Dalla riduzione dell'arsenale nucleare alla sicurezza globale

Foto: Reuters/Vostock Photo

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E' giunto il momento di cominciare una nuova fase del disarmo applicando principi d'azione plurilaterale per compiere un passo importante verso la creazione di un nuovo ordine mondiale per il XXI secolo.

Il 2010 è stato un anno pieno di eventi significativi nel campo del disarmo e della non proliferazione delle armi nucleari che hanno influito positivamente sul rafforzamento della sicurezza internazionale.

I presidenti di Russia e Stati Uniti hanno firmato a Praga un nuovo accordo per la riduzione strategica degli armamenti (START). Nel caso venisse ratificato, le relazioni strategiche tra le due potenze nucleari mondiali dovrebbero diventare più stabili, trasparenti e prevedibili.

Il summit plurilaterale sulla sicurezza nucleare, svoltosi a Washington, ha deliberato per un miglioramento delle condizioni di conservazione del materiale atomico a livello mondiale.

La nuova Conferenza generale del Trattato di Non Proliferazione delle armi nucleari (TNP) si è conclusa con la comune accettazione di un documento che indica le vie per consolidare il trattato, la sua applicazione e le sue istituzioni.

Sono tutti passi molto importanti. Tuttavia, essi ancora non permettono di lavorare sull'ideologia della strategia nucleare basata sulla limitazione nucleare reciproca. Il paradosso della riduzione nucleare, infatti, consiste nel fatto che essa si basa soprattutto sulle minacce del secolo scorso, mentre adesso, il rischio di un conflitto armato di grandi proporzioni tra le potenze mondiali e i rispettivi alleati, nella situazione di globalizzazione e multipolarità odierne, è praticamente nullo.

D'altro lato, la limitazione nucleare nulla può contro le nuove minacce del XXI secolo come la diffusione delle armi di distruzione di massa (WMD) e i modi per procurarsele, il terrorismo internazionale, i conflitti di natura etnica e religiosa, la criminalità internazionale e il resto. Al contrario, in molti casi la limitazione nucleare favorisce i processi di diffusione delle WMD e delle tecnologie missilistiche e ostacola una collaborazione più efficace tra le grandi potenze nella lotta contro questo tipo di minacce (ad esempio lo sviluppo comune di sistemi anti-missile).

Purtroppo, finché nelle relazioni internazionali verrà utilizzata la minaccia della “proiezione della forza” e la sua diretta applicazione, la Russia sarà costretta a mantenere un potenziale militare, anche atomico, di un certo rilievo, che le permetta di difendere se stessa e i suoi alleati e di rivendicare i propri legittimi interessi.

Per far sì che la riduzione nucleare non ostacoli l'interazione tra i giocatori chiave dell'arena mondiale è necessario trovare accordi per abbassare il livello degli armamenti secondo il principio del minimo indispensabile; consolidare la stabilità strategica in presenza di garanzie di sicurezza uguali e unitarie per tutti; escludere la possibilità di un primo attacco nucleare o missilistico a causa di problemi tecnici o di un'errata valutazione delle intenzioni dell'altra parte o dovuto alla mancanza di tempo per decidere una linea di condotta da parte della direzione politica. Il Nuovo Trattato START risponde a tali obiettivi, ma resta ancora molto da fare in questo campo.

La prossima fase del disarmo nucleare non può essere solo bilaterale. E' necessario prendere misure di limitazione e fiducia anche rispetto ad altre potenze nucleari. A differenza degli Stati Uniti, la posizione geograficamente strategica della Russia la rende vulnerabile a tutti i paesi nuclearizzati, fatto di cui bisognerà tenere conto nella prospettiva del futuro disarmo.

Il modello esistente di riduzione nucleare è diventato un ostacolo insormontabile nel lungo e difficile processo del disarmo nucleare mondiale. Non è un segreto che il processo di disarmo abbia non solo fautori, ma anche nemici, sia negli Stati Uniti, che in Russia e negli altri Paesi. Ci sono persone che non riescono a lasciarsi alle spalle gli stereotipi ideologici della guerra fredda. Ma ci sono anche coloro che esprimono dubbi molto concreti e non privi di fondamento, riguardo a questo processo. Tali argomentazioni non possono essere semplicemente ignorate, bisogna tenerne conto seriamente, per riuscire ad eliminare con coerenza gli ostacoli reali che stanno sul cammino verso i profondi tagli al nucleare da realizzare in futuro.

