Tempi duri per i diamanti Alrosa: azioni della compagnia in vendita

Foto: Reuters/Vostock Photo

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Alrosa è la più grande miniera di diamanti al mondo, ma la produzione rischia di fermarsi se non si riusciranno a raccogliere i miliardi di dollari necessari attraverso una privatizzazione parziale che dovrebbe compiersi nel 2011.

Miniere di eredità sovietica sempre più vecchie, un organismo che a porte chiuse sceglie i clienti le per vendite di diamanti e un massiccio programma di welfare hanno lasciato la compagnia in un pantano finanziario.

Il 7 ottobre 2010 i legislatori della Repubblica di Sakha (Yakuzia), nella zona della Siberia Orientale che detiene circa il 40 percento del monopolio dei diamanti, hanno dato il nulla osta per la privatizzazione della società in mano allo Stato. Alrosa ha già cambiato il suo statuto legale allo scopo di vendere il 20-25 percento delle azioni probabilmente già nel 2011 per raccogliere fondi.
Non sarà difficile trovare acquirenti, dal momento che le miniere di diamanti lottano per tenere il passo con la crescente domanda proveniente dalle economie emergenti con sistemi di estrazioni desueti. Alrosa, però, necessita di maggiori sforzi rispetto alle altre miniere.

La vendita di diamanti dovrebbe essere uno dei sistemi migliori per fare soldi, ma a giugno la società aveva raggiunto un debito di 3,7 miliardi di dollari e ora necessita di rifinanziarne almeno 1,8 miliardi tramite investimenti entro il 2012, affermano gli analisti. E il prezzo dell’investimento potrebbe addirittura aumentare. Alrosa opera nella miniera di Mir, un enorme cantiere a cielo aperto nelle riserve ghiacciate della Repubblica di Sakha. La cava, già larga circa 1,5 km, continua ad aumentare in ampiezza e le sponde rischiano di crollare. Per questo l’estrazione dovrà procedere sottoterra se la compagnia vuole raccogliere il resto dei diamanti del condotto di Kimberly. Tale cambiamento farà certamente impennare i costi, secondo l’analista di Metropol Andrei Lobazov.

La società deve già affrontare grosse spese sociali. Alrosa è praticamente responsabile di ogni attività che gravita sulla miniera del Mir. L’intera popolazione della cittadina si è insediata attorno alla cava aumentando la propria presenza pur di lavorare nonostante le temperature nella zona raggiungano i -25 di inverno.

La produzione ha subito drastici tagli nel 2008 quando la crisi ha raggiunto anche le zone più remote della tundra russa e la compagnia ha accumulato una montagna di debiti per sostenere la forza lavoro. Alrosa non ha licenziato neanche un operaio, anche quando la vendita dei diamanti è scesa quasi a zero. “Nei sei mesi da dicembre 2008 a giugno 2009, il debito di Alrosa è cresciuto di oltre 1,5 miliardi”, ha dichiarato Andrei Polyakov, il portavoce della società. A maggio 2009, il governo federale è giunto in soccorso acquistando 1 miliardo di dollari di diamanti e aggiungendoli alle riserve di valuta dello Stato. Ora, tuttavia, si cercano disperatamente fondi all’esterno per mantenere in vita Alrosa.

L’apertura della miniera a investitori esteri potrebbe risultare impopolare dal punto di vista politico in Siberia, ma Sergei Goryainov, un analista di Rough&Polished, crede che Alrosa non abbia scelta. "Il debito è già alto e la società ha sempre più bisogno di prestiti. Ad esempio c’è bisogno di fondi per le esplorazioni e lo sviluppo ulteriore di nuovi depositi di diamanti. Se Alrosa non trova i soldi la produzione ne risentirà dato che i depositi disponibili sono vicini all’estinzione”, ha concluso Goryainov. Alcuni legislatori locali della Repubblica di Sakha concordano. "Lo stato finanziario della società non le permette di rimanere, ancor meno di crescere. Né la Russia né la Yakuzia si possono permettere di attendere ancora”, ha dichiarato Alexander Morozkin, primo vice speaker del parlamento locale.

Alrosa potrebbe tenere un’iniziale offerta pubblica fin dall’inizio del prossimo anno per raccogliere fondi da investire in scavi sotterranei, ha annunciato il portavoce della società Polyakov. La compagnia potrebbe vendere dal 20 fino al 25 percento delle azioni, per raggiungere da 1,5 ai 2,3 miliardi di dollari. Il valore di Alrosa , secondo un rapporto del quotidiano russo Vedomosti, si aggirerebbe tra i 7,3 ai 9 miliardi di dollari.


La partecipazione della Repubblica di Sakha all’interno di Alrosa resterà probabilmente oltre il 25 percento, garantendole il diritto di veto negli affari della società, ha dichiarato Lobazov di Metropol. Il governo federale detiene al momento circa il 51 percento.

La società sta anche cercando di costituire una base di vendita più stabile. Alrosa produce circa un quarto dei diamanti del mondo e si aspetta di vendere 3,46 miliardi di dollari di diamanti quest’anno, rispetto ai 2,21 miliardi del 2009. “Prima della crisi economica, i clienti di Alrosa non erano molto affidabili e non c’erano contratti a lungo termine. I clienti potevano scomparire da un momento all’altro”, ha detto Goryainov di Rough&Polished. Nel 2010, Alrosa spera di portare la percentuale di contratti a lungo termine al 56 percento delle entrate, rispetto al 21 percento del 2009. Così facendo spera di proteggersi dalle fluttuazioni nella richiesta, ha detto Goryainov.

Alrosa sta lavorando anche per costituire un bacino di clienti fedeli. Nella primavera del 2010 ha infatti firmato un contratto di tre anni con le indiane Rosy Blue, Diamanti India Limited e Ratilal Becharlal and Sons per la fornitura di diamanti grezzi. E si sta anche considerando la possibilità di aprire un ufficio in India. La scorsa estate la società ha siglato contratti a lungo termine con 15 compagnie belghe pari a circa 500 milioni di dollari; nel frattempo continuano i colloqui con aziende cinesi, armene, bielorusse e israeliane.



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