Quando
sono arrivato per la prima volta in Russia nel 1993, tutti sapevano che
ero straniero per via delle scarpe che portavo. In quel periodo la
maggior parte dei russi indossava ancora scadenti ghette di plastica
sopra calzature sovietiche e le scarpe erano diventate tra gli articoli
più ambiti dei prodotti di consumo.
Le buone scarpe sono tra i primi articoli che i nuovi commercianti di
prodotti hanno importato in Russia insieme ad articoli più ovvi, come
carta igienica e jeans. Dopo la caduta della Cortina di ferro tra i
primi prodotti importati ci furono anche computer e valigie. "Poiché in
genere si acquistano valigie una sola volta nella vita, dovemmo muoverci
molto rapidamente", racconta del suo approdo in Russia all’inizio degli
Anni ’90 un rappresentante della Delsey, azienda che produce articoli
da viaggio e valigie di lusso.
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Il ceto medio russo costituisce il 68 per cento della popolazione. Foto di Kommersant |
Grazie
alla crisi, l’attenzione si è rivolta ai mercati emergenti, soprattutto
alla Cina. Non senza valide ragioni: la Cina con le sue esportazioni ha
battuto tutti i nuovi importatori. Nella sua banca centrale conta 2.500
miliardi di dollari in contanti contro i 480 miliardi russi, 1,3
miliardi di abitanti contro i 142 milioni di russi e una crescita del
Pil del 10 per cento annuo contro il 4,5 per cento della Federazione.
Tutto questo ampio ventaglio di confronti non tocca però un punto
fondamentale: la Cina ha sì la popolazione più numerosa al mondo, ma
quanti cinesi sono effettivamente consumatori? Il ceto medio russo
costituisce il 68 per cento della popolazione, secondo Troika Dialog
(una stima alta, secondo alcuni analisti), mentre quella cinese è del 13
per cento. In Russia i guadagni pro-capite si aggirano sui 12mila
dollari l’anno contro i 4mila in Cina e il tasso di povertà è intorno al
13 per cento mentre in Cina affligge il 50 per cento (ossia 600 milioni
di abitanti). Ne consegue che la Russia ha la più grande classe di
consumatori tra i Bric e la crescita del reddito pro-capite medio è due o
tre volte più veloce di quella del suo concorrente più vicino, il
Brasile, e di gran lunga più distante ancora da quella di Cina e India.
Mentre i commentatori si concentrano sulle cifre di macroeconomia dei
Paesi emergenti, per fare affari sono le cifre di microeconomia che
contano davvero e il consumatore russo sta già iniziando a competere con
la sua controparte in Occidente. E se guardiamo all’altra estremità
della scala del benessere noteremo che in Russia a marzo i poveri erano
scesi al 14,7% dal 17 del 2009, in America, invece è del 14,3% e in
aumento.
Ben Aris è il direttore della rivista sull’Europa centro-orientale “Business New Europe”
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
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