Milano, capitale del gusto sartoriale
italiano e mondiale, una giornata uggiosa di fine autunno. In via Cerva,
dietro il dedalo di viuzze che si snodano alle spalle di piazza San
Babila, va in onda la moda russa.
Non sembri un bisticcio di parole perché qui, nello show-room di Società
Italia (l’azienda nata nel 1993 e che ha scelto come proprio unico
mercato il territorio dell’ex Unione Sovietica puntando sugli scambi
commerciali e sulla promozione del dialogo culturale) si svolge la IV
edizione del Festival della Moda russa.
Curiosando, ci si ritrova dentro un viaggio di colori, di immagini, di
tessuti, di sogni che spazio dall’Ucraina a San Pietroburgo passando per
il Kazakistan e la Lettonia e tutto quel che resta, con altri nomi, di
quell’impero nascosto e potente che fu l’Urss.
Le stanze degli allestimenti, ben illuminate, accolgono i diversi
stilisti (molte sono le donne), con le loro etnie stampate sugli abiti e
quella passione del gusto così italiana.
Anche per questo, per essere così narrativi (basti pensare alla grande
letteratura russa), forse gli stilisti russi guardano all’Italia di
continuo. “Caduta la cortina di ferro – spiegano da Società Italia -
hanno girato molto e sull’asse Italia - Russia la moda è diventata
un’occasione di business per entrambi i Paesi”.
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Igor Gulyaev Fur Collection |
Secondo
i dati forniti da Roberto Chinello, patron di Società Italia, “nel
corso del primo semestre 2010 la Russia ha ufficialmente importato
740.000.000 di euro di prodotti tessili”. Nonostante la crisi e un calo
rispetto al 2009 di poco più del 5%, sono numeri considerevoli.
Ma, al di là dell’economia, come guardano all’Italia i creativi russi
del XXI secolo? Igor Gulayev, classe 1969, fondatore nel 2009 della Igor
Gulayev Fashion House, dove ha lanciato la sua prima collezione di
pellicce (nel 2009 la cantante Whitney Houston ne ha indossata una sul
palco di Ledovy Dvorets, in occasione della sua tappa russa nel tour
mondiale), ha le idee chiare rispetto all’Italia.
“Con voi – dice a Russia Oggi - non è una sfida. Sono molto creativo e
devo far vedere la mia creatività nella mia collezione. A mio parere si
può produrre in qualsiasi Paese, la forza sta nell’idea. Probabilmente
in futuro riuscirò a produrre anche in Italia.
Oggi il mondo globalizzato è un unico grande paese. Se una persona ha
gusto, può lavorare ovunque e ci sono persone che nascono con gusto. In
Italia, ad esempio, tutti hanno gusto”.
Con lui anche Tatiana Souchtcheva (creativa e patron di Società Italia)
dice di “sentirsi molto cosmopolita”. “Quindi – aggiunge la
Souchtcheva - sono d’accordo che nel mondo globalizzato del fashion
trovi quasi sempre le stesse cose.
Creatività e imprenditoria al tempo stesso sono quelle che fanno la
differenza”. “Sono stata la prima – sottolinea con un certo orgoglio - a
vendere pellicce di lusso ai russi. Tutti le volevano nei loro negozi.
Con i prodotti di lusso, poi, è ovvio, che guadagni di più”.
Le pellicce, ci fanno tornare a Igor: “Circa 17 anni fa ho cominciato a
disegnare colletti di pelliccia sugli abiti da me creati”. Era il 1997,
quando la Russia entrava con entrambi piedi nel sogno capitalista, con
le sue follie e sregolatezze. Da Igor, girando per lo show-room,
arriviamo a Iva Yots.
Moscovita, si trova qui in Italia con il bambino di appena 1 anno e
mezzo e lo allatta vicina ai suoi vestiti della collezione “Extensial
reality”. “Qui trovo ispirazione – rivela - ogni giorno: non so perché
ma vedo il mondo a colori vivaci per questo amo l’Italia, questa vostra
cultura.
Siete bravissimi nella moda e io vedo tutti gli italiani bellissimi e
vedo le italiane come se fossero sempre a una sfilata. Uso tessuti
italiani, accessori italiani, zip e il resto italiani”. Un inno d’amore
per il nostro Paese, insomma.
Nell’area fashion ucraina, che forse ha il design più sexy così vicino a
una linea di intimo, nelle pieghe carnose dei colori usati per le
realizzazioni sartoriali. C’è poi la stanza del Kazakistan dove si
respirano negli abiti esposti i sapori della Mongolia, nelle sfumature
dei colori, nei tessuti, nelle forme. E poi i lettoni, esempio, libero
di abbigliamento maschile in mezzo ad una moda molto femminile.
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Tatiana Sudaryanko |
Prima
di lasciare questo angolo di moda così eterogenea e così ex, anzi post -
sovietica, ecco Tatiana Sudaryanto, un atelier nel cuore di Mosca
aperto nel 2002 e oggi vera icona della moda per i russi.
La sua collezione si chiama “Illusion of an Island” dove quell’isola è Bali, ricordo di una vacanza esotica.
“Sugli abiti – spiega - quelle stampate che vede sono le foto che io ho
scattato quando sono stata in vacanza a Bali. Sono illusioni
dall’isola. Taglio tridimensionale, tecnica di collage perché volevo
dare l’idea della tridimensionalità”. A guardarle sembrano intrise di
nostalgia.
“Sì – risponde lei -, c’è un po’ di nostalgia e trovo molto bello che
quello che sento io quando disegno i miei abiti lo senta poi anche il
pubblico che li guarda e li indossa”. Nel suo tratto di design e di
colori si incontrano rimandi di accessori africani, esotici. La
Sudaryanto infatti mischia i tessuti con innovazioni tecnologiche e
sente molto l’influenza del sud - est asiatico.
Anche per questo suo essere così eclettica, forse, quando le chiediamo
quale sia il suo sogno più grande ci risponde senza esitazione:
“Incontrare per le strade delle diverse città del mondo persone che
indossano i miei abiti”.