Emo, goth e non solo: giovani russi di ieri e di oggi sotto la lente (Parte 2)

Foto di Julia Lisnjak

Foto di Julia Lisnjak

Al posto della concezione tradizionale di “sottocultura giovanile” i sociologi propongono di usare un nuovo termine: “solidarietà”.

 

Un mondo fai da te

“Basandoci sulle solidarietà, possiamo identificare le tendenze principali che determineranno la vita sociale nel futuro prossimo,- racconta Elena Omelchenko - E non si tratta delle ideologie che lo Stato impone dall'alto, ma di quelle che maturano nell'interiorità e riflettono, quindi, ciò che davvero turba la gioventù”.

La sociologa non ha dubbi che i fanatici dei mondi di fantasia diventeranno sempre di più. “E' evidente che alcune idee diventano sempre più attuali. Sono l'autopresentazione, la progettazione, la fantasia, il mondo immaginario, la riproduzione dei propri artefatti, cioè una cultura completamente nuova: Fai tutto in modo autonomo, la tua musica, i tuoi film, i tuoi giornali, ecc. Al giorno d'oggi, se un movimento giovanile non ha la sua presentazione, le sue esibizioni, i suoi giochi, è destinato all'insuccesso. Forse è per questo che tutti i movimenti formali, tra cui ad esempio “Nashi”, vengono rigettati interiormente dai giovani”.

Questi valori giovanili possono essere divisi in due grandi categorie: sperimentazione e creatività. La gioventù può fare esperimenti col proprio aspetto esteriore e con l'abbigliamento, tingendo i capelli di rosso o vestendosi di rosa e nero, oppure con le azioni, dall'arrampicarsi sui tetti, all'andare in skateboard sugli scalini, alle manifestazioni contro il potere.

La creatività invece viene intesa in senso più ampio che disegnare alla scuola d'arte o cantare nel coro scolastico. È piuttosto una creazione originale di sé: fotografare se stessi in immagini diverse, fare i propri film, anche se con una videocamera amatoriale e coi propri amici nei ruoli principali, comporre la propria musica, seppure con l'aiuto di un programma al computer.

Nonostante il suo status di professoressa, Elena Omelchenko non si vergogna di ammettere che i suoi preferiti sono i fanatici di anime. Lei stessa non è contraria a creare un mondo più variopinto della nostra monotona realtà.

Col termine anime si indicano i cartoni animati giapponesi tratti dai fumetti manga o da libri per ragazzi e adolescenti. Oggi non è più un'esclusiva giapponese e i ragazzi di tutta Europa creano i propri personaggi anime.

Anche leggere un manga, tra l'altro, è un occupazione creativa: provate a immaginare di leggere un fumetto in cui molte azioni e frasi vengono tralasciate e indicate solo da uno sfondo generico e il legame tra le azioni e le “scene” tralasciate bisogna indovinarlo da soli. Ed è proprio questo che attira i giovani verso la cultura anime: non ci sono regole rigide, puoi completare da solo l'immagine del tuo mondo, dei tuoi eroi e vivere grazie a loro una vita piena di avventure e viaggi interstellari. Ne viene fuori una cultura del sogno, che viene condivisa volentieri su Internet.

Anubis CeaSer:”Se tu fossi un personaggio di anime, quale sarebbe il tuo aspetto e come vivresti? Io personalmente avrei dei capelli neri e molto ma molto lunghi, più o meno fino al ginocchio, dei grandi occhi buoni e rossi e vivrei tutto il tempo tra guerre e battaglie magiche”.

Lanchelot : “Io sarei un cecchino a pagamento, buono a nulla, che non sa cosa sia una vita tranquilla (l'abitudine a identificare il nemico mi impedirebbe di vivere normalmente), privo di senso dell'umorismo, che non conosce lo scopo della propria vita”.

I ragazzi non solo disegnano anime, ma si incarnano loro stessi negli eroi preferiti. Si definiscono cosplayers (dall'inglese costume play, recitazione-gioco in costume, ndr). Parrucche blu, abiti con le ruches, ali, orecchie, zanne, spade: sono tutti articoli che si possono acquistare in rete.

