Foto di ITAR-TASS
Nessuna “guerra artica”. Per la regione contesa da Canada, Danimarca, Norvegia, Russia e Usa il premier russo Vladimir Putin vede semmai un futuro radioso e pacifico. «Crediamo sia un imperativo morale mantenere l’Artico una zona di pace e cooperazione», ha detto chiudendo il primo Forum sull’Artico tenutosi a Mosca a settembre. «Il settore russo dell’Artico fornisce circa l’11 per cento del Pil del Paese e il 22 per cento delle esportazioni», come ha ricordato Alexander Bedritsky, consulente presidenziale sui cambiamenti climatici. «La Russia - ha detto Putin - intende accrescere la propria presenza scientifica e finanziare la ricerca, compresa quella condotta da team internazionali».
Promettendo che la tutela dell’ambiente sarà la « priorità assoluta » dell’espansione industriale nella regione, Putin ha poi aggiunto: «Se non agiamo responsabilmente nell’Artico adesso, in futuro avremo problemi globali invece che vantaggi» . «Non vi sono premesse concrete per buona parte degli scenari più spaventosi ipotizzati e non è in corso alcuna “battaglia per l’Artico”», ha poi ribadito, prospettando collaborazioni internazionali.
Le contese sono tuttavia venute a galla: se Russia e Norvegia avevano posto fine solo una settimana prima alla quarantennale disputa sui rispettivi confini marittimi, Canada e Danimarca (che comprende anche la Groenlandia) continuano a contestare a Mosca il diritto di sfruttare la dorsale sotterranea Lomonosov, una grossa fetta dell’Oceano Artico, che si trova in gran parte in acque neutre. Secondo
la Convenzione dell’Onu sul diritto marittimo del 1982, un Paese può
reclamare diritti sulle risorse marine oltre i 320 chilometri dalle
proprie acque territoriali nel caso in cui possa dimostrare che la
propria piattaforma continentale si estende oltre quel punto. Tutti e
tre i Paesi adducono dinanzi all’Onu motivazioni per associare la
dorsale oceanica al loro territorio. La stessa Russia - dopo che si è
vista respingere dall’Onu l’esposto presentato nel 2001 perché non
supportato adeguatamente da prove scientifiche - ne sta preparando uno
nuovo che sarà pronto nel 2012 o 2013. Per allora anche il Canada avrà
presentato il proprio e la Danimarca conta di farlo nel 2014. Dal canto
loro, non avendo ratificato la Convenzione, gli Usa sono favorevoli
all’“internazionalizzazione” delle acque artiche.
Le poste in gioco sono del resto molto alte: l’Artico custodisce quasi
un quarto delle riserve energetiche del mondo sotto forma di petrolio e
gas naturale. E sotto i suoi fondali sono presenti anche immensi
giacimenti di metalli preziosi.
Articolo già apparso su The Moscow Times
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