Russi e felici … nonostante il freddo

Fotolia/PhotoXPress.ru

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Secondo un sondaggio del Centro per l’opinione pubblica il 72% dei cittadini dichiara di essere contento. Ma per la britannica Legatum la Russia sarebbe soltanto al 69mo posto nella graduatoria mondiale, per nazioni, sulla felicità.

“Sei felice?” . Una domanda semplice che in genere lascia però a bocca aperta. Come si fa a parlare di felicità quando ci si trova tutti i giorni imbottigliati nel traffico per andare a lavoro o a portare mille borse della spesa fino a casa? Apparentemente la vita di tutti i giorni non ha molto a che fare con la felicità. È per questo che non si ha l’abitudine di chiedere agli altri se sono felici, se non in momenti di particolare intimità.

I sociologi sono un caso a parte. Loro, per esigenze professionali, possono rompere le convenzioni sociali e prendersi la libertà di farci qualsiasi domanda. Nel novembre del 2009 il Centro Russo per lo studio dell’Opinione Pubblica ha deciso di chiedere ai Russi quanto fossero felici. Il tempismo non era dei migliori: in Russia novembre è per tradizione uno dei mesi più deprimenti. E quel novembre ci furono 20 giorni di fila senza un raggio di sole. Inoltre, c’erano da considerare i problemi, ancora irrisolti, legati alla crisi: la minaccia costante della disoccupazione e i tagli ai salari. Nonostante ciò, gli intervistati non hanno deluso il Centro: il 72% ha dichiarato di sentirsi, tutto sommato, felice. Una percentuale che, seppur inferiore del 5% a quella dell’estate 2008, è senza dubbio notevole.

”Credo che la vita sia una cosa meravigliosa nonostante tutte le difficoltà che si incontrano ogni giorno”

Nel frattempo la compagnia britannica Legatum ha fatto un’indagine per individuare la nazione più felice al mondo e, stando ai risultati, il primo posto andrebbe alla Finlandia e l’ultimo allo Zimbabwe. La Russia si è piazzata sessantanovesima su 104 paesi. Secondo la Legatum la ricetta della felicità è composta da 79 ingredienti, tra cui il benessere economico dei residenti, la qualità dei servizi sanitari, l’istruzione, la sicurezza e lo sviluppo delle istituzioni democratiche. Secondo questi parametri la Russia risulta un paese fortemente infelice. Fortunatamente però la maggior parte dei Russi, o almeno il 72%, non se ne rende conto.

Non è raro che nel valutare una situazione l’opinione di chi la vede “da fuori” sia diversa da quella di chi la vive “da dentro”. A volte nel guardare un altro non si può fare a meno di invidiarlo. Sembra avere tutte le fortune: una bella casa di campagna, una bella moglie, un posto di lavoro prestigioso. E magari proprio in quel momento quell’uomo sta meditando il suicidio. I celebri autori satirici russi Ilf e Petrov hanno descritto questi errori di valutazione in una frase: “Abbiamo la radio, ma non la felicità” (all’epoca in cui scrissero questa frase ad ogni cittadino sovietico era stata distribuita una radio). Al posto della radio si potrebbe pensare ad ogni tipo di bene materiale: un’industria alimentare, una macchina, una villa, ecc…

La concezione occidentale di felicità è in genere molto concreta. Può essere scomposta nelle sue parti, pesata, conteggiata e, soprattutto, tutti conoscono i negozi in cui è possibile comprarne le diverse componenti. La Russia, un paese geograficamente e spiritualmente diviso tra est e ovest, ha una risposta tutta sua: come dicono i Russi, “i soldi non fanno la felicità”.

Ma se i soldi non sono importanti, allora cosa lo è veramente? Per rispondere a questa domanda i corrispondenti dell’agenzia di stampa russa Interfax hanno intervistato la gente per strada.

Il quadro che ne è risultato è a dir poco interessante. Per qualcuno la felicità è avere una famiglia e un lavoro. Viktor ha dichiarato: “Ho 70 anni e lavoro ancora. Come? Non li dimostro? Quanti anni mi daresti? 55? Ecco perché sono felice!”. Aleksandr, 48 anni: “Ai vecchi tempi non pensavo al lavoro, perché in epoca sovietica tutti ne avevano uno. Ora ho un’impresa di costruzioni ed è molto stimolante”.

Dostoevski una volta ha detto: “Per essere felice un uomo ha bisogno di una dose di felicità e di altrettanta infelicità”

Altri hanno risposto che per loro la felicità significa sentirsi utili. Ludmila, una pediatra di 58 anni, ha detto: “Pensavo di andare in pensione e cominciare ad andare a teatro, ma ora ogni mattina salto giù dal letto e corro a lavoro. Cerco di fare ogni giorno qualcosa di buono per gli altri, anche solo una parola di conforto. E la gente mi ricompensa con gesti d’affetto. Questa è felicità”.

Altri ancora, per lo più giovani, hanno dichiarato che la felicità è data dai soldi e dalla libertà che essi concedono. Ma per la maggior parte delle persone intervistate la felicità non è legata a beni materiali. Marina, 25 anni: “Sono felice di essere viva. Sono felice perché ho superato una malattia e mi godo tutte le piccole cose quotidiane”. Artiom, 42 anni: “Sono una persona molto felice perché sono vivo e in salute. Credo che la vita sia una cosa meravigliosa nonostante tutte le difficoltà che si incontrano ogni giorno”. Il ventisettenne Dmitri esclama: “Sì, sono felice e amo la vita! E non solo le piccole cose. Anche gli insuccessi talvolta possono rendere felice una persona”.

Dostoevski una volta ha detto: “Per essere felice un uomo ha bisogno di una dose di felicità e di altrettanta infelicità”. Guardando ai Russi si ha l’impressione che conoscano bene questa ricetta e che il loro approccio alla vita e alle difficoltà sia filosofico. Forse è per questo che nel novembre del 2009 il 61% degli intervistati ha dichiarato di essersi già adattato alla crisi, e il 17% prevedeva di adattarsi entro breve tempo. Nel complesso, hanno una buona dose di felicità e altrettanta infelicità. Niente di più. E niente di meno.

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