Questo vuol dire che i nostri giovani copiano le idee straniere? Dov'è allora la nostra cultura?
“È una domanda che si fanno da tempo non solo i giornalisti, ma anche gli accademici russi,- afferma la Omelchenko -. Spesso si dice che tutte le sottoculture non sono altro che calchi dei fenomeni analoghi occidentali. Però viene copiata solo la forma, l'involucro, mentre il contenuto è sempre locale. Nessuno riprodurrà mai semplicemente una cultura straniera senza metterci un qualche significato proprio. E noi stiamo proprio cercando e tentando di capire questo significato. È sempre e comunque locale: viene inserito un contenuto legato con la vita economica, politica e culturale del posto”.

Gambe rotte come valore di vita

I sociologi giovanili parlano dello studio di quegli spazi in cui convivono tutte le culture, reali, simboliche e virtuali. “Il centro è la parte più interessante dello spazio urbano”, è la tesi di Albina Garifzianova sulle subculture di Uljanovsk e sui luoghi in cui si trovano.

Quali sono i luoghi di ritrovo dei giovani di Uljanovsk? Al parco, tra i giochi per i bambini e le altalene. Si distingue sempre più chiaramente un battito metallico: in un angolo dei ragazzi con skate e mountain bike saltano lungo ringhiere e fiancate semidistrutte di ciò che è rimasto di una fontana. Proprio di fronte a loro si erge la palazzina grigia a due piani del Comitato per le politiche giovanili.

“Questo è il posto di ritrovo di bikers e skaters già da tanto tempo. Ma solo un anno fa hanno messo per loro una balaustra metallica solitaria piantata in mezzo a un piccolo spiazzo di cemento”. Sulla balaustra un sedicenne con jeans strappati alle ginocchia che vola da una parte, la bici dall'altra. In attesa di esibirsi ce n’è un altro.

“Quando chiedo a un biker o a uno skater se non ha paura di farsi male, fanno un sorrisetto e iniziano a raccontare che si son rotti le gambe cinque volte e la testa l'hanno sbattuta mille volte. Anche a me piacerebbe imparare a fare un po' di esibizioni sui roller, ma solo se di fianco a me c'è un professionista: la mia testa è più importante. Per loro invece è più importante la pratica corporale e la ricerca del rischio”, sottolinea Albina.
Secondo l'approccio metodologico dei sociologi, anche questa è una forma di solidarietà. In essa il ruolo chiave è giocato da un valore fondamentale: il rischio. È proprio questo che unisce rollers, skaters e altri giovani privi di istinto di sopravvivenza.

A osservare gli skaters ci sono degli atri ragazzi col chiodo e i jeans strappati. “Punk”, noto fra me. Al gruppo si avvicina un ragazzo con lo skate, si infila sul maglione lo stesso tipo di giubbotto nero, e da skater si trasforma in punk.

“La piazza è il luogo in cui si possono incontrare i rappresentanti di tutte le sottoculture,- continua Albina -. Tutti si frequentano tra loro. Questa è una delle conclusioni principali. Adesso non esistono sottoculture in senso stretto. Oggi il tempo è bello, andiamo un po' in skate, domani arriva in città un gruppo rock, andiamo tutti al concerto”.

Indipendentemente dai nomi che si danno, tutte le subculture giocano ai travestimenti, che sia il mondo gotico dei vampiri, quello bellicoso degli skinhead o quello sentimental-depressivo degli emo.

Cambiare la propria esteriorità, in base agli stati d'animo interiori è un'altra tendenza dei giovani. A volte gli stessi esponenti di una determinata sottocultura non riescono a identificare il motivo che li ha spinti a un cambiamento d'immagine. Una ragazza si è rasata a zero e si è appesa 42 orecchini, solo in faccia, nel resto del corpo ne ha centinaia. E quando le hanno chiesto perché l'aveva fatto, ha risposto : “Mi sembra che il mio corpo avesse un aspetto troppo umano ...”.

Sedute sui gradini che portano al Sancta Sanctorum, il fabbricato dove è nato Vladimir Uljanov (Lenin), delle ragazze-emo con le sigarette fra i denti guardano degli hip-hoppers. Questi ultimi finiscono gli esercizi serali e le raggiungono tutti in massa.

Ma come, hip-hopper ed emo sono amici? “Usciamo insieme, ci divertiamo», rispondono. E tutti insieme se ne vanno sul lungofiume.

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