Un sit-in in Russia per la Giornata internazionale del volontario. Foto di PhotoXPress
Marina Litvinovich, 36 anni, nota blogger dell’opposizione, stava navigando online quando scoppiarono i roghi estivi. Notò subito due tipologie diverse di commenti su Internet. «C’era chi diceva: “Brucia tutto!” e chi rispondeva “Come possiamo aiutarvi?”. Quello che ho fatto è stato mettere in contatto queste due categorie di utenti aprendo un blog». Nel giro di pochi giorni la risposta è stata tale che, con l’aiuto di altri volontari, Marina ha però dovuto aprire un sito web apposito.
È solo un esempio di come in Russia si stia affermando una generazione di giovani attivisti locali. «La maggior parte - spiega Marina - ha meno di 40 anni, cura blog, non appartiene a partiti o organizzazioni».
Le organizzazioni nate dal basso stanno poco alla volta sostituendo il modello delle associazioni finanziate dall’Occidente degli Anni ’90. Un movimento caotico, senza precedenti: prima della Rivoluzione il volontariato esisteva, ma fu spazzato via con i bolscevichi. «Le signore della buona società - racconta Maria Chertok, direttrice dell’ong Caf Russia - si adoperavano per poveri e orfani, soprattutto durante la seconda guerra mondiale, ma con il nuovo ordine questi valori andarono perduti».
Oggi stanno ritornando. Soprattutto grazie a Internet. È grazie al suo blog, ad esempio, che Anastasia Severina, 23 anni, è riuscita ad aiutare una coppia con sette figli. «Ne ho parlato sul blog e immediatamente sono giunti loro vestiti e cibo», racconta Anastasia. «Ci sono tante situazioni di difficoltà, ma grazie alla rete possiamo cercare di affrontarle».
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