Foto di Reuters/Vostock-photo
Ogni anno la Russia spreca energia sufficiente ad alimentare l’economia francese, ma ora il Cremlino ha deciso di cambiare rotta. Il mese scorso il governo ha approvato un piano decennale per l’efficienza energetica da 9532 miliardi di rubli (circa 220 miliardi di euro).
«Il vento è cambiato ai piani alti della politica russa: c’è la volontà di mutare registro per costruire un modello economico più efficiente», ha commentato Kevin James, analista di Londra Climate Change Capital, società di consulenza e investimenti green, aggiungendo che la vera svolta è avvenuta dopo gli incendi boschivi della scorsa estate, che hanno fatto suonare un campanello d’allarme sulle conseguenze dei cambiamenti climatici.
«Tra le grandi aziende industriali del Paese sta crescendo la consapevolezza verso l’efficienza energetica» |
Il primo ministro Vladimir Putin si è lasciato andare a una battuta, dichiarando che il riscaldamento globale porterà a minori acquisti di cappotti in pelliccia. Il presidente Dmitri Medvedev, tuttavia, ha deciso di affrontare di petto la questione, anche alla luce di un rapporto della Banca Mondiale che mostra il legame tra i progressi sul fronte dell’efficienza energetica e la crescita di produttività e competitività. «Gli investimenti in questo settore potrebbero consentire risparmi vicini a 70 milioni di tonnellate equivalente di petrolio all’anno», ha dichiarato Medvedev. Ai prezzi attuali vorrebbe dire un risparmio di quasi 30 miliardi di euro.
La Russia è il più grande produttore al mondo di gas e il secondo di petrolio, con prezzi tutto sommato a buon mercato rispetto agli altri Paesi. Tuttavia, di fronte alle prospettive di riduzione delle riserve mondiali, sta crescendo la consapevolezza di ridurre gli sprechi.
Medvedev è impegnato su più fronti per
ridurre la dipendenza dall’oro nero, dalla decisione di eliminare
gradualmente l’uso di lampadine a incandescenza al sostegno verso le
tecnologie per l’efficienza energetica. Il prossimo anno verrà
realizzata, presso la cittadina termale di Kislovodsk (nella regione di
Stavropol che si affaccia sul Mar Nero), la prima stazione fotovoltaica
russa. Un impianto da 13 megawatt per la cui progettazione è al lavoro
l’azienda Rostovteploelektroproekt. In estate Enel e Rushydro (primo
produttore russo di energia idroelettrica) hanno siglato un accordo di
cooperazione che prevede progetti congiunti sulle energie rinnovabili,
compreso lo sfruttamento dell’energia prodotta dal mare e la geotermia.
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L'auto ecologico russo si chiamerà “Ё” [io] |
Altre
iniziative sono state avviate sul versante del biofuel, mentre il
governo ha messo a punto un progetto di legge per promuovere il riciclo
in ambito industriale. La Russia è pronta a entrare anche nel business
delle auto ibride: nei mesi scorsi il miliardario Mikhail Prokhorov ha
annunciato per dicembre il varo definitivo di un’auto elettrica a basso
costo, progetto sostenuto da Putin. Le ong plaudono a questa svolta, ma
fanno notare che la sfida più difficile sarà passare dai progetti alla
pratica, evitando gli errori del passato quando alle buone intenzioni
non sempre sono seguiti i fatti. Per Vladimir Chouprov di Greenpeace,
«tra le grandi aziende industriali del Paese sta crescendo la
consapevolezza verso l’efficienza energetica», ma a livello centrale,
compreso Vladimir Putin, resta un diffuso scetticismo sui cambiamenti
climatici e sulle conseguenze per la popolazione. «Il governo - continua
- non è verde e molte politiche vanno contro la tutela dell’ambiente».
Il vecchio e il nuovo: una centrale a carbone e, a destra, pannelli
fotovoltaici e turbine eoliche. A dicembre è atteso il varo
dell’automobile elettrica a basso costo, realizzata con il benestare di
Putin. Gli ambientalisti tuttavia restano diffidenti in attesa che i
progetti si trasformino in realtà.
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