Trasferirsi a Mosca, identikit dei nuovi stranieri

L’italiana Barbara Valfré.Foto di Kirill Lagutko

L’italiana Barbara Valfré.Foto di Kirill Lagutko

Gli stranieri che come ogni anno, anche quest’autunno si sono trasferiti a Mosca hanno trovato la città diversa da come se l’aspettavano. Della cupezza di un tempo - dicono - rimane ormai poco e per sfuggire al traffico e all’inquinamento a molti di loro basta rifugiarsi nell’opera lirica e nella poesia. O fare un giro nella maestosa metropolitana. È proprio vero che per trovare una soluzione a volte basta scavare oltre la superficie...

I bambini prima di tutto

È stato l’atteggiamento inaspettatamente positivo dei russi verso i bambini a fare da subito amare la città alla giornalista britannica Lucy Ward, arrivata a Mosca ad agosto. Secondo lei, i britannici hanno solo da imparare dalla «combinazione di protezione talvolta opprimente e tantissimo affetto» dei russi nei confronti dei bambini o dal rito di festeggiare ogni 1 Settembre l’inizio della scuola con «bouquet, palloncini e canzoni».

I pregiudizi sfatati

Il britannico Angus Saunders è direttore finanziario di Avianova, la nuova compagnia aerea nazionale low-cost russa. Sua moglie Julia, che per più di venti anni ha lavorato come preside, afferma: «Non pensavo che avrei trascorso qui i miei anni da pensionata». Ma la realtà si è rivelata molto più gradevole di quanto la cupa immagine della Russia all’estero lasciasse prevedere. «Pensavo che sarebbe stato tutto grigio e tetro e che mi sarei trovata in uno squallido appartamento a bollire barbabietole. Invece è come trovarsi in una qualsiasi città europea e stare qui mi ricorda Notting Hill».

La fame di cultura

Il commento di Barbara Valfré, immigrata italiana:

"Amo la poesia russa, soprattutto Lermontov e Pushkin. Ma anche Marina Tsvetaeva e le sue opere sulla nostalgia. I russi mi ricordano i napoletani: sono sentimentali, piangono, hanno un rapporto passionale con il loro Paese”.

Tornati in patria, gli stranieri sanno che i migliori prodotti di esportazione russi non sono il petrolio e il metano, ma l’arte e la letteratura. Hanno scoperto un nuovo interesse per la poesia. Ma assistere agli spettacoli russi in patria non sarà mai come andare al Bolshoi o al centro d’arte Winzavod ricavato da una ex fabbrica di vini. Per la francese Sandrine Cottereau, l’abbondante offerta culturale rappresenta l’aspetto migliore della vita a Mosca. «Qui c’è tutto: l’opera, la danza, il circo». Anche la permanenza in Russia dell’italiana Barbara Valfré che è venuta qui per seguire il marito è sostenuta da un profondo amore per la letteratura che l’ha anche aiutata a stringere nuove amicizie. «Faccio parte di due gruppi di lettura», spiega. «Amo la poesia, soprattutto Lermontov, Pushkin. I russi mi ricordano i napoletani: sono sentimentali, piangono, hanno un rapporto passionale con il loro Paese».

Anche Antonella Scott, arrivata da Milano come corrispondente del Sole24Ore , era già stata a Mosca diverse volte a partire dagli anni Novanta. Della capitale apprezza diversi aspetti: «i blini e le melanzane... l’interesse delle persone per il teatro e i concerti... Inoltre amo la metropolitana». «Sento di far parte di questa città, nel bene e nel male», dice. Certo, riconosce, vivere a Mosca «è forse molto più complesso che abitare in qualsiasi altra città europea», ma per i nuovi arrivati ha un consiglio: «siate pazienti, leggete libri sulla Russia e amatela quanto più potete».


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