L’oligarca calmucco fa scacco matto all’ex campione Karpov

Kirsan Ilyumzhinov. Foto di RIA Novosti

Kirsan Ilyumzhinov. Foto di RIA Novosti

Il candidato sostenuto dal Cremlino, l’ex governatore Ilyumzhinov, è stato riconfermato alla guida della Federazione internazionale degli scacchi. Sconfitto l’ex fuoriclasse sovietico.

Scacco matto ad Anatolij Karpov. L’ex campione del mondo sovietico è stato sconfitto dall’oligarca e presidente uscente della Repubblica di Calmucchia, Kirsan Ilyumzhinov, che è stato riconfermato al vertice della Federazione internazionale degli scacchi (Fide) che guida da 15 anni. Con i 95 voti ottenuti ieri al congresso internazionale di Khanty Mansiysk, in Siberia, il milionario calmucco ha vinto con un distacco netto sull’avversario che, candidandosi contro il protégé del Cremlino, aveva voluto anche lanciare indirettamente una sfida al governo di Mosca.

Nonostante il sostegno della Germania e di altri Paesi occidentali, come Francia e Gran Bretagna (l’Italia si è astenuta), il 59enne Karpov ha ottenuto l’appoggio di solo 55 membri della Fide su 156. Eppure la candidatura dell’ex bandiera del regime comunista aveva animato le speranze di rinnovamento della Federazione di molti scacchisti. Sorprendentemente, tra i suoi più strenui sostenitori figurava anche il suo storico avversario, genio ribelle durante l’Urss, Gary Kasparov che gli tolse il titolo mondiale nel 1985 e che, dopo aver abbandonato gli scacchi, si è dato alla politica unendosi alle fila dell’opposizione.

Durante una campagna elettorale disseminata di ricorsi e parole al vetriolo, i sostenitori di Karpov avevano tacciato il leader della Fide di corruzione e di aver causato la perdita di prestigio degli scacchi, ridicolizzando la disciplina con i suoi racconti su presunti incontri avuti con gli alieni. Dal suo canto, Ilyumzhinov aveva replicato sventolando i suoi risultati: dalla costruzione nella Calmucchia della “Chess City” per ospitare le Olimpiadi degli scacchi alla donazione alla Fide di 50 milioni di dollari. Il protetto di Mosca, inoltre, si è vantato di aver allargato i confini geografici del mondo scacchistico, organizzando tornei in Perù e Libia, lontano dalle grandi capitali europee.

Per mantenere in sella il suo candidato, il Cremlino era riuscito a far annullare la decisione di candidare Karpov votata dalla Federazione russa degli scacchi. E, arrivate le elezioni, a niente sono servite le critiche di opacità del sistema di voto tramite delega in seno al congresso. Sulle frequenze della Radio Eco di Mosca, Kasparov ha denunciato “irregolarità” nelle votazioni, avvenute in “un’atmosfera di costante minaccia sui delegati”. “Alcuni delegati africani — ha accusato il dissidente — sono stati rimandati a casa dopo che erano state prese le loro procure”.

Ora l’inamovibile Ilyumzhinov ha promesso di ridare lustro agli scacchi. Missione difficile in mancanza di sponsor consistenti e dei miti di un tempo, come Bobby Fisher e Boris Spassky, Karpov e Kasparov. Ma proprio in questa chiave, forse, va letta l’offerta del vincitore a Karpov di sedere sulla poltrona di vicepresidente della Fide. Se accetterà, è mossa che il mito scacchistico dell’Urss ancora non ha rivelato.

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