande tradizione e la grande cultura del nostro passato, ma anche la vivacità e la modernità dell’Italia di oggi, che conoscono meno». In modo innovativo.
«La kermesse offre all’Italia una vetrina importante nella
terra degli zar – continua Urbani -. E sarà una vetrina
interattiva, che favorirà il dialogo tra chi espone e chi osserva».
Un esempio? «In Russia presenteremo la galleria delle “Eccellenze
italiane” di oggi, in design, moda, scienza e tecnologia: per quasi
tutto ciò che sarà in mostra sarà possibile, per il pubblico,
vederne il funzionamento. Sorprenderà molti, per dirne una, la
pillola che, grazie a microcamere interne, sostituisce la
gastroscopia ed è un prodigio italiano della miniaturizzazione
attuale in campo medico».
Il pensiero corre, così, ai mesi
di preparazione e stesura del programma, ai tempi delle scelte su
cosa mettere in cartellone per «svelare ai russi la straordinaria
continuità che c’è tra la cultura italiana del passato e la
cultura di oggi, non solo attraverso Leonardo, Michelangelo,
Raffaello, ma anche attraverso il cinema (a proposito, ci sarà
un’importante iniziativa itinerante sui capolavori cinematografici
italiani contemporanei in 12 città russe e anche in televisione)».
«È stato davvero difficile fare una selezione – confessa
Urbani - in un mare di proposte: a tanti creativi italiani abbiamo
dovuto dire di no, nella speranza di poterli accontentare la prossima
volta. Le difficoltà, però, sono state anche di tipo economico, per
il momento non propizio in cui versano l’Italia e il mondo, ma con
l’aiuto anche di sponsor privati siamo riusciti a superarle». «Di
tutta questa esperienza - conclude – rimane il piacere di una
conferma: la splendida collaborazione con gli amici russi guidati da
Mikhail Shvidkoy, che era ministro della Cultura quando lo ero
anch’io».
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