In Russia, ad esempio, è ancora ampiamente diffusa l'opinione secondo cui il potenziale atomico del paese costituisce la caratteristica principale del suo status di potenza mondiale, senza il quale gli Stati Uniti e gli altri Paesi non terrebbero conto dei suoi interessi in politica estera.

Siamo convinti che lo status della Russia nel mondo debba essere sostenuto soprattutto con la modernizzazione dell'economia, la crescita del tenore di vita, dei diritti e delle libertà socio-politiche dei cittadini, lo sviluppo della scienza e della cultura. Purtroppo, finché nelle relazioni internazionali verrà utilizzata la minaccia della “proiezione della forza” e la sua diretta applicazione, la Russia sarà costretta a mantenere un potenziale militare, anche atomico, di un certo rilievo, che le permetta di difendere se stessa e i suoi alleati e di rivendicare i propri legittimi interessi.

Da ciò coinsegue che il cammino verso il disarmo nucleare si sviluppa attraverso la fiducia tra le nazioni e il consolidamento della stabilità e della sicurezza internazionale. L'amministrazione Obama ha proclamato un nuovo corso di azione multilaterale per garantire la sicurezza internazionale, rafforzarne le norme legislative e le istituzioni esecutive, assicurare la priorità della diplomazia nella soluzione di questioni problematiche, e la partnership paritaria della Russia. E' molto importante che questi principi vengano messi in atto nella politica estera degli Stati Uniti e dei loro alleati.

Questo riguarda sia i sistemi antimissile che gli armamenti ordinari, sia i mezzi strategici non atomici che i piani di militarizzazione spaziale. In questa ed altre direzioni nel campo della riduzione degli armamenti, bisogna elaborare, in tempi brevi, ulteriori misure per il consolidamento della fiducia a lungo termine.

Riflettendo sulle prospettive a lungo termine siamo giunti alla conclusione che il mondo senza armi atomiche non coincida affatto col mondo attuale meno le armi atomiche. Serve un sistema internazionale, basato su principi e istituzioni completamente diversi. Il mondo senza armi nucleari non deve essere un mondo dove abbiano campo libero le altre armi di distruzione di massa, le forze armate ordinarie, gli armamenti non atomici all'avanguardia e quelli fondati sui nuovi principi della fisica.

Non si tratta solo dei conflitti su grossa scala ma anche di quelli locali. Infatti ci sono tanti piccoli stati che guardano alle armi nucleari come a un modo per neutralizzare l'enorme supremazia in armamenti ordinari delle grandi potenze. E' proprio questo uno dei maggiori stimoli alla proliferazione nucleare a livello regionale che ha generato la minaccia del terrorismo nucleare. L'eliminazione di questi pericoli richiede la creazione di meccanismi affidabili per la soluzione pacifica dei conflitti sia su grossa scala , che locali, internazionali e transfrontalieri.

E' per questo che la realizzazione dell'idea di disarmo atomico, che deve comunque restare un obiettivo strategico, è possibile solo nel contesto di una profonda riorganizzazione di tutto il sistema internazionale.

Siamo certi che questa via porterà alla soluzione di altri problemi fondamentali del XXI secolo, legati a economia globale, risorse energetiche, ecologia, clima, situazione demografica, epidemie, criminalità transfrontaliera, estremismo etnico e religioso.

In tale contesto il disarmo atomico non deve essere fine a se stesso, ma costituire una delle linee di sviluppo principali, premessa e metodo per la riorganizzazione della vita internazionale su basi più civili, nel vero senso di questo concetto, in armonia con gli imperativi del nuovo secolo.


Autori:

Evgenij Primakov, Presidente della Federazione Russa (1998-1999), Ministro degli Esteri (1996-1998), accademico, membro del Presidio dell'Accademia delle Scienze russa

Igor Ivanov, Ministro degli esteri della Federazione Russa (1998-2004), Segretario del Consiglio di Sicurezza (2004-2007), Dottore in Storia, professore dell'Istituto Statale di Relazioni Internazionali di Mosca (MGIMO)

Evgenij Velikhov, presidente del Centro Scientifico Russo “Istituto Kurchatovskij”, accademico, membro del Presidio dell'Accademia delle Scienze russa

Mikhail Moiseev, Capo di Stato Maggiore, primo sostituto del ministro della difesa dell'URSS (1988-1991), Generale dell'esercito

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